“Il Macellaio” di Sándor Márai: un eroe che nacque distopico e morì tale e quale

Una cosa brisa[1] facile da leggere. Anche se corta. Io l’ho letta mentre andavo in treno a Genova.

Il Macellaio di Sandor Marai
Il Macellaio di Sandor Marai

Un tale, il cui nome non ha poi tanta importanza, era stato concepito il giorno in cui i genitori erano andati al circo, dove una domatrice di orsi bianchi aveva infilato la testa tra le fauci di una femmina, che poi l’aveva sbranata.

Il tipo nasce poi in una famiglia, dove il padre fa il sellaio, la madre non c’è più, perché è morta di parto, ma in cambio c’è una balia che gli dà il latte e gli fa poi da mamma.

Il ragazzo cresce normale e senza grandi affetti, né ricevuti né dati, né particolari eventi che vale la pena di raccontare. Anzi, uno ce n’è: quella volta che, per gioco, tenendo ferma, con le sue mani quasi adulte, una bimba rachitica, lui le dà tanti di quei colpi, ma tanti, che chissà!, e uno anche in testa, così forte che lei perde i sensi e che gli esce poi un po’ di sangue da tutte le parti, ma poi non muore brisa, ma ci vedrà storto da un occhio e balbetterà un po’ per tutta la vita che le resta.

Il ragazzo cresce forte, ma non legge brisa libri ed è privo di pensieri profondi. Sente, dentro la sua testa, che vorrebbe fare il macellaio. Col padre va poi a Berlino e riesce a entrare in un mattatoio.

Lui ama molto uccidere e squartare i bovini. Quando viene chiamato alle armi, si sente molto a suo agio, perché c’è la Grande Guerra, come se ce ne fossero poi anche di piccole o di mediocri. Si trova assai bene negli assalti corpo a corpo, con la baionetta che è pronta a offendere.

Fa un po’ di carriera come caporale e poi diventa un giorno sergente. Essendo molto valente negli scontri corpo a corpo e nelle violenze, specie quando passano nei paesini e li rivoltano come guanti, gli danno prima una e poi un’altra croce di ferro (al merito).

Non ha brisa paura di nulla, lui. Gli piace correre all’assalto e uccidere e poi sedersi, una volta finito l’assalto. È un modo normale di passare il tempo.

Il Kaiser in persona gli fa poi addirittura un encomio. E quando lui si congeda, gli dispiace, ma poi torna a Berlino e si reca una volta al suo paese, a cercare un baule di famiglia, presso la casa avita, che era rimasta là, dai nuovi padroni.

Glielo buttano quasi addosso, il baule, e lui lo esamina quando è in strada. Prende poi quello che gli pare degno di essere recuperato e se ne torna nella capitale, dove decide poi di non fare null’altro per campare che aspettare tempi migliori.

Vive di rendita grazie all’eredità paterna, ma poi i soldi finiscono (tot à fin, tutto ha fine) e lui non sa brisa che fare più. Incontra una puttana molto dolce e non se ne innamora, ma gli è grato quando lei ogni tanto gli allunga un po’ di grana. Non si sa perché, ma forse perché gli gira, una volta che la ospita, lui si entusiasma come un matto a raccontarle le sue vicende di guerra e alla fine la sgozza col coltello che aveva trovato nel baule. Viene arrestato e prima di essere condannato s’impicca.

Tot à fin! A gh’è pio’ teimp che veta! C’è più tempo che vita!

Sándor Márai
Sándor Márai

Questa storia però non esiste brisa. Se l’è inventata quel Sándor Márai. È una distopia molto surreale. Il tale di cui ho narrato le gesta è un eroe che nacque distopico e morì tale e quale. Non è brisa colpevole, perché non si sente tale. Se ha poi ucciso (per finta, in realtà per lui non era brisa sangue umano, ma bovino), ci sarà stato ben un motivo.

