I Cavalieri di Malta, Dragut Rais e il Grande Assedio del 1565

“Ordine a Thurgut Paşa
Per la conquista della Fortezza di Malta ho nominato Comandante in Capo il mio Vizir Mustafà Paşa, e Capitano della flotta il Beylerbeyi dell’Arcipelago Piyale Paşa. Poiché ho completa fiducia in te, voglio che in questa spedizione tu aiuti i miei soldati, e che collabori con i Capitani alla testa dei Leventi volontari a questa campagna.” –
Solimano il Magnifico, lettera a Thurgut Paşa del 29 ottobre 1564

Cavalieri di Malta - Ordine San Giovanni
Cavalieri di Malta – Ordine San Giovanni

L’Isola di Malta e il Sacro Ordine dei Cavalieri di Malta ricoprirono un ruolo di grande rilevanza strategica nel corso del 1500 nella guerra fra Ottomani e Cristiani per il dominio sul Mar Mediterraneo.

Quando l’Ordine dei Cavalieri Ospedalieri (o di San Giovanni) fu ricostituito con il nuovo Ordine dei Cavalieri di Malta, nel 1530 la loro azione contro la flotta ottomana spinse il Sultano Solimano il Magnifico a radunare una massiccia flotta che venne inviata contro di loro.

L’ordine di attacco sopra citato, indirizzato a Dragut (Thurgut Paşa: Bodrum, 1485 – Gozo, 25 giugno 1565), è uno dei tre documenti storici a firma di Solimano che si sono conservati fra gli archivi di Istanbul e Malta relativamente alla preparazione del contingente che avrebbe attaccato l’isola.

Prima di ripercorrere i drammatici giorni del Grande Assedio, è opportuno contestualizzare adeguatamente la storia dei Cavalieri di Rodi e del loro arrivo sull’Isola di Malta.

Nel dicembre del 1522, l’Isola di Rodi fu pesantemente attaccata e conquistata dalle armate del Sultano Solimano il Magnifico (Trebisonda, 1494 – Szigetvár, 1566). Ai Cavalieri Ospitalieri superstiti e a circa 3000 abitanti di Rodi che non vollero piegarsi ai Turchi, fu concesso di ritirarsi dall’isola con le loro navi, con le quali giunsero a Civitavecchia, l’arsenale della flotta pontificia.

Il Papa Clemente VII, dietro richiesta del Gran Maestro Philippe Villiers de L’Isle-Adam, concesse loro la città di Viterbo, che grazie alla presenza dei Cavalieri, conobbe un periodo di grande sviluppo, e solo grazie alla loro presenza, nel 1527 fu risparmiata dai Lanzichenecchi che invasero l’Italia Centrale concludendo le loro incursioni con il Sacco di Roma.

I Cavalieri soggiornarono a Viterbo fino al 1530, anno nel quale Carlo V d’Asburgo emise un decreto che concedeva ai Cavalieri l’Isola di Malta in affitto perpetuo. Il prezzo simbolico dell’affitto consisteva nella fornitura annuale di un falco da caccia ammaestrato.

L’Ordine assunse così il nuovo nome di “Cavalieri di Malta“, i quali contrastarono l’assedio di Malta nel 1565, operato dall’Impero Ottomano per volere del Sultano Solimano il Magnifico, il cui scopo era quello di eliminare alla radice la minaccia che i Cavalieri di Malta con la loro flotta rappresentavano per i corsari e le navi da guerra ottomane. Secondo la ricostruzione storica del Balbi, la flotta ottomana partì da Costantinopoli nel mese di marzo, e fu avvistata a Malta all’alba del 18 maggio, ma non sbarcò immediatamente; costeggiò l’isola ed infine approdò con 60 navi nel porto di Marsaxlokk (secondo altre versioni, nella Cala di Marsaskala), a circa 10 km dal Gran Porto de La Valletta.

Jean Parisot de La Vallette
Jean Parisot de La Vallette

Il comando generale delle operazioni spettava a Dragut, il quale era totalmente contrario all’attacco su Malta (forse a seguito di un debito di riconoscenza verso il Gran Maestro Jean Parisot de La Vallette risalente al 1543, periodo della cattura di Dragut da parte di Giannettino Doria), ma dovette sottostare alla scelta di Solimano il Magnifico.

