“La meccanica degli spiriti” di A. J. West: le doti mistiche di Kathleen Goligher

Tra il 1914 e il 1920 William Jackson Crawford studiò l’attività paranormale di Kathleen Goligher. La medium era nata a Belfast nel 1898; pare che la famiglia, di modesta estrazione sociale, già praticasse lo spiritismo.

La meccanica degli spiriti di A. J. West
La meccanica degli spiriti di A. J. West

È grazie a Kathleen che il Circolo Goligher ascese a fenomeno di fama mondiale. Si diceva che le doti mistiche della ragazza fossero più potenti di quelle degli altri membri. L’attività di medium era fonte di guadagno; garantiva anche un certo potere sociale. Essa era svolta quasi sempre da donne; per gli uomini accostarsi all’occulto era disonorevole.

Kathleen ha lavorato sotto costrizione della famiglia? Ha finito con il credere lei stessa nel paranormale? Si è trovata prigioniera del proprio inganno? Ha scelto deliberatamente la strada del raggiro? Non avremo mai una risposta. La meccanica degli spiriti (Neri Pozza, 2023, pp. 363, trad. di Irene Abigail Piccinini) di A. J. West restituisce colore a un grande mistero paranormale moderno. Una vicenda relegata a parentesi nell’epoca edoardiana; spettri ben più minacciosi insidiavano quegli anni.

Belfast, 1914. Il Titanic, forgiato nei cantieri navali della città, è affondato ormai da due anni, e la morte che ha portato con sé ha alimentato una passione bruciante per occultismo e spiritismo. William Jackson Crawford, ingegnere e professore all’Istituto tecnico municipale, è pieno di speranze nel futuro, finché sulla sua tranquilla vita familiare piomba, inaspettata, la tragedia. La scomparsa dell’unico figlio maschio spinge prima la moglie poi William stesso nelle spire del circolo della giovane medium Kathleen Goligher.

Da uomo di scienza, William non può mettere da parte scetticismo e razionalità, ma neppure negare ciò che vede e sente. Quello che non può sapere è che, nonostante i suoi sforzi per ricondurre tutto ai princìpi della meccanica, niente è davvero come appare, attorno a quel tavolo. E così è lui stesso a marciare a grandi passi verso quello che potrebbe essere un inevitabile epilogo. O forse solo un ultimo esperimento.

Nella casa di Park Avenue la famiglia Crawford conduce una vita dimessa. Le giornate di Elizabeth sono lunghe, faticose; tre figli da crescere, le faccende domestiche da sbrigare, i conti che non quadrano mai. E un marito ruvido, a volte duro; poco incline alla tenerezza, ma comunque un brav’uomo. Come se non bastasse, la cameriera ha lasciato il lavoro, senza preavviso; un peso ancora più gravoso curva le spalle di Elizabeth.

La donna è tra gli sventurati che hanno perso un familiare nella tragedia del Titanic; il fratello Arthur, imprigionato nei ponti inferiori. William ne aveva denunciato i reati con un telegramma, subito dopo la partenza; a bordo era scattato l’arresto. Arthur. Un malvivente, secondo il cognato; un eroe che si è sacrificato per salvare altri, secondo la sorella. Elizabeth è accesa di fervore religioso; frequenta con assiduità gli incontri in chiesa.

William trascorre le sere chino sulla scrivania; sta per terminare la stesura del nuovo libro. Questa pubblicazione potrebbe portare una boccata di ossigeno alle sue magre finanze; e una promozione e lustro. Il grigio professore potrebbe sedere al tavolo d’onore nel galà annuale. La famiglia è riunita intorno al desco; quella sera la cena è ricca. William avverte un’aria di attesa febbrile; nota imbarazzati sguardi d’intesa.

Un rumore dietro la tenda. Chi c’è? L’uomo si affaccia al salotto; è buio, solo il debole bagliore del fuoco nel camino. Chi c’è? Gli occhi si abituano all’oscurità; è allora che le vede. Due gambe spuntano dalla poltrona; e un gorgoglio. È Arthur? Il freddo avvolge William, il cuore vacilla; gli sembra di vederlo. Un impeto di coraggio. La luce di un fiammifero scioglie il gelo; la cosa è una donna. È Rose. William non trattiene il disappunto; e nemmeno la repulsione. Quella misera creatura ha il viso deforme, una mole imponente e massiccia; non parla.

