Roma: un viaggio nella Capitale alla scoperta del disagio post Impero
Ci sono storie che mi piace raccontare a caldo degli avvenimenti mentre per altre ho bisogno di qualche giorno di somatizzazione.

Mi sono presa qualche giorno dalla mia usuale visita nella Capitale della nostra bellissima penisola; dovevo pensarci perché poteva andare peggio ma anche meglio.
Di solito, faccio la turista tra le vie romane e mi accorgo molto poco di quanto, invece, i cittadini siano costretti a subire.
Qualcuno dirà: “i Romani si lamentano troppo.” Fidatevi: qualcuno magari avrà la tendenza ad esagerare, ma magari fosse vero che non abbiano ragione.
Alcuni cittadini hanno adottato una coscienza sociale che li ha portati a pensare di sistemare il proprio “orticello” ma non si può certo pensare che si mettano a pulire tutta Roma. Perché, diciamocelo, non si può fare affidamento sul solo buon senso delle persone.
Ci deve pensare il comune.
E sapete cosa fa ridere? Che a Roma, non solo è presente un comune, ma gli organi di governo di tutta Italia. Secondo me, tra tutti quegli aspiranti governatori, presidenti e sindaci qualcuno si deve essere accorto se non del degrado almeno della puzza.
Prima di invocare Nerone, qualcuno dovrebbe fare qualcosa.
Sono fermamente convinta che sia facile per un abitante vedere i difetti della propria città e che per un turista questi non possano essere evidenti.
Ma qui non si tratta di quisquiglie e pinzillacchere, si tratta di anarchia. Quindi, mentre il Fu Spelacchio decise di ottemperare al suo compito, anche se osteggiato e burlato ma con l’unico pregio di essere di compagnia fissa alla tomba del milite ignoto, io ho deciso di parlare di quello che ho visto.
Che non si accusi me e spelacchio di aver lasciato il nostro posto in patria. Al pantheon vogliamo essere sepolti!
Questa è la storia che accomuna la Capitale a molte altre città italiane ma non possiamo dimenticare che Roma fu il fulcro di una leggenda, di una Repubblica di cui ancora qualcuno sente la nostalgia e di un Impero che molti ci hanno e ci invidiano ancora.
Questa che io vi sto per raccontare è: Roma, storia di disagio post Impero.
Comincio da una cosa facile da bersagliare? Iniziamo dai trasporti, vogliamo?

Mi piacerebbe che colui che ha avuto l’onere di pensare ai percorsi alternativi per la metropolitana, spieghi un po’ a tutti come questi siano stati preferiti e attuati.
Perché va bene tutto, capisco l’emergenza e la necessità di pensare alla salute dei cittadini ma, tesoro mio, non puoi guardare la mappa della metro e decidere i percorsi.
Hai mai fatto un giro su quei bei trenini? Hai mai dovuto andare a lavorare usandoli?
Hai, che ne so, mai avuto fretta in vita tua perché altrimenti non ti pagano o, nel peggiore dei casi, ti licenziano?
Un giro alla stazione Termini è utile ad aprire gli occhi su di una situazione che di Imperiale o Repubblicano, ormai, ha solo vestigia e sfacelo.
Mi raccomando: se andate a Roma, soprattutto in questo periodo, prima di qualsiasi altra cosa, assicuratevi di essere in salute e con gli arti pienamente funzionanti. Troverete barriere architettoniche ovunque e se non siete in grado di ovviare al problema è solo un problema vostro, visto che le scale mobili quando disponibili sono rotte; gli ascensori sono rotti e avete milioni di scale da fare.
Preparatevi a correre sui gradini e tra le auto per i cambi di tratta. Perché, se vi trovate a dover prendere la metro C a San Giovanni, sappiate che dovrete risalire e attraversare la strada, girare attorno ad un palazzo (costeggiando una transenna, perché non sia mai che non si sia un cantiere sul marciapiede), e poi ridiscendere a piedi.
Per tutti quelli che desideravano rimettersi in forma sarebbe l’ideale.
Ma anche per gli sportivi la cosa non è affatto un affare semplice perché, oltre al già citato disagio, siete provvisti di mascherina (doveroso in questa preciso momento storico) e con le temperature di questo periodo. Se anche voi, che amate correre e scarpinare, non rischiate uno svenimento o un collasso, giuro che vi vengo a stringere la mano uno per uno.
Siete degli eroi, voi romani.
Passiamo agli autobus? Mi dicono dalla regia che devono essere puliti e igienizzati come i treni, tra l’altro, ad ogni “utilizzo”. Gli autobus verranno puliti sì e no, forse, alla partenza dal deposito e, con un po’ di fortuna, la sera al rientro.
Non mi venite a dire che è colpa dell’Atac. Non mi sembra che i preposti a controllare le aziende che lavorano per il comune siano tanto presenti.
Prima del Covid -19 potevamo cavarcela con lo sguardo disgustato ma ora si rischia di peggio, no?

