“Giulio fa cose” di Paola Deffendi e Claudio Regeni: la forza di chiedere giustizia

“Fin dal primo momento, da quando eravamo arrivati all’ambasciata al Cairo, avevamo dovuto velocemente inserirci in quello che stava accadendo. Ci veniva fornita qualche breve spiegazione ma chi ci parlava, anche i vari funzionari dell’ambasciata, davano come per scontato alcune cose che, invece, scontate non lo erano affatto…”

Giulio fa cose di Paola Deffendi e Claudio Regeni
Giulio fa cose di Paola Deffendi e Claudio Regeni

Sembra non avere fine la tragedia toccata in sorte a Paola e Claudio, genitori di Giulio Regeni, ricercatore italiano torturato e ucciso a Il Cairo mentre svolgeva una ricerca per conto dell’Università di Cambridge. I genitori hanno dato alle stampe Giulio fa cose, libro testimonianza pubblicato nel 2020 da Feltrinelli editore, e realizzato in collaborazione con Alessandra Ballerini, loro avvocato, che ha seguito passo dopo passo la triste vicenda che il caso ha riservato loro.

Ferita tuttora aperta la morte di Giulio Regeni, per l’Italia tutta e non soltanto per i suoi familiari, che nel testo tracciano un ritratto preciso e puntuale del loro figliolo. Della sua vita come della sua morte, con una lucidità di pensiero che fa di Giulio fa cose un libro altamente significativo.

“Stava iniziando la farsa egiziana, ma ancora non lo potevamo immaginare. Per i quattro anni successivi hanno continuato a ripetere che volevano collaborare, ma a oggi non fanno che occultare la verità e negare giustizia…”

Silenzi, depistaggi, complicità per coprire un omicidio, di cui molti aspetti sono ancora oscuri.

Ed è per sollecitare e ottenere una vera giustizia, che non sia approssimativa, che Claudio e Paola hanno affidato ricordi e memorie a un intreccio di parole e frasi: ciò che Giulio è stato e ciò che sarebbe potuto diventare.

L’ultima volta che sono entrati in contatto con il ragazzo, via Skype, era il 24 gennaio del 2016. Da allora, la voce e il volto di Giulio si sono persi negli abissi di una violenza inaudita.

Fino a quando, a scuotere gli animi e le coscienze è arrivata la più drammatica delle notizie: Giulio era stato rapito e brutalmente ucciso. Ma da chi e per quale motivo rimaneva un mistero.

“Mentre eravamo al Cairo, durante i primi giorni, eravamo ancora speranzosi, ottimisti di ritrovare Giulio, e avevamo anche piacere di incontrare gli amici di nostro figlio perché ci raccontassero le cose che facevano con lui…”

Da un incipit in cui si dà conto delle consuetudini e dei valori propri della famiglia Regeni, aperta a culture e ad abitudini multietniche, così come era anche per Giulio, il racconto si fa via via

drammatico, fino a far memoria del momento più terribile: quando, sul viso terreo del loro ragazzo, deturpato dalle percosse, hanno rinvenuto ‘tutto il male del mondo’.

“Gli incontri in questi anni sono stati dunque alle volte delusioni. Alle volte, invece, caldi abbracci…”

Giulio era uno che ‘stava sul pezzo’, con un eccellente curriculum scolastico prima, e professionale dopo. Viaggiatore, fin da piccolo, conosce e apprezza ciò che di interessante si nasconde in usi e costumi diversi dal suo. Rimanendo però sempre legato alle proprie radici, quelle che lo riportano alla sua terra d’origine ogni qualvolta se ne allontana. Terra di confine che è il Friuli-Venezia Giulia.

Conseguita la laurea vince un dottorato presso l’Università di Cambridge, da cui viene incaricato di svolgere una ricerca per studiare la situazione sindacale in Egitto. Qui, troverà fine la sua brillante carriera di studioso e di ricercatore. E purtroppo la sua stessa vita.

“Un altro incontro per noi indelebile nella memoria è stato quello con le suore dell’ospedale italiano del Cairo…”

Giulio era un ‘costruttore di pace’, come confermato da più parti; aveva operato in paesi dove regimi antidemocratici non garantiscono al singolo il diritto alla libertà, né la tutela dei diritti umani, concetto sconosciuto.

Ed è lì, in quel luogo remoto, che i Regeni sperimentano il dolore dell’attesa.

Quella che purtroppo non consegnerà loro l’amato figliolo, ma soltanto il corpo straziato di un giovane che ha pagato un prezzo troppo alto commisurato alla sua ansia di conoscenza.

Poi, per Paola e Claudio, incontri estenuanti, interviste, con l’unico scopo di conoscere la verità dei fatti. Una verità che ancora oggi tarda ad arrivare, al fine di ottenere una vera giustizia.

Semmai arriverà.

Quella che dovrebbe veder condannati i reali responsabili, e non personaggi che possono aver partecipato sì alla cruenta azione, ma forse con funzioni di copertura per nascondere una verità più grande.

La loro attesa è logorante, nel cuore e nel fisico, disseminata da evidenti menzogne. Soprattutto da parte delle autorità egiziane, che cercano di fuorviare la veridicità dei fatti, e non ad acclararli nella loro autenticità.