Dovrebbe essere lei la nuova cameriera? Muta, analfabeta e senza nessuna referenza; una vergogna per i Crawford. Ma William cede all’insistenza della figlia; Rose può restare per una settimana di prova. Elizabeth ha innalzato un altare ad Arthur; egli ha invocato William, mentre le acque lo inghiottivano. La sorella lo sa; e sa che è morto al buio, sotto un cielo senza stelle: glielo ha detto lui. Quelle parole, dapprima ignorate, affiorano nella mente di Crawford; cosa voleva dire sua moglie? Un impulso lo spinge nella stanza del sottotetto; William scruta, fruga nello scrittoio. Sul fondo del cassetto è nascosta una lettera; l’autrice è Hazel, la ex cameriera. In una grafia incerta, la donna esprime una ferma condanna. Si rivolge a Elizabeth; le chiede perdono. Non può più restare; non dopo quello che ha visto. Il suo timor di Dio le impone di scappare.

La meccanica degli spiriti di A J West - Photo by Tiziana Topa
La meccanica degli spiriti di A J West – Photo by Tiziana Topa

Le parole di Hazel sono macigni sulla testa di William. Elizabeth è forse un’adultera? Il resto della lettera non sembra lasciare dubbi. William ingoia il boccone amaro; si finge lo stesso marito, lo stesso padre di sempre. Ma osserva; studia. Vuole scoprire quale segreto serba la moglie; perché un segreto esiste. L’occasione si presenta qualche sera dopo; è previsto un incontro in chiesa. Elizabeth si chiude la porta alle spalle; alcune raccomandazioni a Rose e anche William esce di casa. Eccola Elizabeth, in fondo al viale; nel freddo della notte, il marito ne percorre i passi, fino a Ormeau Road. Davanti a un negozio di ferramenta la attende un uomo; ha un vistoso tatuaggio sul braccio. La accompagna oltre il tendone; la mano aperta sulla schiena di lei. Non rabbia ma disgusto; da uomo rispettabile, William si impone freddezza. Comincia a piovere; roso da pensieri infelici, egli fa per tornare a casa, quando accade qualcosa. Alla finestra della soffitta è affacciata una ragazza; il viso a forma di mandorla, i capelli neri e un paio di occhiali dalla montatura metallica. Lo sta guardando. Una febbre violenta lo costringe a letto per una settimana.

L’ottavo giorno ha ripreso le forze; il suo amor proprio è ferito. Per ripicca si barrica in camera; è sordo al richiamo del figlio malato. Robert vuole il suo papà; ma il papà non sente ragioni. Il tredicesimo giorno lo svegliano urla strazianti; si trascina fino alla porta. Le ragazze si abbracciano tra le lacrime; il dottore esprime dispiacere. William si precipita nella cameretta; sotto le lenzuola non vede il suo bambino. C’è solo un mucchio di ossicini. Padre e figlio si guardano negli occhi; una carezza, un bacio. Le ultime parole del piccolo soffiate insieme alla Vita.

Nella soffitta di Ormeau Road una voce femminile chiama Robert. William ha di nuovo seguito la moglie; ma questa volta si spinge oltre. La luce rossa di una lanterna crea riflessi di ambra; in quella caligine egli distingue Elizabeth. È seduta a un tavolino; stringe la mano di una donna anziana. Dal buio emerge una figura; ha la testa coperta da un lungo velo nero. Lentamente solleva due dita pallide, si scosta il manto; sorride. È la ragazza della finestra.

William Jackson Crawford finalmente è arrivato; lo aspettavano da tempo. Dunque è questo il segreto? Quella moglie dai saldi princìpi morali non ha tradito lui; ha tradito Dio stesso. Parla con i morti; ora vuole parlare con Robert. William deve sedersi al tavolino; Elizabeth gli stringe la sinistra, la vecchia gli afferra la destra con la mano ossuta. Poi una voce chiama il suo papà; trema, William, un tuffo al cuore. Poi dei colpi; poi di nuovo la voce. Robert è solo, impaurito; supplica il padre di aiutarlo. William prova fastidio, ma non può negare di aver sentito. E non può negare che quella è la voce del figlio. Basta; non un attimo di più. L’uomo rompe il cerchio, balza in piedi; strappa il velo dalla testa della medium. Sotto non vi trova una strega esultante; c’è solo una ragazza stremata: Kathleen Goligher.

Nell’ambiente accademico è viva la lezione di Darwin; prevedibile lo scetticismo dei colleghi. William è uno di loro; è come loro. I dettagli della seduta erano ordinari; eppure quella esperienza lo ha impressionato. Torna in te, professore. Sì, quella famiglia di ciarlatani va smascherata; solo così Robert potrà riposare in pace. Un’altra seduta; la finestra viene oscurata, accesa la lampada rossa. Una preghiera all’unisono; le mani si stringono in cerchio. Kathleen si cala il velo; saluta gli amici. Il circolo sussulta. La voce di Robert torna a supplicare il padre; poi un canto di donna riempie la stanza. Parla del cavaliere degli elfi; una melodia che affiora da un lontano passato. William la ricorda bene; come può dimenticarla? Dopo lo sgomento la collera; è sempre più sicuro che i Goligher siano impostori. Kathleen gli chiede un appuntamento; si incontrano nel giardino botanico. La medium ha bisogno di risposte; ha bisogno che il professore la aiuti a capire. È pazza? È tutto un inganno, come sostiene lui? La ragazza non vuole convincere William dei propri poteri; vuole che sia William a convincere lei. Vuole la verità su sé stessa; perché non sa chi sia. Mr Robinson, proprietario dei grandi magazzini, è appassionato di occultismo; conosce il circolo Goligher. Egli intende finanziare gli studi su Kathleen; il professore vuole accettare l’incarico? La voragine finanziaria sta per inghiottire i Crawford; il libro non ha venduto bene. Come rifiutare la generosa offerta di Robinson?

