“Romeo e Giulietta” di Franco Zeffirelli: da William Shakespeare a Leonard Whiting ed Olivia Hussey
“O mio Amore, mia sposa! La morte, che ha già succhiato il miele del tuo respiro, nulla ha potuto sulla tua bellezza. Ancora non sei vinta e l’insegna di bellezza, sulle labbra e sul viso, è ancora rossa, e la pallida bandiera della morte su te non è distesa. O amata Giulietta, perché sei ancora bella? Ti ama forse la morte senza corpo? Occhi, guardatela un’ultima volta, braccia, stringetela nell’ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa. Vieni, amara guida, vieni, scorta ripugnante…”
La più celebre storia d’amore di tutti i tempi è stata portata in scena numerose volte; sia in rappresentazioni teatrali come in trasposizioni cinematografiche.
Fra queste, un adattamento virtuoso di Romeo e Giulietta è quello del regista Franco Zeffirelli realizzato nel 1968.
Le vicende che animano la narrazione sono conosciute ai più, e celebrate dall’abilità creativa del grande drammaturgo William Shakespeare, di cui il 23 aprile, probabilmente, ricorre il giorno della nascita.
“Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?”
Considerato dalla critica come uno dei più grandi autori di tutti i tempi, non è facile inquadrare la ampia produzione artistica di Shakespeare, che annovera drammi, tragedie e commedie a cui ha prestato la sua abilità creativa, divenendo il maggior rappresentante teatrale dell’epoca elisabettiana.
“Il mio unico amore spunta dal mio unico odio ora so chi sei e non posso tornare indietro, mostruoso la nascita di questo amore proprio per il nemico più odiato”.
Gli elementi biografici che lo riguardano sono scarsi, più che altro aneddoti e fatti, alcuni dei quali senza alcun sicuro fondamento.
Il 1564 è l’anno che vede la sua nascita, ma sul giorno, il 23 aprile, non vi è certezza. Semmai è una data assegnata alla tradizione.
È il 1582 quando sposa Anna Hathaway da cui avrà tre figli, uno dei quali morirà in giovanissima età.
Anche se inizialmente il pubblico non risponde con prontezza alle performance del capace drammaturgo che si rivelerà essere, in seguito, la sua ampia produzione gli assicura un’indubbia fama, riconoscendolo come un poeta rinascimentale dalle numerose e amabili prestazioni teatrali. A celebrarlo come tale sono due poemetti d’amore: Venere e Adone, e Lucrezia violata, oltre ad alcuni sonetti.
Inizialmente Shakespeare si cimenta nell’attività di attore, ma quando da Stratford-on-Avon si trasferisce a Londra, si dedica a scrivere soprattutto i testi dei suoi lavori, i quali gli daranno grande visibilità.
Il maggior pregio da attribuire a Shakespeare è quello di avere adattato al teatro, con geniale libertà, vicende e drammi storici, cronache e novelle reinterpretate e già note ai suoi tempi.
Ha attinto al mondo classico come a quello a lui contemporaneo, mescolando comico e tragico, sublime e grottesco con personaggi spettacolari, e presentando nel bene come nel male la visione di un mondo cupo, folle e sibillino.
Nelle commedie ha cercato il realismo con una tendenza al fiabesco, al fantastico, alla festosità.
Rivisitate successivamente in chiave moderna e prestate alla cinematografia americana degli anni ‘50 e ’60, e ispirate alla cosiddetta Commedia degli errori, durante le quali una serie di equivoci fanno da trama e da filo conduttore al contempo, di queste pellicole.
Nelle tragedie, invece, ha disegnato sentimenti mossi da passioni e animate da forti pulsioni. Da aggiungere, che la sua lingua è ricca, creativa, carica di pathos e di inventiva.
“Lasciarti è una pena così dolce che vorrei dire addio fino a domani”
L’originalità di Shakespeare consiste nell’aver saputo coniugare le diverse forme teatrali del suo tempo in opere di grande respiro ed equilibrio, dove il tragico, il comico e l’amaro, insieme al gusto per il dialogo serrato e per l’arguzia, sono presenti in un’efficace commistione.
Mentre, la sua modernità è testimoniata dal fatto che molti film e altre performance, ad esempio alcuni musical, si sono ispirati alle sue opere.
È il caso, ad esempio, di West Side Story: altro non è che una riproposizione del dramma di Giulietta e Romeo.
“Ho il mantello della notte che mi nasconde… però se non mi ami fai pure che mi trovino… sarebbe meglio morire per mano loro che continuare a vivere senza il tuo amore…”
Da non trascurare, che anche l’universo musicale ha prestato molta attenzione a Shakespeare; molti suoi testi hanno infatti ispirato opere liriche di ampio respiro.
Per quanto riguarda l’iconografia di Shakespeare è piuttosto incerta e non fornisce molte informazioni utili per risalire alla sua identità fisica.
“Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente…”
Ma, per tornare all’adattamento cinematografico di Romeo e Giulietta realizzato da Franco Zeffirelli, è inevitabile un accenno alla Verona del Cinquecento, contesto storico che vede i due protagonisti dibattersi fra enormi difficoltà.
“Quando non sarai più parte di me, ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelline, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte…”
Fonti attendibili attestano che le vicende vissute dai due giovanissimi personaggi ebbero luogo nel 1303, periodo in cui Verona era governata dagli Scaligeri, casato di ricchi mercanti.
Ad animare la vita delle famiglie veronesi, acerrime nemiche fra loro, sono lotte intestine che vedono i loro appartenenti scontrarsi in maniera forte, così divisi nelle fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini.
