“Le incredibili avventure delle piante viaggiatrici” di Katia Astafieff: il tè che il botanico Robert Fortune portò in Europa
“La Camelia sinensis è nota in Cina da millenni e coltivata quasi soltanto da cinesi. Importata in Occidente dai mercanti portoghesi e olandesi sin dal XVII secolo, fu letteralmente rubata a metà dell’Ottocento dagli inglesi che speravano di assicurarsi i tè migliori.” – Katia Astafieff

“Le incredibili avventure delle piante viaggiatrici”, pubblicato dalla casa editrice Add Editore nel 2020 (traduzione di Sara Prencipe), è un interessante percorso di dieci piante che sono arrivate in Europa con peripezie degne dei migliori libri di avventura.
L’autrice, Katia Astafieff, è biologa ed appassionata di viaggi e ha ben unito la sua professione e la sua passione in un libro di facile lettura per i non addetti ai lavori, un saggio colmo di humour nel quale si mescolano il destino di piante e di viaggiatori tra mare e terra. L’autrice è anche direttrice aggiunta dei giardini botanici di Grand Nancy dell’Università di Lorraine.
Le dieci piante prese in considerazione dall’autrice sono: il tè, il ginseng, la sequoia, l’hevea, il tabacco, le fragole, il rabarbaro, la peonia, il kiwi e la rafflesia indonesiana.
Fra tutte, in questo articolo, si tratterà del viaggio del tè dalla Cina all’Europa e consigliamo ai lettori di acquistare il libro per poter conoscere la storia delle altre piante perché sono tutte di grande interesse.
“La botanica non è una scienza sedentaria e pigra che si può acquisire nella tranquillità ombrosa di uno studiolo. […] Esige che si percorrano montagne e foreste, che ci si inerpichi su rocce scoscese, che ci si sporga sull’orlo del precipizio.” – Bernard de Fontenelle (1657-1759)
Nell’Ottocento c’erano due piante che letteralmente governavano il mondo: in Cina la coltivazione della Camelia sinensis (il tè) mentre in India da parte degli inglesi la coltivazione del Papaver somniferum (il papavero da oppio). Tra i due imperi per duecento anni ci sono stati scambi commerciali: i cinesi davano il tè per ricevere l’oppio.
Ma nel 1839 gli inglesi dichiararono la prima guerra dell’oppio, conclusasi qualche anno più tardi nel 1842, con l’obiettivo di ottenere dalla Cina l’apertura di nuovi porti e successivamente Hong Kong come indennità di guerra.
Oltre ai vantaggi dell’acquisizione del territorio gli inglesi erano intenzionati ad imparare le tecniche di coltivazione del tè per poterlo coltivare in India e così sottrarsi dal commercio con la Cina, anche perché lamentavano spesso che i cinesi non attuassero un commercio corretto e che scambiassero tè di bassa qualità.
Agli inglesi serviva mandare una spia e la trovarono nella persona del botanico Robert Fortune (1812-1880) che partì alla volta della Cina nel 1848. Fortune era conosciuto per la pubblicazione di un racconto di un soggiorno in Cina nel 1943.
Inviato dalla Royal Horticultural Society aveva fatto parte di gruppi di lavoro sulla coltivazione del tè ed aveva portato in Europa piante sconosciute come il gelsomino, il crisantemo ed un agrume dai piccoli frutti ovali che si mangiano con la buccia chiamato kumquat.

“Primo passo per diventare una spia perfetta: confondersi con l’ambiente. Per non farsi riconoscere, cosa che avrebbe potuto causargli qualche piccolo fastidio (tipo la morte), Fortune decise di travestirsi. Immaginate uno scozzese vestito da mandarino: testa rasata, finto codino. Lo trovate ridicolo? Eppure funzionò!” – Katia Astafieff
Fortune scoprì che il tè nero ed il tè verde provenivano dalla stessa pianta. Nel tè verde l’ossidazione viene interrotta dopo la raccolta mentre nel tè nero viene completata.
Per anni i cinesi hanno trasformato il vecchio tè nero in tè verde colorandolo con il ferrocianuro, il blu di Prussia. Ora si comprende maggiormente il perché della guerra dell’oppio prima citata: gli inglesi erano stanchi di ricevere fregature dai cinesi.
“Tre anni dopo, la missione era compiuta. Ventimila piante del tè arrivarono a destinazione e vennero piantate nei contrafforti dell’India. E le piante non viaggiarono sole: Fortune era riuscito a reclutare otto operai cinesi specializzati nella coltivazione e nella lavorazione.” – Katia Astafieff
Written by Alessia Mocci
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