Mi rivolgo a tutti coloro che mi dicono che il virus resiste sulle superfici per parecchio tempo: dico cavolate? (Complottisti state alla larga perché sono già abbastanza alterata senza il vostro aiuto.)
Sui mezzi sarebbe necessario indossare: la mascherina, i guanti (quelli al gomito, di plastica dei pescatori), galosce e magari una bella mantellina come quella che vedete in IT.
Perché oltre che dall’infanzia, è ora di uscire anche da qualche perbenismo.
Non parlo di politica o medicina, ma di decenza. A posteriori mi rendo conto che la mascherina forse mi serviva anche prima e meglio se una di quelle antigas.
Inoltre, ve lo dico in simpatia: comprendo che la mattina a lavoro arriviate rabbiosi e frastornati.
Dopo un giro sull’autobus, con il rumore frastornante dell’aria condizionata, le buche e gli ammortizzatori che sono stati montati quando Andreotti era piccolo, sarei un po’ rincoglionita anche io (e anche un po’ ragionevolmente adirata). Sarà il caso di cambiare qualcosa?
Siete degli eroi, voi romani.
Comunque, sono stati abbattuti i ponti della tangenziale davanti alla stazione ferroviaria di Roma Tiburtina. Bellissimo lavoro che offre la possibilità ai residenti di vedere cosa si trova fuori dal loro balcone ma…
Perché esiste ben più di un ma.
Non dico di star sempre lì con lo scopone ma una pulita ogni tanto non sarebbe così orribile: l’olezzo è insopportabile e non dico altro.
Torno ai mezzi, che non ho ancora finito.
So che gli autisti lavorano in condizioni disagevoli, è un po’ così ovunque e io non li sostituirei mai.
Alcuni di voi sono eroi.
Ma, non tutti. Ho visto conducenti che, in maniera del tutto arbitraria, decidono di non effettuare fermate, nemmeno se sei in mezzo alla strada con la bandiera bianca o quella, che ne so, europea.
Altri, forse, dovrebbero bere una o due tazze di camomilla.
Non sto scherzando, nel mio soggiorno ho rischiato l’osso del collo per la guida di uno di questi individui che lanciano onta su ogni loro collega. E aggiungo che l’autobus era pieno. Potevo non salire.
Ma di notte, con gli autobus che decidono quali fermate premiare e quali no, attraversare Roma a piedi non mi sembrava il caso.
I taxi sono per quelli che aprono un mutuo per le ferie, scusate ma sono squattrinata.
Che altro aggiungere? Ah sì, le biglietterie. Tutte le biglietterie.
Tra le norme adottate per il Covid, i biglietti per i musei devono essere prenotati e acquistati on-line. Bene, nessun problema e i ragazzi del centralino sono molto gentili.

