“Jan Karski: l’uomo che scoprì l’Olocausto” di Lelio Bonaccorso e Marco Rizzo: i campi di concentramento e la verità
Ci sono nomi che passano alla storia.
Nomi di cui i libri sono pieni e se ne lodano imprese e gesta, battaglie comprese.
Nomi che impariamo a memoria sui banchi di scuola.
Poi c’è un nome che leggo sulla copertina di un fumetto Jan Karski, il cui vero nome era Jan Kozielewski, e mi ricordo di averne già sentito parlare.
Lo collego al periodo storico della Seconda guerra mondiale perché sulla copertina c’è scritto “l’uomo che scoprì l’Olocausto” e mi chiedo come sia possibile che soltanto lui sia venuto a conoscenza del più atroce delitto contro il genere umano prima di tutti gli altri.
Leggo il libro “Jan Karski: l’uomo che scoprì l’Olocausto” (Rizzoli Lizard) e mi informo per saperne di più.
La graphic novel è stata scritta da Marco Rizzo e disegnata da Lelio Bonaccorso.
In poche righe posso sintetizzare la sua vita rocambolesca: Jan Karski è stato un militare polacco, prima catturato dai russi e poi prigioniero tedesco. Fuggito, ritorna a Varsavia e diventa parte attiva della resistenza.
Diventa prima un infiltrato in Francia dove cura i collegamenti con la Polonia, poi viene fatto prigioniero dalla Gestapo e riesce ad evadere dall’ospedale grazie all’aiuto di altri partigiani.
Partecipa alle attività della Armia Krajowa, resistenza polacca durante l’occupazione nazista.
Diventa collegamento tra la Polonia e Inghilterra. Prima di portare informazioni a Churchill viene convinto da alcuni ebrei ad entrare di nascosto nel ghetto di Varsavia per raccogliere dati ed informazioni.
Dopo quello che vide la questione degli ebrei gli sembrò più seria di quella dei polacchi e volle entrare anche in un campo di concentramento, forse Belzec.
La cosa che sicuramente è più incredibile in tutta questa storia è la mancanza di ascolto da parte di Churchill e Roosvelt e del governo americano quando riesce a portare la testimonianza del suo rocambolesco viaggio all’interno dell’incubo peggiore.
Nessuno crede alle sue parole, o meglio, non c’è necessità politica di credere alla sua verità, né per i suoi compatrioti polacchi che lo vedono quasi come una minaccia alla loro stessa causa, né per gli altri governi che vedono gli ebrei come un problema minore.
Tutta la vicenda verrà poi trascritta in un libro memoriale dello stesso Jan Karski edito in italiano da Adelphi dal titolo “La mia testimonianza davanti al mondo: storia di uno stato segreto”, dal quale la graphic novel estrapola la trama e la rende propria modificando alcuni personaggi ed eliminando vicende troppo macchinose.
La storia di Karski è molto articolata e viene tagliata in più parti all’interno del fumetto, questo si nota, la narrazione perde fluidità e anche ritmo a metà della lettura, però mantiene un centro di interesse grazie all’uso del colore, grigi marroni, e alla caratterizzazione grafica dei personaggi.
Alcuni elementi sono stati inseriti ex novo, il nemico nazista e l’amata Joanna ad esempio, ma non riescono ad essere personaggi chiave, in fondo l’unico vero protagonista della vicenda è Jan che regge sulle sue spalle, come un vero eroe moderno, il peso della verità che solo lui ha visto.
Sicuramente raccontare a fumetti una storia come la sua non è stata impresa facile, ma di sicuro è importante conoscere questi protagonisti del nostro tempo che a loro rischio e pericolo hanno sacrificato la loro vita a favore della giustizia.
Un nome, il suo, da ricordare per quello che ha fatto e per ciò in cui ha creduto fino alla fine.
Written by Gloria Rubino