Dragut arrivò quando le operazioni di assedio erano già in corso, poiché la sua nave era incappata in una tempesta, e trovò una situazione imbarazzante tra il capo delle forze terrestri, il visir Kızıl Ahmedli Mustafa Paşa e l’ammiraglio Piyale Paşa, tra i quali vertevano pareri contrastanti riguardo alla strategia da attuare:

Piyale Paşa era dell’opinione di ancorare la sua flotta nel Grande Porto de La Valletta, al sicuro dai forti venti mediterranei e da eventuali attacchi esterni, e perciò propose di attaccare la fortezza di Sant’Elmo.

Da parte sua, Mustafà Paşa riteneva più saggio tentare l’attacco all’antica capitale Medina, che era situata al centro dell’isola, per poi attaccare via terra i forti San Michele e Sant’Angelo.

Piyale Paşa, convincendo i suoi compagni che i Cavalieri a Sant’Elmo avrebbero resistito solamente un paio di giorni ebbe la meglio sul Visir. Così, il giorno 24 maggio furono piazzate 21 batterie di cannoni per avviare i bombardamenti. Quando alcuni giorni dopo Dragut giunse a Malta, disapprovò la scelta di Pyale Paşa, ma ritenne disonorevole interrompere l’attacco già iniziato.

Il forte Sant’Elmo era difeso da un centinaio di Cavalieri e circa 500 miliziani reclutati nei casali dell’isola, ai quali De la Vallette aveva ordinato di lottare fino alla fine, cercando di resistere fino a quando non sarebbero arrivati i rinforzi promessi da García Álvarez de Toledo y Osorio, Viceré di Sicilia.

I massicci bombardamenti ridussero il forte in macerie in meno di una settimana, ma De la Vallette, e i cavalieri degli altri due forti di San Michele e Sant’Angelo, rimpiazzarono i feriti con truppe fresche e ripararono la fortezza di notte passando per un sentiero nascosto. Il forte ed i Cavalieri, nonostante gli incessanti bombardamenti, continuarono a resistere.

L’8 giugno i Cavalieri, stremati dagli incessanti bombardamenti in cui gli storici moderni hanno stimato circa 6.000 colpi di cannone esplosi ogni giorno, inviarono un messaggio al Gran Maestro che chiedeva l’autorizzazione di morire con la spada in mano facendo una sortita nel campo nemico.

In risposta il Gran Maestro disse che se i Cavalieri dovevano morire allora era meglio che morissero nel modo che lui aveva ordinato: «sacrificando le nostre vite una ad una, faremo guadagnare tempo all’Europa e alla Cristianità».

Il 18 giugno, Sant’Elmo era ormai ridotto in macerie. Mustafà Paşa e Dragut si esposero in cima ad un’altura per assistere all’ennesimo assalto, ma i vessilli dei due comandanti attirarono l’attenzione dell’artiglieria maltese, la quale fece fuoco su di loro nonostante la distanza fosse al limite della portata del cannone.

La morte di Thorgoud Rais
La morte di Thorgoud Rais

Dragut morì, ferito alla fronte da una scheggia di pietra. Secondo le cronache, il colpo fu esploso dall’artigliere siciliano Giovanni Antonio Grugno, ma la leggenda popolare, vuole che il colpo sia stato esploso dal Gran Maestro De la Vallette in persona.

“Una cannonata opportunamente sparata dal Cavaliero del Castello San’Angelo, e non dalle proprie batterie Turchesche, come alcuni vogliono – non essendo verosimile che l’artigliaria loro sparasse all’hora, con tanto rischio de’ principali Capi dell’esercito – fece saltare diverse pietre, una delle quali, per salute di Malta, e per liberare le marine Christiane dal più infesto et dannoso Corsale Infedele, che mai sia stato, percosse Dragutto Pascià nello capo, verso la destra orecchia. E non fu il suo gran turbante bastevole a difenderlo sì, che la percossa non fusse subito giudicata mortale, sputando egli sangue et havendo incontamente perduta la parola. Et avenga che Mostafà Pascià al padiglione suo, subito coperto portare lo facesse, comandando ch’el male suo fosse tenuto secreto.” Monsieur de Boudreille

Secondo Bosio, Dragut spirò a Gozo il 25 giugno 1565 quando gli giunse la notizia della caduta del forte di Sant’Elmo.

Con la sua morte a Malta, si compì la profezia che era stata fatta a Dragut da una indovina molti anni prima: “morir doveva anch’egli di morte violenta, nelle Terre della Religione”.