William Jackson Crawford diventa l’ingegnere degli spiriti. Una mattina di fine ottobre una automobile si ferma sotto casa Goligher; inizia il ciclo di studi, esperimenti e verifiche. La medium e i presenti vengono imbavagliati, legati alla sedia; la stanza setacciata e sigillata. La voce di Robert e la melodia si presentano a ogni seduta. La prova del fonografo dà un esito sconvolgente; William ormai sa che oltre il velo qualcuno esiste. E vuole rivelarlo all’umanità.

“In tutto l’universo esiste un’unica cosa mirabile quanto la vita. È l’aldilà. Per millenni, le generazioni hanno guardato le stelle, sperando di vedere un firmamento scintillante di anime. […] Non sapevano che i loro cari erano molto probabilmente proprio lì, di fianco a loro, a fissare quelle stesse stelle. […] Siamo tutti, a tutte le ore, tutti i giorni, a contatto con i morti.” ‒ La meccanica degli spiriti

William scrive libri e prosegue gli studi. La sua fama attira l’attenzione di Sir Arthur Conan Doyle. Londra attende l’ingegnere degli spiriti. Arranca tra la neve, accompagnato da Rose; arriva alla Queen’s Hall. Il palcoscenico quella sera è suo. Il pubblico segue con vivo interesse la sua esposizione, come sempre; poi, per la prima volta, Crawford viene contestato. Amareggiato, è sul punto di annullare il tour. Qualcuno ha chiesto di lui; non vorrà mica deluderlo?

Nevica ancora; l’automobile lo lascia nei pressi di un club per gentiluomini. Un valletto lo introduce in una piccola stanza; il fuoco arde allegro sotto rami di agrifoglio. Una testa fa capolino dallo schienale della poltrona; una voce gioviale saluta l’arrivo dell’ingegnere degli spiriti.

Sir Arthur Conan Doyle è un fiume in piena; la sua corpulenta persona emana una gioia incontenibile. Poi, con orgoglio, si rivolge a un uomo rimasto in silenzio; lo chiama per nome. William stenta a credere alle proprie orecchie; ha davanti a sé Harry Houdini. Questi ha studiato i medium per anni; è un negazionista del paranormale.

A. J. West citazioni
A. J. West citazioni

Nel duello verbale con Crawford, Houdini sembra sempre avere la meglio. Ne controbatte ogni argomentazione, decostruisce ogni fenomeno; tutto è illusione, tutto è inganno. L’incontro con Houdini segna il punto di svolta e di non ritorno; William sente ancora più forte la propria missione. Deve dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio l’autenticità delle manifestazioni spiritiche; perché tutti credano che la morte è soltanto l’inizio.

Dove lo porterà il suo studio forsennato?

La meccanica degli spiriti è un romanzo dalla doppia anima. È la storia di Crawford, il professore e ingegnere; uomo di Scienza, di intelletto e raziocinio. Per quest’uomo il Reale è riconducibile a formule; leggi, meccanismi e numeri regolano l’Universo. E tutto può essere spiegato. È la storia di William; di un uomo perseguitato dai fantasmi. Perché i fantasmi non sono solo entità oltre il velo; sono i nostri incubi ricorrenti. Tormentano il sonno, alitano sulla veglia; soffiano alle orecchie, gridano, fanno gridare con loro. Voci ormai spente, braccia che non stringono più; lacrime che bruciano e ferite che sanguinano. Ancora. Ma non lo sappiamo; perché ci abitano nel profondo.

Nella sua indagine sull’oltre, William arriva a una inattesa epifania di sé; di quel sé che non sapeva di essere. In seno al Positivismo imperante, Crawford è una vox clamantis in deserto. È un pazzo? Ma egli libera quella voce soffocata dai più; il seme nascosto in ogni essere umano. L’uomo non è un animal? Ha in sé lo Spirito che soffia Vita; volo dal presente finito verso un infinito presente. A.J. West ne La meccanica degli spiriti non immagina una risposta al caso Goligher; Kathleen è, resta un mistero insondabile. Come l’oltre.

 

Written by Tiziana Topa

 

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