Si parla di Giulio come di una spia, al soldo di che o che cosa non è dato sapere. Perché il discredito che gli viene addossato è banale e va oltre l’inganno messo in atto.

E questo, Claudio e Paola non possono tollerarlo. Domandano, interrogano con un dolore che li soffoca, ma non allentano la presa.

Giulio Regeni
Giulio Regeni

Ma il governo egiziano continua a negare il coinvolgimento. Poi, ammettendo il fatto ne addossano la colpa a cinque persone: ingiustamente accusate di essere i mandanti e gli esecutori del delitto vengono mandate a morte.

Anche le autorità italiane tergiversano, mentre le indagini proseguono, seppur brancolando nel buio. Ma la verità fatica a emergere, anche a causa di interessi commerciali e rapporti diplomatici, che sembrano avere la meglio sull’ansia di verità che Claudio e Paola giustamente esigono.

Tuttavia, è stata istituita una Commissione parlamentare presso la Camera dei deputati per far luce su ciò che è accaduto a Giulio Regeni in quel gennaio del 2016.

“Per chi non ci sta vicino è veramente difficile capire come il telefono, e quindi le telefonate, siano l’elemento fondante della nostra quotidianità…”

Diritti umani negati, si potrebbe titolare la tragedia che ha squarciato il più profondo dei sentimenti dei Regeni, quello di genitorialità spezzata. Anche se la solidarietà da cui sono circondati è grande, ma non così grande da lenire il loro dolore, appiglio che gli dà la forza di andare avanti e non accettare passivamente la morte del loro ragazzo.

Ma del loro figliolo, come dichiarato in più occasioni, non hanno voluto farne una vittima. Seppur vittima di una crudeltà inaudita Giulio lo è stato. Loro, però, hanno scelto di consegnare alla platea dei lettori un ritratto di Giulio che potesse assurgere a simbolo. A simbolo di libertà. Quella che dovrebbe presenziare in ogni angolo di mondo e che ha sempre contraddistinto il giovane.

Perché Giulio continua ‘a fare cose’ anche se non è più in vita. In quanto simbolo, in grado con la sua memoria di partecipare a costruire un modello di mondo che dia il giusto valore alla vita delle persone.

È una testimonianza forte quella che partecipa il lettore attraverso il libro; è infatti difficile mandare giù quel groppo in gola che si percepisce mentre le parole fluiscono.

Perché, a prevalere su altre emozioni è quella del dolore condiviso.

“Non abbiamo mai avuto intenzione di fermarci. Ricostruire oggi il filo cronologico ci aiuta a capire meglio il significato delle cose e degli avvenimenti…”

Libro di formazione, che sarebbe da proporre agli studenti affinché certe cose non si debbano più raccontare, Giulio fa cose è un testo che fa riflettere, e va a confermare cosa vuol dire essere parte di una famiglia sana come è quella dei Regeni, animata da principi sani tramandati ai loro figli.

Giulio fa cose, inoltre, lo si può intendere come la cronaca della battaglia che i Regeni portano avanti contro le autorità egiziane e verso l’atteggiamento non proprio specchiato dell’Italia, che non ha dato risposte chiare in nome della convenienza diplomatica.

Realizzato con una scrittura intrisa di immediatezza, coinvolgente, Giulio fa cose è libro che in sé custodisce un messaggio di pace. Perché ‘tutto il male del mondo’ non si ripeta più.

Anche se, a tutt’oggi, l’Egitto si sia macchiato di un’altra grave colpa: quella di tenere ingiustamente in carcere il ricercatore Patrick Zaky, senza alcuna accusa plausibile.

“La costante azione di ricerca della verità e, quindi, il non sottrarci a nulla per cercare di capire perché e da chi è stato compiuto contro Giulio’ tutto il male del mondo’ ci ha portato a conoscere la realtà egiziana…”

Claudio Regeni - Paola Deffendi
Claudio Regeni – Paola Deffendi

Claudio e Paola sono stati genitori esemplari, ma soprattutto sono cittadini esemplari, perché la loro non è solo una battaglia personale, ma è diventata una battaglia collettiva.

Da prendere a modello in quanto, nel buio della tragedia che li ha colpiti duramente, hanno trovato la forza per chiedere giustizia per il loro ragazzo. Una giustizia che sia innanzitutto strumento di verità, e non giustizia fittizia pronta a incolpare degli innocenti.

Questo è ciò a cui hanno diritto i genitori di Giulio; non la prima falsità che sia a portata di mano dalle autorità, come già hanno fatto giustiziando cinque persone che verosimilmente nulla avevano a che fare con la sua morte; anche loro vittime di un sistema ingiusto.

Una giustizia che individui nei mandanti prima, e negli esecutori poi, i veri responsabili.

E che infine abbiano la punizione che meritano. Ovvero un ergastolo senza alcuna esitazione, perché quello dei genitori di Giulio è un ‘fine pena mai’.

“Ci siamo senti traditi come cittadini. E quando lo Stato ti abbandona, allora ti rendi conto di quanto ti senti italiano ma anche di quanto il tuo governo, le istituzioni, che dovrebbero rappresentarti, siano assenti e inadeguate…”

 

Written by Carolina Colombi

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *