“Come un delfino” di Gianluca Pirozzi: la questione sentimentale delle coppie omosessuali
“Anche tutta la vita, la mia intendo, è sempre stata proprio come quella di un delfino: un’alternanza di interminabili momenti in fondo al mare e poi riemergere per brevi istanti.”

Un delfino. Così si sente Vanni, il protagonista di Come un delfino (Giulio Perrone Editore, 2019, pp. 361), intenso e struggente romanzo di Gianluca Pirozzi.
È Vanni a narrare in prima persona le vicende autobiografiche in una prospettiva omodiegetica che conferisce all’opera il mood narrativo di un diario. Un diario intimo e intimista in cui il dato emozionale dialoga alla pari con l’intreccio e il tempo interiore non è meno importante di quello esteriore.
Vanni appartiene a una famiglia della borghesia napoletana; madre traduttrice, padre scultore, ha un fratello, Maso, che adora e con cui vive in simbiosi, e una sorella, Martina.
L’atmosfera in casa è spesso tesa e carica di elettricità a causa del carattere spigoloso e ruvido di Ettore, il genitore, incline a scatti d’ira e sempre polemico.
Il punto di non ritorno nella vita della famiglia è costituito dalla morte di Maso in seguito a un gioco sulla neve con Vanni che, invece, ne esce incolume ma che coverà sempre un profondo senso di colpa.
Per lenire il dolore, Vanni si trasferisce da Chiara, un’amica dei suoi. Qui il giovane si rifugia nello studio e nella lettura. Terminato il liceo, egli si iscrive alla Facoltà di Economia a Roma.
La trasferta nella Capitale inaugura un nuovo corso nella vita di Vanni. Nell’estate 1984 egli incontra Federico; questo giovane, verso cui Vanni prova una forte attrazione, diventa il suo primo compagno. In seguito al tradimento di Federico, Vanni lo lascia e riprende in mano le redini della propria esistenza.
Quando conosce Piermaria il suo cuore ricomincia a battere ma solo per poco tempo perché la relazione naufraga di lì a poco. Vanni si tuffa nel lavoro; proprio dalla finestra del suo ufficio vede un uomo che lo colpisce molto.
Il caso gli permette di fare la sua conoscenza: è Tiago, corrispondente spagnolo di «El País». Presto scoppia l’amore ma la neocoppia è costretta a vivere una storia a distanza per motivi lavorativi.
Il sentimento è così saldo che i due uomini progettano di avere un figlio. Il loro desiderio si realizza grazie alla collaborazione dell’amica Amandine che si offre come ʻportatriceʼ dell’embrione. Quando nasce la piccola Tea Vanni e Tiago toccano il cielo con un dito; sono ormai una vera famiglia e adorano la loro piccola.
Ma la vicenda si arricchisce di un nuovo, inaspettato capitolo. Cosa succederà loro? Chi o cosa si frapporrà alla loro gioia?
Il tessuto connettivo sotteso al romanzo di Pirozzi sono i sentimenti, le risonanze emotive di ogni accadimento; l’amore per la madre e quello tortuoso ma pure vivo per quel padre irascibile, l’adorazione per quel fratello che è quasi un altro suo arto, la passione per i propri compagni, la dolcezza struggente verso la figlioletta. Ma anche il dolore della perdita.
Vanni è un personaggio di grande sensibilità, suscettibile agli umori di chi gli sta accanto. La parola chiave della sua vita è “accettazione”. Desidera compiacere il padre, farsi accettare da lui, ottenere la sua approvazione; ma deve anche superare una prova forse ancora più difficile, cioè accettare se stesso, la sua “diversità” che lo rende unico e speciale.
“Prova a non pensare che devi assomigliare per forza a qualcuno e che la tua accettazione non dipende dall’approvazione di tuo padre, tua madre, mia o di qualcun altro. Creati la vita che ti piace, cercando di capire chi sei non rispetto a qualcuno ma rispetto a te.”
Anche da adulto Vanni si porta dietro le ferite inflitte da quella famiglia di origine adorata ma lacerata da malumori e incomprensioni.
In filigrana, dietro ogni relazione che intreccia, si cela il rapporto conflittuale e irrisolto con il padre.
Il dolore per la morte di Maso sfocia nel senso di colpa non solo perché Vanni è schiacciato dal peso della sua responsabilità nell’incidente ma anche perché, a differenza del fratello, egli è sopravvissuto. E questo senso di colpa, soffocato a fatica, ogni tanto riemerge, rialza la testa. Così nel rincorrere la felicità, nell’avvicendarsi dei suoi compagni, nel desiderio di formare una famiglia, Vanni è spinto inconsciamente dalla volontà di ricreare, stavolta sotto il segno dell’armonia, quella, imperfetta, di origine.
I tre amanti di Vanni rappresentano altrettante fasi della sua vita. Federico è l’amore giovanile, idealizzato, ingenuo, infranto. Piermaria è una meteora, il sentimento mosso solo da un canto leggero. E poi, finalmente, l’amore totalizzante, appagante, che ha il volto di Tiago; quell’amore maturo che dice “Ho bisogno di te perché ti amo”.

La questione etica delle coppie omosessuali e del loro diritto di avere figli è un altro grande nucleo tematico. Con estrema delicatezza Pirozzi ci porta nel cuore delle dinamiche sottese alle relazioni tra persone dello stesso sesso, e lo fa senza voyeurismo ma con discrezione.
Per contro, con lo stesso garbo, si cala nei panni di una donna che per generosità e amicizia accetta di portare in grembo il figlio di un altro. Quelle stesse donne che spesso non vengono comprese e contro cui, a volte, si scagliano gli strali del pregiudizio e del bigottismo di una falsa morale.
La prosa di Pirozzi è una prosa “seria”, che non vuol dire ‘seriosa’ o greve; è una scrittura fresca ma lapidaria che con la sua apparente leggerezza ci inchioda al muro e ci costringe a interrogarci. E questa è la sua forza.
Chi siamo noi per giudicare? Che ne sappiamo di quanto amore alberghi nel cuore di due uomini o donne che si sono scelti? Che ne sappiamo di quanto possano amare una creatura che disperatamente hanno voluto?
La penna di Pirozzi sfiora le corde delle emozioni più profonde con estrema gentilezza e di certo il suo romanzo non lascia indifferenti. Quegli interrogativi sopravvivono all’ultima pagina, auspicio per una società più tollerante che sappia guardare oltre la superficie e dentro l’anima di chi è grossolanamente definito ‘diverso’.
Written by Tiziana Topa