Premio Scerbanenco 2019: “Ninfa dormiente” di Ilaria Tuti nella cinquina dei finalisti
Il Premio Scerbanenco è il premio letterario italiano che premia la narrativa di genere giallo e viene consegnato nell’ambito del Noir Festival di Courmayeur, quest’anno la cerimonia di premiazione sarà il 9 dicembre.
I finalisti sono stati scelti tramite votazione popolare e tra i cinque finalisti una giuria letteraria premierà il vincitore.
Ho letto “Ninfa dormiente” subito dopo la sua uscita in libreria, mi ha colpito molto e ancora oggi, a distanza di mesi, ho vivide nella mia mente alcune immagini di quei paesaggi di montagna e della donna del dipinto, fulcro intorno al quale ruota l’intero giallo.
Un quadro dipinto col sangue con una figura femminile bellissima diventa oggetto d’indagine, un quadro scoperto in soffitta che nasconde un omicidio, forse, un segreto sicuramente.
Un segreto conservato nella memoria dell’anziano pittore che non parla più dalla fine della Seconda guerra mondiale, un mistero custodito nei luoghi dal paesaggio fiabesco della montagna friulana.
Ogni personaggio, ogni luogo, ogni parola sembra nascondere una verità più tragica e inaspettata.
La stessa investigatrice Teresa Battaglia, già conosciuta in “Fiori sopra l’inferno” primo romanzo di Ilaria Tuti, è un personaggio sfaccettato e multiforme: terribile agli occhi dei suoi assistenti e gruppo d’indagine, premurosa con l’ispettore Massimo Marini, scrupolosa nelle sue domande, fiduciosa nei confronti di una giovane ragazza che la aiuterà a risolvere il caso, debole nei confronti della sua malattia che la costringe a scrivere ogni cosa.
Una indagine in cui tradizione, quella della valle di Resia e del suo popolo, e modernità, nuove analisi e metodi di ricerca, vanno di pari passo fino al vortice conclusivo in cui si scoprirà cosa si nasconde dietro alla storia del quadro.
Una storia piccola, fatta di persone semplici, ma con profonde radici culturali, che si intreccia con la storia della guerra, oltraggiosa per tutti.
Grazie alle analisi scientifiche si scoprirà che il sangue del dipinto è umano, è di una donna e sicuramente è nata e cresciuta in Val Resia.
L’ipotesi della morte è legata ad un omicidio, quasi sicuramente l’assassino è stato lo stesso pittore. Eppure, i dubbi sono molti.
“Un aspetto innocuo, le veniva da pensare, eppure… Eppure non c’è nulla che spaventi più della normalità, quando un dettaglio sbagliato la corrompe. La risata di un bambino quando il bambino non c’è. L’annaspare del cane, morto da tempo. Un fruscio tra le coperte, quando nel letto non c’è nessuno accanto a te.”
Difficile ritornare a sessanta anni prima, ricercare il percorso fatto dall’artista per raggiungere il primo villaggio della valle, ritrovare la ragazza del dipinto: eppure il commissario Battaglia riesce grazie a prove biologiche e alla sua capacità di ascolto dei testimoni a riallacciare i fili del tempo e a ritornare in quei luoghi con gli occhi dell’artista.
Il giallo non è mai in secondo piano rispetto alle vicende del commissario, viaggiano di pari passo. La tensione narrativa non si interrompe quando si raccontano vicende all’interno degli uffici o le sensazioni personali.
L’arrivo di un nuovo elemento nella squadra di ricerca, Blanca, con il suo cane Smokie, riesce a dare vitalità nel momento in cui la storia sembra perdere il suo ritmo narrativo.
Ho subito apprezzato questi due personaggi per la loro particolarità e per la funzione essenziale nelle dinamiche dell’intreccio narrativo. Inoltre, ho scoperto curiosità scientifiche che non conoscevo.
I punti di forza di questo romanzo sono senza dubbio la protagonista con il suo carattere particolare e le descrizioni intense, a tratti poetiche e ricche di significati ulteriori che danno profondità alla storia: il territorio è un punto essenziale in tutta l’indagine, quasi come se gli alberi, le montagne, le strade del paese fossero anche loro degli inconsapevoli testimoni dell’orrore di un omicidio, ma anche della guerra.
Non ho amato molto il finale, troppo rocambolesco per i miei gusti e per l’incedere narrativo delineato in tutto il romanzo, però il cambio di ritmo riesce senz’altro ad attirare il lettore e ad entusiasmarlo nelle pagine finali.
Un giallo che coinvolge il lettore, dalla prima all’ultima pagina e lo proietta in un mondo lontano dalla quotidianità, anche nello stile della scrittura, ricco di metafore, descrizioni e curiosità propri di un mondo lontano dal giornaliero.
Written by Gloria Rubino
Il Premio Scerbanenco 2019 è stato assegnato a Piergiorgio Pulixi con il suo “L’isola delle anime”
“La Sardegna non è un’isola. È un arcipelago di tante isolette separate non dal mare, ma da lingue di terra. Alcune sono così piccole da essere atolli, ma ognuna ha un’identità propria. Spesso anche una lingua e delle usanze differenti. E i confini che le separano sono invisibili all’occhio umano. Perlomeno, per chi non è del luogo. Per tutti gli altri sono ben percettibili perché tracciati col sangue in tempi immemori”.
Recensione:
http://oubliettemagazine.com/2019/07/12/lisola-delle-anime-di-piergiorgio-pulixi-la-paura-vibra-quando-si-scende-negli-inferni-dellanimo-umano/