“Lezioni di italiano” di Giuseppe Patota: la mano che sfoglia, la memoria che ricorda

Lezioni di italiano” saggio edito dalla casa editrice Il Mulino nel 2022 e scritto da Giuseppe Patota, ordinario di Linguistica italiana presso l’Università di Siena, dovrebbe essere assegnato in lettura a tutti i professori di lettere come corso di formazione e aggiornamento.

Lezioni di italiano di Giuseppe Patota
Lezioni di italiano di Giuseppe Patota

Esso è diviso in due parti: la prima è dedicata all’approfondimento letterario di cinque giganti della letteratura italiana: Dante, Machiavelli, Galilei, Leopardi e Manzoni; la seconda all’approfondimento degli aspetti operativi della lingua, come l’uso del dizionario, la grammatica, l’impiego dei connettivi, la padronanza nella punteggiatura, l’elaborazione di un testo argomentativo.

Ogni capitolo è corredato da ampia bibliografia specialistica rispetto al tema trattato.

Il libro è aperto da una breve presentazione dell’autore che dichiara di essersi ispirato a un video presente su Youtube in cui alla canzone La nostra lingua (parole di Gaio Chiocchio e musica di Riccardo Cocciante) si accompagnano immagini (cinematografiche ed artistiche) con l’intento di riassumere il meglio dell’Italia. Il documento audiovisivo è reperibile QUI.

Il meglio dell’Italia, per un docente universitario di italianistica, quale è Patota, è espresso dalla lingua di Dante, dalla Mandragola di Machiavelli, dalla trattatistica scientifica galileiana, dalla lirica leopardiana, dal tortuoso processo redazionale dei Promessi Sposi.

Tutta questa bellezza, inoltre, non è solo bella, ma anche utile: e così, ad esempio, leggendo Dante è possibile ritrovarvi un lessico ancora oggi sostanzialmente presente nel nostro italiano; analogamente, la scelta di Galilei di usare l’italiano per i suoi trattati scientifici risulta rivoluzionaria: “La rivoluzione comunicativa di Galileo, prima ancora che linguistica, fu sociolinguistica, e consistette nell’individuare un nuovo pubblico a cui destinare le opere di scienza un pubblico costituito […] da tecnici esperti dei singoli settori e soprattutto dei rappresentanti del ceto colto del tempo. Per questo nuovo pubblico Galileo adottò un italiano in armonia con l’uso toscano sul piano delle forme, complesso ma chiaro e ordinato sul piano della sintassi, preciso e contemporaneamente trasparente sul piano del lessico, vivacissimo nella fraseologia, mirabilmente coeso sul piano dell’organizzazione testuale; un italiano che perseguiva l’eleganza senza rinunciare alla chiarezza”.

Lo stesso Galileo, ci ricorda Patota, scrisse nelle Considerazioni al Tasso: “parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi”.

Le due parti del libro, quella più teorica e quella più operativa si intrecciano perché, ad esempio, il capitolo su Leopardi diventa per il saggista un’occasione per parlare della parafrasi. Mi ritrovo perfettamente nelle sue parole. Innanzitutto la parafrasi non va demonizzata: anzi, essa è fondamentale ai fini della comprensione di un testo poetico.

A quanti pontificano sostenendo che con la parafrasi i ragazzi si annoiano, ricordo che la scuola deve innanzitutto istruire: ovviamente si può proporre l’attività in modo ludico, sfidando i discenti, con il loro intuito, a cercare di capire il senso di un verso; inoltre, e anche questo lo trovo fondamentale, bisogna portare i ragazzi a redigere la parafrasi da soli: non è l’insegnante che deve dettarla, né essi devono subito andare a vedere le note del libro di testo.

Gli alunni devono, in prima battuta, ragionare con la loro testa e usare come supporto un buon dizionario, sia cartaceo, che online. Secondo me l’uso del cartaceo è meglio perché con esso si correlano l’attività della mano che sfoglia a quella della memoria che ricorda l’ordine delle lettere dell’alfabeto.

Sono contenta di tale riscontro in quanto io stessa, quando faccio eseguire la parafrasi in classe, dico sempre che uno dei suoi obiettivi è, oltre alla corretta comprensione del testo, anche l’arricchimento del lessico attraverso il ricorso a sinonimi, espressioni alternative e perifrasi mediante cui “tradurre” in prosa il testo in versi: questo arricchimento è possibile solo consultando un buon dizionario.

In effetti Patota riprende il tema del vocabolario nel primo capitolo della seconda parte fornendo istruzioni per l’uso di tale strumento con dovizia di esempi; nella seconda parte, tra le varie trattazioni sopra richiamate, spicca quello del testo argomentativo, che costituisce una delle possibili tracce della maturità. Anche in questo caso Patota, dopo aver fornito alcune sue considerazioni critiche sul testo argomentativo che si propone a scuola, suggerisce alcune proposte operative, richiamando in ultima analisi le competenze che gli alunni dovrebbero acquisire attraverso l’esercizio dell’argomentazione: “il saper argomentare correttamente è un traguardo che investe anche, come ho già accennato, le competenze relative alla cittadinanza: comporta la capacità di criticare e di esporsi alla critica in forma socialmente e civilmente corretta; significa concepire la critica come qualcosa di costruttivo, non di offensivo o punitivo; significa, infine, comprendere che si discute non per vincere, ma per convincere la persona o le persone con cui si discute. Da questo punto di vista, l’educazione all’argomentazione è parente stretta dell’educazione al dibattito regolamentato”.

In tutto questo la scrittura argomentativa implica il possesso di conoscenze e competenze grammaticali pregresse, come quelle concernenti l’uso dei connettivi e della punteggiatura, che l’autore ha trattato in capitoli precedenti.

Giuseppe Patota
Giuseppe Patota

Per concludere, il saggio “Lezioni di italiano” che ho raccontato in queste righe, costituisce un valido supporto all’insegnante di lettere e, indirettamente, ai suoi studenti: esso, con la densità di richiami teorici e con il ricco apparato di esempi, ricapitola in modo sfidante e problematico i nuclei essenziali sottesi all’insegnamento e dell’apprendimento della disciplina “Lingua e letteratura italiana”.

Buona lettura, buono studio, e Ad maiora!

 

Written by Filomena Gagliardi

 

Bibliografia

Giuseppe Patota, Lezioni di italiano, Il Mulino, Bologna, 2022

 

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