“Oltremondo – Le Regole del Buio” di Marta Leandra Mandelli: il Fato che ci conduce Altrove

“Solo un attimo, e ogni cosa ha perso significato, perfino l’ordine naturale della Vita.”

“L’Immobilità che si è abbattuta su Miramar sta dilagando, e può varcare i confini di Oltremondo.”

Oltremondo – Le Regole del Buio di Marta Leandra Mandelli
Oltremondo – Le Regole del Buio di Marta Leandra Mandelli

Due frasi che illuminano e insieme oscurano l’inizio del I capitolo del terzo romanzo Oltremondo – Le Regole del Buio della trilogia scritta da Marta Leandra Martelli edito da Edizioni A.CAR.

Arjiuna, il dio guerriero aggiunge un insegnamento non esageratamente ottimista: “Agire porta alla rovina, non agire porta alla rovina.”

La discontinuità della materia, da cui deriva l’illusorietà del Tempo, determina ogni sorta d’avvenimento. Le interazioni gravitazionali ed elettromagnetiche, opponendosi tra loro, favoriscono il fiorire di nuove e fortunate diadi.

Il secondo romanzo “Oltremondo – L’orizzonte delle dimensioni” era terminato col rapimento della Prescelta, perpetrato dal baldanders di Selwyn, il Gemello antagonista. E ora, in un Altrove forse irraggiungibile, oltre il Portale, lei è prigioniera dell’odiato Uguale, mentre i suoi compagni sembrano bloccati da una misteriosa Immobilità.

La narrazione è sempre al presente e sta accadendo nell’istante in cui si legge. Siobhan, ovunque ella sia, è l’io narrante; gli altri, quando Siobhan non li vede, appaiono come attori che recitano una parte fissata dall’eternità da un misterioso Essere che, non apparendo, descrive in terza persona le loro azioni e i loro pensieri, mentre si formano o fatalmente si annullano.

Adrian, superando l’impasse dell’Immobilità, attraversa il Portale e acquisisce la consapevolezza che i mondi sono divisi in seguito a un fine che va oltre quelli che si possono concepire, che “ci riunisce nel momento del bisogno, ma ci divide in nome di un bisogno più grande.” E intanto “la vita va avanti: spazza via il passato senza rimpianti, sotto la spinta delle nuove generazioni. Cenere alla cenere…

È l’oblio che si teme, più della morte stessa.

Siobhan, prigioniera di un consanguineo a cui nulla più interessa di lei, se non Colui che custodisce in grembo, ha la consapevolezza che “il nostro legame è spezzato per sempre e niente potrà ricucirlo.”

Rowan indaga nelle menti dei presenti e scopre che nessuno fra loro è il traditore che è venuto a patti con Selwyn. Qualcuno suggerisce che potrebbe esserlo chi è ora assente: forse Albert, il Mentore. Chissà?!

In quell’Altrove, Selwyn è sempre più sofferente, forse morente, a causa della ferita ricevuta da Adrian, mentre Siobhan sta per partorire quel figlio che pare ormai l’unica ragione di vita del Gemello.

A chi è nell’Oltremondo non rimane altro che affidarsi alla fortuna, salpando su una arcana feluca in un viaggio attraverso l’oceano più allucinante che si possa immaginare, aiutati nell’impresa da animali terrificanti, tra i quali una manta gigante, un’immane balena e dei branchi di migliaia di pesci abissali “che brulicano sotto lo scafo e sospingono la feluca verso la meta”, qualunque essa sia. Sarà poi un provvido kraken, un calamaro enorme, a trascinare la feluca nell’ultimo tratto. Quando la brigata di eroi si sveglia, “Rowan recupera il cannocchiale e lo punta verso la prua. ‘Terra’”.

Non importa che essi siano coscienti delle modalità del viaggio, quanto del suo significato: giungere in quell’Altrove dove è prigioniera Siobhan, e liberarla: “la feluca non produce nemmeno un tenue scricchiolio, non ama chiacchierare, e gli eredi si adeguano a questa regola del silenzio.” Eredi di che cosa, se non delle sorti dell’umanità?

Essi non devono pensare nemmeno alle cose materiali, come il cibarsi, perché “l’oceano rifocilla gli eredi”. Il loro unico compito è di essere se stessi. E di avere fiducia in chi li sta guidando. Anche il dio Arjiuna “per qualche istante si sente spaesato”. Ma egli è “lucido, con la calma concentrazione che lo pervade sempre prima della battaglia.”

Questo sa, che dovrà combattere. Egli pensa a cosa sarebbe successo se Siobhan avesse amato lui, e non Adrian. Ma è consapevole che “non sarebbe mai successo, perché per uno strano disegno tutto stava seguendo il suo corso.” E ora lui è su quella feluca perché dovrà liberare Siobhan, non per amore o per altri motivi non legati al destino.

