Il concetto di fluidità sessuale: un dialogo con lo psicoterapeuta Emiliano Lambiase

“Il mondo non è diviso in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere. È fondamentale nella tassonomia che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo ad una profonda comprensione delle realtà del sesso” – Alfred Kinsey, “Il comportamento sessuale dell’uomo”, 1948

Lisa M. Diamond
Lisa M. Diamond

In una società liquida, in cui, per parafrasare il sociologo polacco Bauman, il cambiamento è l’unica cosa permanente e l’incertezza è l’unica certezza, anche la sessualità diventa fluida.

Il concetto di “fluidità sessuale”, coniato da Lisa M. Diamond, psicologa e docente presso l’Università dello Utah, autrice del libro Sexual Fluidity: Understanding Women’s Love and Desire, pubblicato nel 2008, è attualmente molto dibattuto anche in Italia.

C’è da chiedersi perché a un numero sempre crescente di persone cominci a stare stretta l’idea della propria classificazione all’interno di un rigido schema binario, in favore di un’identità sessuale più indefinita e di una maggiore flessibilità nell’orientamento sessuale.

Quel che appare certo, analizzando le numerose ricerche sull’argomento, è che l’interazione tra fattori biologici e culturali produca esiti differenti nell’incarnazione della femminilità e della virilità, andando a intaccare l’identità di genere, quel “biglietto da visita” con cui l’individuo si presenta al mondo, e da cui dipende l’accettazione o il rifiuto da parte del suo contesto sociale di appartenenza.

Come scrive Chiara Simonelli, docente di Psicologia dello Sviluppo Sessuale presso la Facoltà di Psicologia dell’Università “La Sapienza” di Roma: “Nelle nostre società occidentali, un’identità di genere maschile o femminile molto marcata finisce coll’essere rassicurante. Lo stesso accade per l’orientamento sessuale, in cui si sottintende e ci si augura l’esclusività dell’interesse della persona”.

L’omosessualità, al contrario, è ancora considerata da molti socialmente destabilizzante, in quanto in grado di minare un sistema convenzionalmente duale. Ma è opportuno innanzitutto comprendere la distinzione tra identità di genere e orientamento sessuale.

La prima riguarda il rapporto che si ha con sé stessi in merito al proprio sesso biologico: come lo si considera, lo si fa proprio, decidendo o meno di darsi un’etichetta per definirlo – spiega a Oubliette Magazine Emiliano Lambiase, psicologo clinico e psicoterapeuta, autore, insieme a Davide Dèttore, del libro “La fluidità sessuale”, edito da Alpes – L’orientamento sessuale, invece, riguarda il rapporto che si ha con gli altri, in merito alle persone per cui si prova interesse e un’attrazione affettivo-sessuale”.

L’identità di genere è dunque il modo in cui l’individuo esperisce il cosiddetto “ruolo di genere”, in larga parte frutto di consuetudini sociali apprese sin dalla più tenera età, a cui l’individuo si conforma o meno, a seconda della sua volontà di mostrare agli altri la propria maggiore o minore aderenza al copione che, al pari di un attore, è chiamato a recitare.

La fluidità sessuale
La fluidità sessuale

L’identità sessuale, tuttavia, secondo una classificazione classica, è la risultante di una molteplicità di fattori ulteriori (cromosomi, gonadi, ormoni, organi sessuali interni, genitali esterni, genere assegnato alla nascita, differenziazione sessuale del cervello), rappresentando dunque un perfetto connubio tra natura e cultura.

Le identità sessuali possono variare in funzione dei vissuti soggettivi, in relazione a come viene percepito il proprio corpo, dando luogo a uno spettro così ampio che di recente la Australian Human Rights Commission, in un documento intitolato «Protezione dalla discriminazione in base a orientamento sessuale e identità di sesso e/o di genere», distingue ben 23 generi.

Oltre alla biblica e ormai vetusta distinzione tra uomini e donne, per la Ahrc occorre aggiungere gli omosessuali, i bisessuali, i transgender, i trans, i transessuali, gli intersex, gli androgini, gli agender, i crossdresser, i drag king, i drag queen, i genderfluid, i genderqueer, gli intergender, i neutrois, i pansessuali, i pan gender, i third gender, i third sex, le sistergirl e i brotherboy. Se possono sembrare tanti, si pensi che durante il primo lockdown la BBC, rete pubblica del Regno Unito, ha trasmesso, nel canale didattico “Teach”, un documentario intitolato “Identity – Understanding Sexual and Gender Identities”, dove vengono individuate, in relazione ai bambini di età compresa tra i 9 e i 12 anni, più di 100 identità di genere.

C’è da chiedersi se anche l’orientamento sessuale sia prevalentemente determinato dalla natura o sia piuttosto un costrutto culturale.

Ci sono studi che hanno indagato possibili cause genetiche, epigenetiche, ambientali di tipo biologico (es. livelli di testosterone nel liquido amniotico) – chiarisce il dottor Lambiase senza riuscire a spiegare però il 100% della casualità in associazione con l’orientamento sessuale, lasciando aperta la porta a possibili influenze di elementi di tipo ambientale, ad esempio familiari/relazionali traumatiche o meno”.