Vicende drammatiche che vedono scontrarsi anche i Capuleti e i Montecchi, famiglie di appartenenza dei due innamorati.
Da ricordare, che Dante Alighieri, esule e ospite tra il 1303 e il 1304 di Verona, riferisce i fatti nel canto VI del Purgatorio:
“Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:
color già tristi, e questi con sospetti!”
Invece, l’origine letteraria delle vicissitudini di Romeo e Giulietta sarebbe da collocarsi intorno al 1530 quando, in un’opera piuttosto verbosa, la quale già contiene tutti gli elementi immortalati poi da Shakespeare, vengono rese note le vicende drammatiche di cui i due ragazzi sono protagonisti.
Narrazione questa, diffusa dalla letteratura popolare che raggiunge tutta l’Europa.
È il 1569 quando anche Shakespeare rappresenta un suo adattamento della tragedia di Verona, destinandola a divenire un’icona nell’immaginario collettivo di ogni tempo.
“Il mio cuore aveva mai amato?… Occhi rinnegatelo, perché non hanno mai visto la bellezza fino ad ora!”
Ma, veniamo brevemente alla trama storica della narrazione di Romeo e Giulietta. Fra le famiglie dei Montecchi e dei Capuleti, animate da un’accesa rivalità, è in corso una faida che insanguina la città di Verona.
Mascherato, Romeo Montecchi (Leonard Whiting) partecipa ad una festa nella casa dei Capuleti, dove ha modo di conoscere Giulietta (Olivia Hussey) di cui s’innamora perdutamente.
“Perché questo litigioso amore, o amore odiato, tutto quanto dal nulla fu creato, vanità seria, pesante leggerezza, disarmonico caos di forme belle…”
Intrappolati in un sentimento d’amore esclusivo, i due si dibattono fra enormi difficoltà per coronare il loro sogno d’amore.
Ovviamente, le due famiglie non approvano l’unione e tanto meno un eventuale vincolo matrimoniale, il quale viene ostacolato con ogni mezzo.
A unirli in matrimonio, in gran segretezza, avrebbe provveduto un frate, tale fra Lorenzo, che ricopre un ruolo importante nella drammatica vicenda, che non ha un lieto fine, come molte storie d’amore che si rispettino. Ma che vede naufragare nel peggiore dei modi il progetto d’amore dei due innamorati.
In seguito a un duello, in cui perde la vita un cugino di Giulietta, Romeo viene bandito dalla città, e dopo aver passato la notte con l’amata si allontana da Verona. Ma, nelle intenzioni del padre di Giulietta non può essere Romeo lo sposo della figlia. Perché il suo obiettivo è farle sposare il conte Paride.
La giovane finge di assecondare il padre, ma alla vigilia delle nozze, d’accordo con frate Lorenzo, si nutre di un narcotico che le procura una morte apparente. Frate Lorenzo promette a Giulietta di avvisare di tale gesto Romeo, e che al suo risveglio il giovane l’avrebbe portata a Mantova.
Messo in atto il piano, molto poco sensato per la verità, da parte della giovanissima Capuleti, la ragazza cade in un sonno profondo.
Se non fosse che Romeo non riceve alcuna notizia del gesto sconsiderato della sua amata: il messaggero, infatti, è stato trattenuto in città perché sospettato di contagio. Non ha quindi potuto comunicare con il Montecchi, che soltanto in seguito avrà notizia dell’azione di Giulietta.
Il giovane, disperato, credendola morta corre al suo capezzale. Qui, s’imbatte in Paride e in cruento duello lo uccide. Poi, colpito dalla posa solenne di Giulietta, credendola morta, si dà anch’esso la morte con un potente veleno.
A Giulietta, quando si desta da quella forma di letargia, consapevole che non avrebbe mai potuto vivere senza il suo Romeo, non resta che seguire la sorte del giovane con cui avrebbe voluto dividere l’esistenza, e che invece un destino crudele ha separato per sempre.
Di fronte a una tragedia che non ha giustificazioni e neppure alcuno scopo, alle due famiglie non rimane che deporre le armi e riappacificarsi, vittime anch’esse dell’inutile sacrificio.
“Sorgi bel sole e uccidi l’invidiosa luna che è già fiacca e pallida, invidiosa di te sua ancella che sei più bella di lei. Smetti di servirla quell’invidiosa!”
Capolavoro della cinematografia, Giulietta e Romeo di Franco Zeffirelli è film confezionato in un insieme armonico di bellezza, avventura e azione, il tutto a esprimere la straordinaria capacità del regista di tradurre il fascino del teatro in un adeguato registro cinematografico.
Realizzato con somma fedeltà al dramma originale, grazie anche alla ricostruzione all’epoca dei fatti, il film è opera di uno spettacolare estetismo proprio del grande Zeffirelli.
Ed è in virtù di un eccellente ritmo narrativo che la pellicola offre un punto di vista e un taglio di estrema modernità, attuale ancora oggi. A decretare il successo del film è stata, inoltre, anche la scelta dei due protagonisti, giovanissimi, come vuole all’origine il dramma shakespeariano.
Splendida la colonna sonora realizzata per mano di Nino Rota, il cui testo, e probabilmente la musica all’origine, sono di San Francesco d’Assisi.
Numerosi i riconoscimenti tributati al film, fra cui il David di Donatello per la regia, e la targa d’oro alla protagonista femminile per l’abilità interpretativa di alto spessore.
“Occhi, guardatela un’ultima volta, braccia, stringetela nell’ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa”.
Written by Carolina Colombi