“Matcha al veleno” di Stefania Viti: nessuno si salva da se stesso

Appena apriamo il libro “Matcha al veleno” di Stefania Viti scopriamo che vi è stata inserita la lista dei personaggi, come usavano fare i vecchi gialli.

Matcha al veleno di Stefania Viti
Matcha al veleno di Stefania Viti

Devo ammettere di aver consultato spesso l’elenco perché i personaggi sono tanti, alcuni anche muniti di soprannome; in pratica tutti descritti in toto, così che ho ben compreso che Nora Valli è la protagonista, ma gli altri sono più o meno alla pari sui blocchi di partenza.

Ambientato a Milano, è un giallo di quelli del tipo “camera chiusa dall’interno”. Infatti, durante una cerimonia del tè, dove tutti hanno bevuto dalla medesima tazza, solo una dei presenti muore avvelenata.

“Omicidio, sostantivo di otto lettere che reclamava un colpevole”.

Nora, giornalista di moda, con un gatto maschio chiamato Lola, comincia a occuparsi del delitto. Si avvicina a tutte le persone che erano presenti alla cerimonia, intervistandole per il proprio articolo che dovrebbe riguardare la cerimonia stessa; cercando di strappare loro qualche parola che la porti sulla strada giusta per la risoluzione del caso.

Lei stessa ha rischiato di morire, perché presente alla celebrazione del maestro Yamafuji.

Ogni personaggio ha la propria storia da raccontare e viene esaminato sotto la lente d’ingrandimento della giornalista che tutto vede, ma niente che alla fine sia utile all’indagine.

Nora bada al colore delle unghie, agli abiti, agli abbinamenti, ai mobili, perfino alle calorie dei cibi ingeriti!

Tutto ciò mi ha lasciato un poco basita e contrariata: mi rattrista un mondo dove c’è chi ti giudica e ti osserva solo per questi dettagli e dove passi questo messaggio.

“Era convinta che solo con mani curate si potessero scrivere cose accurate, anche le scarpe dovevano essere quelle giuste”.

Ad un tratto pure il commissario Malacarne, il vero addetto ai lavori, lo pensa: “Probabilmente si aspettava un commento pertinente alle indagini, e non la solita nota folcloristica culturale tipica di Nora”.

Dopo molte pagine un altro personaggio muore suicida, dopo essersi convinto di aver ucciso la vittima.

Ma il colpevole non è ancora lontanamente vicino dall’essere scovato.

La Viti è laureata in lingua e letteratura giapponese. Molte frasi dei dialoghi vengono scritte prima in giapponese e poi in italiano.

Le parti piacevoli sono quelle dove il lettore ha potuto apprendere qualcosa di una cultura diversa dalla nostra, come la cerimonia del tè.

Inoltre, dopo avere svelato il vero omicida e il mistero di come sia riuscito ad avvelenare solo la persona destinata e nessun altro, le ultime pagine sono quelle che più ho apprezzato, per delle frasi che avrei voluto essere più numerose, tanto da espandersi fra le pagine e portare così la loro saggezza in modo più ampio: “Restare vivi, dopo la morte di chi si ama, è come attraversare un deserto in cerca della prima oasi”.

Stefania Viti
Stefania Viti

Sono una lettrice che cerca più sostanza e meno apparenza, perciò perdonatemi se sarò sincera e vi dirò che, come giallo, avrebbe potuto essere migliore. Come libro di svago è accettabile; come libro informativo è apprezzabile. Tutto ciò che insegna qualche cosa che non conosciamo non è mai da sottovalutare.

 

© 2023 Sonzogno di Marsilio Editori
ISBN 978-88-454-1026-0
Pag. 254
€ 17,00

 

Written by Miriam Ballerini

 

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