 

“Nell’attimo successivo l’orsa serrò le fauci. La cosa non produsse alcun suono…

“Si udì una detonazione, seguita immediatamente dall’urlo di mille voci in preda al terrore…”

“Nacque di dieci mesi e con i denti. Il parto costo la vita alla madre…”

“Stava vicino alla carcassa e osservò con occhi ardenti come le si avventavano sul collo con seghe e coltelli: il sangue sgorgò con un fiotto abbondante, le interiora schizzarono fuori dalle costole, e di lì a poco la testa del bovino, tranciata rozzamente via dal corpo, giacque accanto al tronco. Uno dei garzoni del macellaio cavò gli occhi dalla testa e li gettò in mezzo al cortile…”

“Gli occhi sulla piastra arroventata del caminetto…”

“… gli occhi nudi e solitari del bovino si illuminarono per un attimo sulla piastra rossastra…”

“‘La carogna stava fuori’ raccontava con eloquio lento e impacciato ‘ma gli occhi ancora scoppiettavano…’ “… propose di giocare ad ammazzare il bue…”

“… partirono alla ricerca del bue, che ben presto individuarono nella persona di una gracile e rachitica bambina di nove anni…”

“Prima di sferrare il colpo Otto si fece rosso come un gambero, lanciò un urlo rauco e colpì la sventurata alla testa con una violenza tale che questa stramazzò con gli occhi rovesciati all’indietro, e subito cominciò a uscirle sangue dalle orecchie, dal naso e dalla bocca. La bambina fu abbandonata riversa sulle stoppie…”

“… muggiti terrorizzati delle bestie, sordi schianti e imprecazioni, e il sangue fluiva in rigagnoli densi e neri attraverso scanalature praticate sul pavimento, stavano giovanotti dal volto imbrattato di sangue…”

“… senza mostrare il minimo segno di ripugnanza o sconcerto chiacchierava con i giovanotti con le mani lorde di sangue e non storceva neppure il naso nel sentire gli odori assurdi che…”

“… il cosiddetto ‘brindisi di sangue’, che non consisteva in altro che nel bere qualche sorsata del sangue fumante del bovino appena abbattuto…”

“… in un’altra trincea, nella quale tra fango, sporcizia e oggetti sudici giacevano cadaveri di serbi…”

“… quella correlazione gli divampò dinanzi come un’esplosione. ‘Io sono un macellaio,’ pensò, emozionato per l’improvvisa illuminazione ‘anche questo accanto a me è un macellaio, siamo tutti macellai, e bisogna aprire la pancia alle bestie con un coltello…”

“La lama affondò morbidamente, poi incontrò qualcosa di solido, qualcosa attirò a terra l’arma e poi anche lui, che cadde su un corpo caldo…”

“Estrasse la baionetta…”

“La lama era sporca di sangue e di fango…”

“… il volto che gli apparve dinanzi agli occhi, a mezzo metro di…”

“… somigliava davvero poco al ritratto che conosceva…”

“Hai fatto bene il tuo dovere, figliolo…”

“… io, si ripeteva il macellaio, ho fatto bene il mio dovere. Io sì che me ne intendo…”

“… durante la guerra si era disabituato alle donne…”

“… delle donne aveva paura…”

“… aveva di che vivere, andava blaterando, brisa gli toccava ammazzare buoi…”

 “‘Come si può andare avanti cosi, a macellare pecore’…”

“Prese il coltello tascabile e altri oggetti domestici inutili…”

“… un quadro incorniciato, con il vetro rotto e sporco, un’immagine familiare che gli rievocò la sua infanzia…”

“Intuiva che doveva fare qualcosa per l effigie, se non proprio nel Suo interesse, almeno nel Suo spirito…

“… di dover compiere un azione a Lui gradita…”

“Conobbe Marta in una giornata di novembre….  “

“Cominciò persino ad affezionarsi a quella ragazza divertente e gradevole…”

“‘… e ci muoviamo…’ disse poi. ‘Mi metto a correre nel fango, e all’improvviso sento che un serbo mi viene incontro…. Allora alzo la baionetta… così…’ La ragazza si alzò in piedi… ”

“ ‘… e allora prendo la baionetta… e gliela ficco in corpo… cosi…’ Sente il grido e sorride…”

“Fu incriminato per sette omicidi, sette donne uccise e fatte scomparire…”

“… vittime, che tagliava a pezzi per poi avvolgerli con carta di giornale prima di gettarle nella Sprea…”

“… il procuratore gli chiese se si sentisse colpevole, con grande e sincero stupore rispose di no.”

 

Written by Stefano Pioli

 

Note

[1] In dialetto emiliano: avverbio di negazione “mica”.

 

Bibliografia

Sándor Márai, Il Macellaio, Adelphi

 

Info

Leggi la recensione de “Le braci”

 

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