“Humpty Dumpty” e “Poema & Oggetto” di Giulia Niccolai: la poesia visiva e concreta

Uno dei trait d’union tra Neoavanguardia/Gruppo 63 e l’avanguardia poetica degli anni Settanta e Ottanta in Italia fu l’opera di promozione culturale svolta da Adriano Spatola (1941-1988) e Corrado Costa (1929-1991).

Humpty Dumpty di Giulia Niccolai
Humpty Dumpty di Giulia Niccolai

I due, assieme a Giorgio Celli, fondarono a Reggio Emilia nel 1964 una rivista, “Malebolge”, che, pur con soli quattro numeri pubblicati fino al 1967, fu uno dei canali di divulgazione delle ricerche letterarie in atto, non solo per i testi poetici e narrativi proposti, ma anche per la pubblicazione degli interventi tenuti nei diversi convegni del Gruppo 63 che si svolsero in quegli anni.

Nel 1967 Spatola fu poi uno degli ideatori delle Edizioni Geiger, la cui attività – inaugurata da un’antologia di testi sperimentali (edita in 300 copie realizzate letteralmente in maniera artigianale) – sarebbe rapidamente divenuta uno dei poli di riferimento per la ricerca poetica della nuova generazione.

Una delle prime sillogi pubblicate dalle Edizioni Geiger fu, nel dicembre 1969, Humpty Dumpty di Giulia Niccolai, fondatrice tre anni dopo – assieme a Spatola, all’epoca suo compagno – della rivista “Tam Tam”, anche qui con la complicità di Corrado Costa.

“Tam Tam” fu antesignana di tutta una serie di periodici, spesso nati in provincia (“Altri Termini”, “Anterem”, “Tracce”, “Zeta”…), che negli anni Ottanta avrebbero promosso la giovane ricerca poetica d’avanguardia “di nicchia” – come si direbbe oggi – rispetto alla pubblicistica letteraria più ufficiale.

Nel 1981 il marchio Geiger fu definitivamente sostituito, anche nei volumi di poesia, dalle Edizioni Tam Tam, fino al cessare delle pubblicazioni sopravvenuto nel 1989.

Giulia Niccolai, nata a Milano nel 1934 da madre statunitense e padre italiano, dopo aver lavorato per una decina d’anni come fotografa collaborando con riviste italiane e straniere, nel 1966 aveva pubblicato presso Feltrinelli il suo primo romanzo, Il grande angolo. Autrice bilingue, negli anni Ottanta si sarebbe distinta anche per traduzioni da Gertrude Stein, Virginia Woolf e Dylan Thomas.

In Humpty Dumpty, una plaquette di 36 pagine, la Niccolai si ispira al protagonista di una filastrocca inglese, personaggio ripreso da Lewis Carroll in Attraverso lo specchio dove, in un celebre dialogo, illustra ad Alice il proprio libero ed arbitrario uso delle parole.

L’autrice si diverte quindi a estrapolare frasi da Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio intessendo variazioni di poesia visuale e concreta, ovvero usando in maniera “pittorica” le lettere costituenti le parole, o assemblando caratteri tipografici con font e formati diversi.

Si “raddoppia” così il gioco di nonsense e calembour che pervade i testi di Carroll e abbiamo, ad esempio, “a long tale” (“un lungo racconto”) rappresentato da una colonna verticale di tale alla cui base appare la parola tail (“coda”, che si pronuncia in maniera identica); oppure la parola cheeeeeeeeeeeeese (lett. “formaggio”, ma si usa gergalmente per chiedere al soggetto di una fotografia di sorridere) disposta a mezzaluna a mo’ di sorriso, come quello del Gatto del Cheshire

Poema & Oggetto di Giulia Niccolai
Poema & Oggetto di Giulia Niccolai

Sempre per le Edizioni Geiger, dopo la raccolta di “nonsense geografici” Greenwich uscita nel 1971, fu la volta nel 1974 di Poema & Oggetto. Qui, oltre alle poesie visuali realizzate coi caratteri tipografici e spesso basate su giochi di parole o su mise en abyme autoreferenziali di ascendenza magrittiana (da “write rigt wrong” – ovvero “scrivere giust sbagliato” – a “whole/hole”, dove la w mancante crea dei buchi in una fitta testura dattiloscritta; da “type tapestry”, un rettangolo anch’esso fittamente dattiloscritto con le parole type, tapes, try, tapestry ripetute fino ad apparire come la maglia di un tessuto, al rigo “– – -cut- – -along- – -the- – -dotted- – -line” con la metà inferiore cancellata, seguendo appunto la linea tratteggiata), vi sono veri e propri oggetti concreti inseriti nel libro, anche questi in funzione tautologica.

Non si tratta ancora di quel che sarà il libro-oggetto propriamente detto – ovvero un manufatto tridimensionale che in qualche modo inglobi e rappresenti il testo poetico – ma ne è, per così dire, un antecedente storico.

Il continuo ritornare, lungo tutto il testo, del numero cinque, spesso in connessione con le lettere della parola poema, culmina nell’“Omaggio a Rimbaud”, dove sulle parole vowel rimbaud un intervento a pastello colora le vocali secondo l’incipit della famosa poesia “Voyelles” del poète maudit.

A quasi cinquant’anni di distanza, si può ben dire che l’intelligenza e la creatività della Niccolai abbiano reso queste invenzioni concettuali dei veri e propri capolavori del genere. Semmai possono lasciare perplessi gli epigoni che ancora oggi propongono con molta meno genialità lo stesso tipo di operazioni – ma questo è, del resto, un problema comune a molte avanguardie del panorama attuale.

D’altro canto, bisogna anche sottolineare come la giocosità e l’ironia, che caratterizzano la produzione della poetessa milanese, non abbiano giocato a suo favore nel riconoscimento pieno da parte di un’intellighenzia italiana spesso diffidente rispetto a una letteratura non seriosa (si veda, in tutt’altro contesto e epoca, il caso Camilleri).

Divertente che la stessa Giulia Niccolai, rispondendo a due suoi giovani esegeti, abbia scritto nel 2007:

Mi risulta molto difficile tentare di aggiungere qualcosa anche perché – lo confesso –

dopo tutto questo tempo, io ho perso interesse nella poesia visiva – anche nella mia –

e in qualche modo la faccenda non mi riguarda più. Ma, come vi ho già scritto, sono

felice e divertita che mi abbiate “scoperto” e riportato alla luce ora che ho 73 anni e

sono una monaca buddhista da 18! Chi poteva mai immaginarselo?

Giulia Niccolai
Giulia Niccolai

Nel 1990, infatti, dopo essersi avvicinata al buddhismo, la Niccolai aveva preso gli ordini durante un soggiorno in India.

La poesia di Giulia Niccolai ha successivamente attraversato ulteriori fasi, giungendo infine a una peculiare forma di brevi racconti in versi (quasi fotografie, si potrebbe dire) di epifanie quotidiane: i Frisbees – come ha voluto chiamarli l’autrice – in cui appare evidente anche l’influenza della sua rinnovata visione del mondo.

Pochi anni fa l’intera produzione poetica della Niccolai è stata raccolta in Poemi & Oggetti, a cura di Milli Graffi (Le Lettere, 2012), e nel 2014 è stato riproposto dalle Edizioni Oèdipus il romanzo Il grande angolo, in una nuova edizione riveduta dall’autrice.

 

Written by Sandro Naglia

 

 

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