“Il serial killer di Helsinki” di Elina Backman: quel silenzioso canneto
“Al centro di tutto c’è il silenzioso canneto, un terreno vuoto, antico fondo del mare. Una terra di nessuno.” ‒ “Il serial killer di Helsinki”
È proprio in questo posto, a Lammassaari detta “l’isola della pecora”, che inizia il nostro thriller.
Viene trovato un ragazzo morto, avvelenato e, subito dopo, un suo compagno, scompare nel nulla. Entrambi, assieme a un terzo, stavano girando un documentario su un uomo che ormai vive là, ritirato: “Un vagabondo con l’anima da sciamano e un curriculum da regista di successo”.
Nei capitoli preceduti dal loro nome, oppure dalla data temporale che va avanti e indietro in questa complicata vicenda, troviamo i vari protagonisti: Jan, investigatore della polizia criminale: “L’inspiegabile modo di procedere del suo cervello si attiva anche senza che faccia nulla consapevolmente”.
Tra parentesi: se siete appassionati come me dei vari film su Hannibal Lecter, questa frase che riguarda l’investigatore, forse come accade a me, vi ricorda Will Graham… ma questa è un’altra storia!
Jan ha iniziato una relazione con Saana, la quale, conoscendo il fratello del secondo ragazzo scomparso, decide di creare un podcast per aiutare nelle ricerche: “Le piante le ricordano se stessa all’inizio dell’estate: uno stelo appassito, con la mente come un batuffolo secco. Soltanto adesso che si sente meglio percepisce la leggerezza…”
C’è Heidi, investigatrice, collega di Jan, lesbica: “Dal terrore che il nuovo caso la trascini completamente, la mangi dall’interno finché di lei rimarrà solo una carcassa vuota”.
Fra le indagini svolte in questo posto che non è di fantasia, come l’autrice ci dice alla fine, raccontato in modo così intenso che pare di sentire il frusciare delle canne e i passi sulle passerelle di legno, troviamo brani che riguardano Kaj, uno psicoterapeuta che incontra la sua paziente che racconta e non racconta di sé.
Chi è questa persona? Perché la troviamo all’interno del romanzo?
Non lo comprendiamo subito, ma l’autrice Elina Backman, alla fine, saprà dare un senso a tutte le tessere che ha disposto di fronte a sé.
Il thriller Il serial killer di Helsinki è indubbiamente ben congegnato e prosegue accompagnandoci tra le sue atmosfere e le varie scoperte investigative, come la sparizione, precedente a queste due, di un altro ragazzo.
Quello che ho amato sono le frasi che, d’improvviso, fioriscono tra le righe, poetiche, che per un momento si discostano dalla tragicità del momento: “I concerti degli uccelli di inizio estate sono finiti. Tra poco comincerà il blues delle migrazioni…”
Ma non solo quelle riguardanti la natura, come altre già riportate qua sopra, potete vedere quanto sia delicata la penna della Backman. Vediamo ad esempio parlando degli investigatori: “La luce è esattamente l’opposto di ciò con cui trascorrono il loro tempo”.
Un romanzo che dona tempo: il tempo per la ricerca della verità, della soluzione del caso. Il tempo per vedere il luogo descritto con maestria. Il tempo per interessarci dei rapporti umani descritti che s’intrecciano all’interno delle pagine.
Non sono completamente d’accordo sul colpevole chiamato serial killer perché, secondo me, non lo è nel vero senso del termine; ma è davvero poca cosa rispetto a quanto ha saputo offrirmi la scrittrice.
©2023 Newton Compton Editori
ISBN 978-88-227-6854-4
Pag. 346
€ 9,90
Written by Miriam Ballerini