Prenoto e pago. Peccato che, per colpa delle biglietterie dei mezzi, non munite di biglietti (ne ho girate 5, perdendomi e finendo fuori strada), io non sia riuscita a raggiungere il museo per tempo.
Ho perso i soldi del biglietto. Perché? Perché se non ti presenti per l’orario stabilito, il biglietto è perso. Fate bene attenzione dunque.
Altro piccolo assaggio? Ritorniamo a stazione Tiburtina. Alla biglietteria della stazione autobus.
Devo acquistare un biglietto per raggiungere una ridente cittadina chiamata Venafro.
Io: “Mi scusi, avrei bisogno di due biglietti per Venafro.”
B: “Non li abbiamo, sono finiti.”
Io: “Come dovrei fare, dunque?”
B: “Non lo so, forse li fanno sull’autobus.”
Io: “Ma vista la mancanza vostra di biglietti, sono costretta a pagare il sovraprezzo?”
B: “Non lo so.”
Beh, se non lo sa l’addetta retribuita alla biglietteria, chi dovrebbe saperlo? Visto che non lo sa, la sua presenza è del tutto superflua.
Vorrei fare anche io un lavoro in cui devo solo rispondere, per otto ore al giorno, che “Io non lo so”.
Con il mio lavoro attuale, se dovessi rispondere “Non lo so” a tutti, lavoreremo molto poco. Sarebbe tipo:
Cliente 1: “Mi scusi, devo pagare un bollettino.”
Io: “Non lo so.”
Cliente 2: “Mi scusi, posso conoscere gli ingredienti di questa brioches, di questo panino e di questa o quella pietanza?”
Io: “Non lo so.”
Io, come voi, non tornerei più. E questo era l’esempio dei clienti gentili ed educati.
Va bene non sapere ma, diamine, prendi su quel telefono datoti in dotazione e chiama per sapere come muoverti visto il disagio o la richiesta.
Non abitiamo nella stessa città, io e la persona in biglietteria, ma se fosse una delle mie clienti la guarderei nella stessa maniera vuota e scocciata e, alla prima richiesta, la mia risposta sarebbe: “non lo so”.
Siete degli eroi, voi romani e anche voi turisti.
Facciamo un giro in città?
Ci sono bivacchi e clochard ovunque, il disagio della popolazione inizia ad essere più che evidente.
Ho il sentore che molte città stiano per essere così, come quando con le invasioni barbariche la gente fuggiva verso le città.
Ho ascoltato il telegiornale, qualcuno ha detto che l’Italia, con il Lockdown, è migliorata e si è unita.
Io mi guardo intorno e penso: in quale Italia vive Lei? Ne esiste un’altra sulla Luna e non mi hanno avvisata?
Appena iniziata la fase 2, ho avuto una crisi di respirazione dovuta alla mascherina e all’anidride carbonica davanti ad una farmacia. Sapete cosa hanno fatto coloro che erano fuori in fila con me? Due metri indietro e silenzio.
Salvata dalla farmacista che stava staccando. Quindi, un cittadino su dieci è rimasto sano di mente.
Torniamo al discorso principale. Avete presente la bellezza di Piazza Montecitorio?
Bellissima, sorvegliatissima e, miracolosamente, la seconda piazza più pulita di Roma (la prima è quella del Campidoglio).

A due passi, vi trovate a Piazza di Pietra, davanti al Tempio di Adriano e in mezzo ai resti di Woodstock. Il problema è che è così ovunque.
A terra ci sono bottiglie di plastica, mascherine, puzza di urina e cibo (mangiato e non) ovunque!
Qualcuno che sorvegli la pulizia, almeno nel pieno centro di Roma, no?
Roma è abbandonata e puzza di urina.
Siete degli eroi, voi romani e voi turisti.
Ma soprattutto Ugo. Ugo è il sindaco di Roma.
Un gabbiano alto sei metri, con un’apertura alare di un’arpia. Lui e i suoi scagnozzi sorvegliano le vostre mosse e mangiano la vostra immondizia ma non puliscono.
Quello, secondo particolari accordi con il Campidoglio, lo devono fare i romani.
Avrei molto altro da dire, ma solo una cosa è giusto ribadire: siete degli eroi, voi romani e anche voi turisti.
Written by Altea Gardini