L’orientamento sessuale non è quindi unico e identico per tutti, ma può essere vissuto in modi diversi, tanto che alcuni autori parlano di tante omosessualità; né è fisso e immutabile, potendo subire delle variazioni nel tempo. Superata da un pezzo è anche la dicotomia etero-omosessualità. Anche questa dimensione dell’orientamento sessuale si estende infatti lungo un continuum ben evidenziato dalla “Scala di Kinsey”, il pioniere degli studi sulla sessualità umana, che individua sette livelli che vanno da una tendenza esclusivamente eterosessuale a una unicamente omosessuale, ponendo al centro i bisessuali e nei restanti gradi le sfumature intermedie. Una classificazione soppiantata da più moderne scale che considerano separatamente le due dimensioni etero e omosessualità, prendendo in considerazione differenti fattori come la sfera affettiva e quella sessuale.

L’evidenza di una tale molteplice varianza apre il campo al concetto di fluidità sessuale, ossia la possibilità di una reattività sessuale flessibile a seconda delle situazioni. Con l’avvertenza che non si sceglie di cambiare orientamento sessuale, ma è un evento che nella vita può capitare in modo inaspettato, forte e irrefrenabile.

Secondo la Diamond, che ha analizzato un campione prettamente femminile, forse la più importante caratteristica della natura sessuale umana, che è probabilmente condivisa sia dagli uomini che dalle donne, è proprio la fluidità, al fine di allargare le opportunità individuali di gioia e di piacere nel corso della vita.

Ciò non implica però che chiunque sia bisessuale, ma semplicemente che l’orientamento sessuale non prevede una rigidità nelle scelte e nei desideri che un individuo può sperimentare.

Emiliano Lambiase
Emiliano Lambiase

Quello che avviene è che in alcune circostanze – aggiunge lo psicologo Lambiase è che ci possono essere delle oscillazioni attorno all’orientamento sessuale di base, che possono dare origine a variazioni comportamentali anche rilevanti, in conseguenza delle quali ci possono essere dei cambiamenti o delle confusioni riguardo l’identità sessuale. Per esempio può accadere che dopo la fine di un rapporto sentimentale eterosessuale particolarmente pesante, alcune donne trovino consolazione e una maggiore gratificazione in un legame più o meno duraturo di tipo lesbico, per ritornare successivamente al proprio orientamento sessuale originario”.

Nella nostra epoca dell’immagine, la fluidità sessuale è favorita da tendenze estetiche che vanno sempre più in direzione androgina, e che vedono soprattutto l’uomo impegnato a mettersi nei panni delle donne, in un senso più letterale che figurato.

Una trasformazione esteriore che potrà portare in futuro a una mutazione morfologica, tanto che si parla già di ridotta androgenizzazione del maschio moderno. Un’invidia cunnis (mi si perdoni il neologismo) che si spera potrà contribuire all’abbattimento degli stereotipi di genere, se non a far felici le donne attratte dal maschio alfa.

Certo, l’estetica ha un ruolo importante per aiutare le persone a rendersi conto che possono essere diverse da come sono – avverte Lambiase che possono uscire dagli schemi, sperimentarsi, e fare scelte diverse da quelle stereotipate e vissute come normali solo perché apprese e ripetute nel tempo. In questo senso l’estetica può aiutare a far capire che, al di là degli stereotipi c’è altro, ci sono altre persone e, per chi lo desidera, ci sono anche spazi di sperimentazione personale”. Un’estetica in grado di ripristinare un equilibrio dinamico, mutevole, costantemente in divenire, tra il proprio modo di essere e quello altrui basato sulla totale accettazione.

Poi magari si può anche rimanere come si è – conclude lo studioso Lambiase – ma un conto è sceglierlo consapevolmente accettando chi vive diversamente, e un altro paio di maniche è ripetere degli schemi, gli stereotipi appunto, in modo automatico e inconsapevole, giudicando chi fa diversamente. L’arte e l’estetica possono aiutare in questo percorso di consapevolezza e sperimentazione”.

L’accettazione, dunque, come chiave di volta per la costruzione di una società più inclusiva che vivrà, di conseguenza, le variazioni dell’orientamento sessuale come un aspetto del normale divenire che vede l’uomo diverso in ogni istante nelle sue caratteristiche fisiche, psichiche e di personalità. Perché la vita stessa è un continuo processo di mutamento e un terreno di sperimentazione e di conoscenza del mondo esterno e di se stessi.

Concedersi la libertà di scelta, riguardo al proprio desiderio sessuale, permette di maturare e assomigliare il più possibile al sé ideale, piuttosto che aderire passivamente a un modello imposto. In questo processo di ricerca e maturazione, chi rimane rigido nelle proprie posizioni è destinato a non evolversi, rappresentando nient’altro che il simulacro di sé stesso.

 

Written by Maggie S. Lorelli

 

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