La feluca scorre dolcemente nella loro direzione, un agnellino che va incontro al lupo con disarmante docilità.” Anche il loro sonno è regolato dall’Oceano, che li ha svegliati uno alla volta, “ha parlato uno a uno e ha ottenuto le risposte che anelava, e che consentono ai protagonisti di giungere in vista della destinazione.Tutto è sotto lo stretto controllo da parte di Qualcuno.

Questo mitico viaggio illustra molto bene il motivo per cui questo genere di romanzi è definito fantasy: tratta di situazioni e avvenimenti che non esistono in alcun modo nella realtà e che obbligano l’autore a una dolorosa violenza su se stesso, al fine di creare quel che non è mai esistito, né esisterà, se non nella sua fantasia, per cui deve estrarre dalla propria Anima un’ininterrotta serie di logiche magiche, ma non meno consistenti di quelle che reggono la cosiddetta realtà.

Il mondo creato da Marta Leandra Mandelli obbedisce a regole ferree, che sono in vigore in quel Mondo, che è oltre il nostro quotidiano, a cui possiamo accedere soltanto leggendo e tentando di convivere per qualche giorno con chi vi abita, non per scelta sua, ma per necessità.

Io sono curioso di capire da dove provenga la ragione cosmica che guida questa fragilissima imbarcazione, che ospita dei combattenti valorosi e destinati a un’aspra battaglia in difesa della loro Prescelta.

Quel che conta è per ora il viaggio, che deve continuare fino all’ultimo, perché è al suo termine che sarà finalmente compiuto il fato dei personaggi, della loro autrice e dell’attento lettore.

Fato deriva da fari – dire, quel che è stato pronunciato all’alba dei tempi.

Destino viene da farstare, l’esito finale di un avvenimento che è lì, immoto, che ti aspetta, inesorabile. Tu puoi scegliere come arrivarci, ma non contrastare la sua attrazione.

Partire deriva da pars. Mi sono sempre chiesto se partorire non significhi, in fondo, dividere in parti il proprio corpo, portandolo al di là di te.

Di fatto, ognuno dei protagonisti è partito per un viaggio con lo scopo di staccarsi o ricongiungersi ad altre parti di sé.

Scrivere è partorire, al termine di una gravidanza non sempre serena, che sfocia in un lungo travaglio e in un evento forse lieto, ma sempre doloroso.

L’autrice ha deciso che il nascituro sarà un maschio, e che si chiamerà Oliver, e che, appena separato dalla mamma, verrà prelevato da Selwyn che, resosi decrepito all’improvviso, riuscirà ad accelerare in maniera assurda, con la sua magia, la crescita del pargolo e a trasferire la propria anima in lui, abbandonando il proprio cadavere come una serpe fa con la sua pelle.

E a scomparire nel nulla, mentre gli eredi stanno per rinvenire il luogo dov’è reclusa Siobhan, liberarla dalle catene da cui è oppressa e curarla da tutte le ferite corporali ed esistenziali che ha patito.

Il cattivissimo Selwyn, nel frattempo, segue il suo percorso, condividendo con Olivier, l’odiato nipote, in quel giovanile corpo, azioni di ogni tipo, anche una brutale avventura erotica con una derelitta cameriera. In questo episodio l’autrice utilizza tutto il suo bagaglio narrativo per descrivere le scene che avvengono in una maniera terribilmente caotica.

Un periodo da segnalare: “… Selwyn è il Male e non esiste rimedio a questa condizione. Il Male non è qualcosa che si può comprende come una lezione di aritmetica; il Male non ha regole e non si cura di nulla all’infuori di se stesso. Non si può ragionare con il Male; io ci ho provato con buona fede e speranza. Cosa ho ottenuto?”

Nulla: Selwyn è privo di altri collegamenti se non sono funzionali a sé, è il Male rivolto al Sé, e a null’altro.

La voce della Fiamma mi riporta alla realtà della feluca. La creatura siede sulla fiancata con le lunghe gambe accavallate…”. E poi: “La Fiamma apre le braccia e io, a testa alta, entro nel fuoco.

La Fiamma dice:Oliver sta lottando, è forte, ma Selwyn conosce molte astuzie che possono volgergli contro. Tuo figlio ha un grande potere, ma gli manca la tua guida e, senza di essa, non potrà adempiere al compito per cui è nato.”

L’epilogo, che forse è stato già sancito da sempre, si svolge a Milano, dove tutto è iniziato pochi anni prima, dove si è insediato ora l’odiato fratello.

La magia che sta operando a Milano è di un’intensità sconcertante”, ed è sorta grazie “agli impalpabili flussi di potere generati da Selwyn.

Marta Leandra Mandelli
Marta Leandra Mandelli

La Prescelta si accorge cheOliver è l’esatto punto di incontro tra me e Adrian.” Al momento è lui, Selwyn, a dettar legge. Egli “è in grado di affermare verità inconfutabili e al contempo sbagliate.” E riesce a confondere le menti di ciascuno, anche quelle degli eroi, com’è probabile.

Selwyn ci sta plagiando facendo leva dove siamo più sensibili, e ci riesce benissimo.”

