“Gaza Mon Amour”, film dei fratelli Arab e Tarzan Nasser: la pesca miracolosa all’interno di sé

Gaza mon amour, dei fratelli Tarzan e Arab Nasser, è molto più che un film: non è solo un inno all’amore verso la propria terra che riesce anche a trascendere lo spazio (terrestre e marittimo) chiuso caratterizzato dal più lungo lockdown dell’epoca contemporanea, impostovi da Israele dal 1967 fino ad oggi.

Gaza Mon Amour - film
Gaza Mon Amour – film

È un inno universale all’amore, declinato in una realtà difficilissima, nonostante il blocco israeliano, da un lato, e la bigotteria e la corruzione delle autorità palestinesi, dall’altro.

Nel 2007, un poeta della Striscia, Ziyad Madukh, in un suo componimento in francese con lo stesso titolo, esordiva così: “Gaza mon espoir/ Gaza mon souvenir/ Gaza mon avenir”.

Gaza mon amour non porta un suo proprio titolo arabo non per gentile richiesta dei tanti coproduttori (Francia, Germania, Portogallo, Qatar, oltre che Palestina), ma forse perché intende rivolgersi all’umanità intera, come invito alla speranza, agli ormai perduti ritmi di vita, alla prefigurazione ottimista di un piacere che cuoce a fuoco lento, senza impazienza.

Con una sceneggiatura convincente e un tono di lirico spleen, il film ci mostra una Gaza dai tetti in lamiera, su cui tintinna la pioggia, adagiata lungo un mare largo solo tre miglia, dove è autorizzato a pescare il sessantenne ‘Isà, celibe.

Al ritorno dal mare, le sue giornate scorrono placide, tra musica spagnola, cucina, chiacchiere con un amico o la vendita del pescato al mercato.

Ha ancora un fisico forte, sicuramente temprato dal faticoso mestiere, un carattere timido, modi oltremodo gentili, ma soprattutto è sicuro di sé e ha radici ben piantate su suolo e mare.

A differenza di un amico e di innumerevoli altri, disposti a tutto pur di scappare dalla prigione a cielo aperto della Striscia, lui la considera il suo futuro, perché… ha deciso di sposare Siham. Il punto è che lei ancora non lo sa, anzi addirittura lo conosce solo di vista.

Lei è un’affascinante sarta, vedova, madre di una figlia che non porta il velo, con un matrimonio fallito alle spalle, tutti elementi altamente deprecabili in una zona dove la stragrande maggioranza delle donne porta la ‘abaya, l’abito nero lungo che copre tutto il corpo.

I due registi seguono parallelamente il difficile quotidiano del pescatore e quello della sarta, facendo incrociare i due protagonisti in scene in cui gli sguardi dicono più delle poche parole del pescatore innamorato che ha difficoltà a dichiarare il suo amore.

La vita di ‘Isà prende una svolta repentina in seguito al ritrovamento di una statua bronzea del dio Apollo, durante una battuta di pesca notturna.

Gaza Mon Amour - film fratelli Nasser
Gaza Mon Amour – film fratelli Nasser

Questa vicenda è ispirata ad un fatto reale, successo nel 2013, quando un pescatore trova una statua dello stesso dio nelle acque antistanti Gaza: dopo tanto clamore televisivo, perizie scientifiche, il sequestro del reperto da parte delle autorità, la statua scompare definitivamente nel nulla.

Inserire quella storia del 2013, che di recente è stata oggetto del lungo documentario di Nicolas Wadimoff The Apollo of Gaza, serve ai due registi per raggiungere due obiettivi: il primo, più scontato, è quello di mettere in luce la corruzione delle autorità di Hamas nella gestione della vicenda, col tentativo di vendita della statua, senza alcuna consapevolezza del valore del passato preislamico dell’area.

Con una certa dose di umorismo, si evidenza anche la bigotteria del funzionario di polizia che copre la statua anche dopo aver notato che tra le sue pudenda manca qualcosa.

Già, il pene di Apollo si era fortuitamente staccato, quando ‘Isa aveva cercato con enorme difficoltà di nascondere la pesantissima statua dentro l’armadio.

L’altro obiettivo è più simbolico: tra ‘Isà e la statua si instaura un fitto scambio di sguardi, come in un sottile e raffinato gioco di specchi; rappresentando il dio dell’arte, della musica e della bellezza, sarà sicuramente fonte di ispirazione per l’ormai sessantenne pescatore.

Scoperto con la statua in casa, finisce in carcere e quella diventerà quasi una sorta di prima prova iniziatica per approdare alla piena consapevolezza del proprio valore e della sua autodeterminazione come uomo, contro le forze retrograde della sua società.

Arab Nasser - Tarzan Nasser
Arab Nasser – Tarzan Nasser

Dopo esser stato liberato, il membro mancante della statua è nuovamente causa di un altro arresto. Quando gli viene chiesto perché non lo aveva consegnato durante il sequestro della stessa, prima risponde di averlo dimenticato, e poi commenta sarcastico: “Non credevo che sarebbe servito a voi”.

‘Isà osserva con disincanto l’esibizione del fallico razzo El-Qassam, simbolo della retorica virile di Hamas, che si nutre solo di parate demagogiche contro Israele, e subito dopo matura la decisione fatidica. Quale sarà la risposta di Siham?

Il film ci interroga sul valore della bellezza, la musica, l’arte, l’armonia di una vita semplice, anche senza slogan, né statue negli armadi: basta la determinazione e la costanza a far realizzare i propri sogni a Gaza?

Tra un’atmosfera onirica romantica, ma mai melensa, e la malinconia della dura realtà di isolamento col mondo esterno, si spera che Gaza mon amour faccia accendere i riflettori sulla Striscia più bombardata al mondo.

 

Written by Aldo Nicosia

 

 

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