Porta Tosa, la Pulzella Impudica di Milano: la storia della rimozione di un bassorilievo osceno
Molti anni fa, a Milano, si trovava una porta che si chiamava “Tosa” visto che all’ingresso era fissato un bassorilievo di una ragazza, che in dialetto milanese si dice appunto “Tosa”. Tosa però vuole anche dire rasata.

Ebbene quella lapide, antichissima, venne poi rimossa da lì e trasportata al Castello Sforzesco, dove è ancora visibile presso il Museo d’Arte Antica.
Ma perché fu sottratta allo sguardo dei milanesi?
Semplice, perché quel bassorilievo in pietra scura, probabilmente del XII secolo, è considerato osceno, visto che rappresenta una giovane donna nell’atto di depilarsi la zona inguinale.
La pulzella, come si chiamavano le giovani nel medioevo, è raffigurata in piedi, e con le gambe divaricate.
Con la mano destra solleva la veste, mentre con la sinistra si rade il pube con un rasoio o con un pugnale.
Ma questa raffigurazione “oscena” che significato ha? E soprattutto…
Chi è quella donna?
Vi dico subito che ci sono diverse teorie in proposito.
Ora… è accertato che nel medioevo la depilazione del pube fosse una pena di derivazione celtica, inflitta alle donne incolpate di adulterio o di prostituzione, e condannate a mostrare la vulva rasata per scacciare il malocchio.
Insomma un simbolo apotropaico.
Perché la prostituzione o il tradimento di una moglie, a quei tempi erano accomunati da un elemento, la sventura.

La sventura portata dal Diavolo che aveva spinto una donna a vendere il suo corpo o quella che aveva indotto al peccato dell’adulterio femminile. Quindi potrebbe darsi che a porta Tosa si trovassero le prostitute, o venissero messe lì le mogli adultere.
E se invece fosse un atto di spregio e di ribellione?
Sì, perché quando nel 1162 Milano fu assediata dalle truppe di Federico Barbarossa si narra che una pulzella, per distrarre i soldati nemici e per provocarli, apparve sul balcone delle mura della città con le vesti sollevate, e nell’atto di radersi… lì.
Evidentemente, se questa teoria fosse fondata, la giovane doveva essere dotata di molto coraggio, perché i militari del Barbarossa non erano certo dei gentiluomini.
Figuratevi dunque la soldataglia dell’imperatore, votata a tutte le azioni per ottenere il bottino di un saccheggio, promesso dal loro condottiero e signore, come avrebbe potuto prendere il fatto di vedere, sulle mura di Milano, una giovane praticamente nuda che li sbeffeggiava.
Ma le supposizioni non si fermano qui, perché poi c’è chi sostiene che la ragazza sia in realtà Beatrice di Borgogna, raffigurata in quella posa oscena per offendere il marito, proprio quel Federico Barbarossa, che fu responsabile di aver raso al suolo Milano.
Senza contare la fantasiosa teoria che vedrebbe quella sconosciuta addirittura come una Templare che si rade il pube. Come a voler dimostrare la sua purezza e verginità. Ciò troverebbe conferma dal fatto che la giovane sembrerebbe indossare una parte di armatura.
Ma se è oramai accertato che alcune donne divennero effettivamente delle Templari, così come altre fecero parte di altri ordini militari, come quello Teutonico o quello della Scure, la tesi sembra molto improbabile.

Più accreditata è invece quella che ritiene che si tratti dell’imperatrice di Costantinopoli Leobissa, che negò l’aiuto ai milanesi per ricostruire la città distrutta dal Barbarossa. Da qui la ritorsione dei milanesi che – per scherno e dileggio – la raffigurarono in quella posa oscena.
Ad ogni modo questo bassorilievo misterioso creò imbarazzo persino al Cardinale Carlo Borromeo, il “castissimo”, che ordinò di rimuovere la statua per nasconderla al Castello sforzesco.
In definitiva, una serie di nevrotiche teorie degli storici, l’una diversa dall’altra che non ci convincono completamente. Ma si sa, come diceva Alda Merini “La nevrosi è qualche cosa di circoscritto al pube.”
Written by Ugo Nasi