Rowan sa perché:le nostre debolezze sono insite nelle qualità che ci rendono migliori.” La nostra alterità è sempre duplice.

Il lettore è conscio che tutto dipende da quel che succederà all’esistenza di Oliver: riuscirà alla fine il nostro eroe a emergere? O sarà per sempre captivus, prigioniero dell’infame?

Oliver avrebbe dovuto essere l’ultimo Prescelto, e portare a compimento un destino più grande di noi? Invece, questo non accadrà mai, e la brama di grandezza del mio gemello non avrà mai confini.

Chissà!

Nessuno di noi, tantomeno Selwyn è in grado di dire cosa sia “la Scatola della Necessità”. Possiamo solo accorgerci che “Tutto questo non è reale”, come si è accorta Rowan.

Si dovrebbe forse rileggere, prima di quel giorno fatale, l’Ecclesiaste (Tutto è vanità; Niente di nuovo sotto il sole) e il Bardo Tödöl.

Oliver è sempre prigioniero, ma Rowan riesce a dargli la propria voce, e Selwyn comincia a temere. E tutto (e nulla di reale) accade, per cui: “le allucinazioni che tengono in pugno gli eredi svaniscono come fumo nell’aria, e loro si rendono conto che per tutto il tempo sono rimasti vicini, senza nemmeno muoversi.”

Siobhan è ora consapevole: “ci siamo lasciati sviare e abbiamo mostrato il fianco alle nostre stesse ossessioni.” Ma anche “Selwyn è vittima delle sue illusioni, come ognuno di noi. Le porta sempre con sé, senza nemmeno accorgersene.” Oliver può essere salvato.

Selwyn è caustico: “Se ferirete questo corpo, o peggio, e ammesso che ne siate in grado, potrete dire addio al suo destino.E pronuncia una condanna: “se muoio, tutti i vostri sforzi son stati vani; se vivo, tutti i vostri sforzi son stati vani”, che ricorda un po’ l’ambigua minaccia di un politico del XXI secolo. “Mi volto di scatto verso mio fratello, che ride della situazione di stallo in cui ci troviamo. Gli ha offerto terreno fertile per una nuova trappola.”

Vedrai, cara, che chi è ingiusto non potrà che perire.

Lo odio con tutta me stessa e, per la prima volta, non provo vergogna per i miei lati oscuri. Sono scesa a patti con il mio buio, dopotutto, e mi sento bene.”

Tutto è fatale quello che finisce in modo fatale.

Amore e disperazione, vita e morte, si mescolano in un’entità che pervade e, nonostante tutto, mi dà forza. Mi sprona ad agire e io mi affido a lei senza discutere, appagata dal semplice fatto che l’istinto mi dice di essere dalla parte del giusto. È l’ultima possibilità di dare un senso alle nostre vite.”

I due Prescelti, madre e figlio, possono imparare a conoscersi, prima che sia troppo tardi.

Lui mi segue docile, consapevole a livello inconscio di quello che sta succedendo e del fatto che è così che deve andare. Gli occhi della Fiamma balenano dentro l’orologio: ora è lei che deve mostrargli quello che deve fare.” L’Orologio è una catena da cui ci si sta per liberare. Ed è il Prescelto a compiere l’atto conclusivo.

La Fiamma studia Oliver e allunga una mano verso di lui, accarezzandogli l’aura in una magica benedizione.” Quella che si impartisce prima di una partenza definitiva.

La funzione dei Prescelti è indicata alla fine:custodire l’orologio, il macchinario che mantiene e racchiude le Dimensioni.

Sempre fatalmente, non è pensabile, né lecito che due Prescelti possano condividere il loro potere.

Quel che cessa di essere essenziale, dev’essere eliminato.

L’egocentrico Selwyn è il Nemico perché il suopotere magico è manipolare il tempo”.

E opporsi alla via, al Tao, alla legge che regge, celata nel buio, il cosmo intero.

Quel che è passato, ormai, è solo un ingannevole sogno.

Faccio mio il pensiero finale dell’autrice: “Per quanto folle possa sembrare, mi sono affezionata a Siobhan e agli eredi di Oltremondo come se fossero persone reali.”

Per tutti loro anch’io ho provato una strana forma di pietas: come già per gli Dei dell’Olimpo, ancorché immortali, il Destino è l’unica macchina che non accetta reclami, né deviazioni. Se è vero che ciascuno sceglie il proprio percorso esistenziale, la conclusiva Meta è Laggiù, definitiva per tutti. Irrevocabile e, non essendovene altre, l’unica perfettamente Giusta.

La scrittura di Marta Leandra Mandelli è ricca di particolari realistici e assai fantasiosa nelle situazioni più immaginarie.

La sua semplice, non dico facile, caratteristica è di essere fondata su delle chimere così ben definite da parere ogni volta ragionevoli, in cui personalmente credo quia absurdum.

In fondo, la scrittura questo è: illusione di illusioni, Sembianza di Verità.

 

Written by Stefano Pioli

 

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