Il 23 giugno, i turchi riuscirono a prendere ciò che era rimasto del forte di Sant’Elmo, vendicandosi sui prigionieri: massacrarono i cavalieri catturati, crocifissero i loro corpi a tavole di legno e li spinsero sulle acque del porto verso le posizioni dei cavalieri piazzati negli altri due forti.

De la Vallette ordinò una risposta di pari orrore: tutti i prigionieri turchi furono decapitati e le loro teste vennero sparate dai cannoni verso il campo nemico.

Nonostante ciò, i turchi vinsero la battaglia, e la flotta di Piyale Paşa gettò l’ancora nel Gran Porto de La Valletta. L’assedio del forte Sant’Elmo contò 6.000 vittime turche, tra cui la metà dei suoi migliori soldati, i giannizzeri. Piyale Paşa stesso era stato ferito alla testa.

Mustafà Paşa comprese il drammatico errore strategico di Pyale Paşa: il forte Sant’Elmo era stato conquistato ad un prezzo troppo elevato in termini di vite umane, tra cui quella di Dragut.

Il 7 agosto Mustafà Paşa avviò due attacchi contro forte di San Michele e contro la cittadella di Birgu. Mentre i turchi si avvicinavano alle mura, il Gran Maestro la Vallette decise di effettuare un’improvvisa sortita contro gli assedianti. Racconta Balbi nella sua cronistoria:

L'assedio di Malta - E. Danti
L’assedio di Malta – E. Danti

“Il Gran Maestro si rivolse ai suoi uomini con queste parole: Sono certo, che se io cadrò ciascuno di voi sarà in grado di prendere il mio posto e di continuare a combattere per l’onore dell’Ordine e per amore della nostra Santa Chiesa. Signori cavalieri. Andiamo a morire che è giunto il nostro giorno!”

Fu solo il 26 agosto che le navi inviate dal Vicerè di Sicilia, cariche di volontari salparono da Messina per il promesso Gran Soccorso all’isola, ma furono subito costrette a rientrare in Sicilia a causa di una violenta tempesta sullo Stretto di Sicilia.

Ciò ritardò di molto le operazioni e la spedizione poté riprendere il largo solo il 5 settembre. La flotta approdò nella baia di Mellieha, sulla costa nordorientale dell’isola, il 7 settembre 1565. L’arrivo dei rinforzi fu il colpo di grazia per i turchi. Il combattimento decisivo avvenne sulla piana di Pietranera alla quale parteciparono anche i Cavalieri usciti in massa dai forti.

Dopo cinque ore di combattimento i turchi si ritirarono e s’imbarcarono sulle loro navi, che alla fine del conflitto erano diventate 130.

Il 12 settembre la flotta di Piyale Paşa lasciò l’isola; abbandonando parte della flotta, che fu data alle fiamme per non lasciare le navi al nemico, in quanto non vi erano più uomini sufficienti per manovrarle.

Le perdite registrate da Balbi e dalle cronache Maltesi furono di 31.000 turchi, 239 cavalieri di Malta, 2.500 fanti di tutte le nazionalità, 7.000 cittadini maltesi. Gli ottomani non attaccarono mai più Malta dopo questo assedio.

L’Ordine di Malta fece fortificare l’isola ad opera dell’architetto militare Evangelista Menga, mentre le fortificazioni della città de La Valletta furono opera di Francesco Laparelli.

Dragut Rais - Gran Maestro Jean Parisot de La Vallette, dipinto di Charles Philippe Larivière - Cavalieri di Malta
Dragut Rais – Gran Maestro Jean Parisot de La Vallette, dipinto di Charles Philippe Larivière – Cavalieri di Malta

L’eroica resistenza dei Cavalieri di Malta dimostrò all’Europa che era possibile sconfiggere l’Impero ottomano e si diffuse un sentimento di fiducia e di rivalsa.

Molti volontari furono arruolati nelle flotte che erano in costruzione in tutti gli arsenali europei, specialmente in Spagna, a Genova, a Venezia, poiché, per la prima volta, la Sublime Porta era stata sconfitta.

Erano i prodromi della Battaglia di Lepanto. La flotta cristiana riunitasi a Milazzo e Messina salpò nei primi giorni di ottobre del 1571.

 

Written by Claudio Fadda

 

Bibliografia

Ermes Filipponio, La Croce di Malta, Edizioni Librarie Italiane, Milano, 1966

Roberto Moresco, Dragut Rais, corsaro barbaresco, Debatte Editore, Livorno, 2014

 

Info

Carta di Navigare di Gerolamo Azurri – Isola di Malta

 

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