“Alkaid – L’ultima stella” di Vittoria Saccà: il passato non si cancella, il perduto non si recupera
Vittoria Saccà, tropeana, già docente di Lettere, è una giornalista pubblicista autrice di fiabe e filastrocche per bambini, opere teatrali felicemente fruite in ambito educativo, nonché di poesie e racconti.

Numerose le sue pubblicazioni, fin dagli anni Settanta: Poesie (1972), Un soffio di poesie (1995), Tropea la bella addormentata (1998), Federica Monteleone per la vita (2007), Semplicemente noi (2008), Primo Quaderno Unitrè (2011), Speciale Quaderno Unitrè (2013), All’ombra delle ali (2013), Cielo arancio (2014), Parole nel comò – racconti dall’Aspromonte al Tirreno (2014), Un anno in rime (2015), Cipino e altre piccole storie (2016), Le fiabe delle nonne e dei nonni (2018).
Pluripremiata sia per la sua produzione letteraria che per l’attività giornalistica, ha ottenuto, tra gli altri, il Premio Raf Vallone (2016), il Premio alla Professionalità del club Rotary (2018).
Vittoria Saccà si distingue anche in ambito artistico come pittrice e critica d’arte. Numerose sue opere sono in esposizioni permanenti negli U.S.A. e in collezioni private nazionali.
25 gennaio: a Tropea l’ultimo libro, “Alkaid – L’ultima stella“, pubblicato da Mario Vallone Editore, è stato presentato di fronte a un folto e attento pubblico, coinvolto dalle tematiche così attuali trattate nel romanzo dalla giornalista Vittoria Saccà che propone il dipanarsi delle vicende narrate nella stessa cittadina ospitante.
Il cuore della storia è una vicenda in cui il tema dell’amore, della speranza e dei sogni, a occhi aperti, fatti guardando il mare lucente, ma ancor più il cielo stellato, si intrecciano ben presto in forme di “amore malato” declinato vertiginosamente in violenza cieca, selvaggia, e in morte.
Una vicenda calabrese, italiana, mondiale.
I reati si susseguono a ritmo incessante, ogni giorno. Tante le denunce, ma non abbastanza. Così Vittoria Saccà dedica le pagine del suo libro a raccontarci una di queste tante storie di cui più spesso conosciamo il triste epilogo e meno la quotidiana realtà, contiguità, conflittualità delle parti.
Il tema della infinita violenza sulle donne è trattato dalla Saccà con delicata, amorevole, fluida scrittura. Descrive in maniera nitida persone e luoghi, sembra di poterli vedere e toccare i suoi personaggi, gente normale, gente comune, qualsiasi forse.
Sì, proprio come tanti di noi, che lavorano, soffrono, sperano quotidianamente.
Che incassano in vario modo le loro delusioni.
Proprio come tanti che anche noi abbiamo conosciuto, che frequentiamo, questi personaggi, maschili e femminili, affrontano in maniera differente il rapporto con sé e con l’altro, le relazioni intime, le delusioni soprattutto.
La risoluzione o meno di sconfitte e il loro superamento, a volte mancato, sembrano così determinare le esistenze di più di una persona.
Quante Anna si affacciano ogni sera al balcone ad ammirare le stelle…

La protagonista ne sceglie una, Alkaid, la settima stella dell’Orsa Maggiore, l’ultima ruota del carro, ma anche la più splendente, perché stare agli ultimi posti non sempre vuol dire essere insignificanti e inutili.
Poi un giorno nella sua vita arriva dal nulla Michele. Un po’ vago, un po’ misterioso, sfuggente, poi insistente. Entrambi sono in qualche modo alle prese col passato che pressa alle porte del presente.
Bugie, tradimenti e violenza. Dubbi e certezze. Attorno gli amici, quelli di ieri e quelli di oggi, con le loro vite, le loro premure, ma pure le paure e le ritrosie. Spesso troppo tardi si capisce che davvero si poteva fare qualcosa di diverso e che si poteva salvare una vita. No, anzi: due. Mentre la gente sentenziava, diceva la sua, senza pietà alcuna.
Il passato non si cancella, il perduto non si recupera, però, ci dice Vittoria Saccà, la vita vive.
Una speranza, dunque, vuole che ci accompagni: che uomo e donna sappiano rispettare le volontà e la libertà l’uno dell’altra…
Un esame a parte meriterebbe il corposo saggio che Nicola Rombolà pone a corredo finale del romanzo – La violenza al corpo della donna: parto del corpo della violenza.
Precisione e vastità della citazione e dell’uso critico e appropriato delle fonti letterarie e filosofiche, funzionalmente a un ragionamento amplissimo che accompagna il lettore nella lettura delle vicende della nostra società a smascherare e lasciare nudo il re della violenza.
Written by Katia Debora Melis