Plastica: la normativa sui sacchetti, come ridurne l’uso e come supportare l’eco-friendly

La plastica è leggera, inerte, resistente, duratura ed economica. Quanto ai suoi difetti, sono la non completa impermeabilità ai gas e al vapore acqueo e la scarsa resistenza all’abrasione ma il difetto peggiore è la non biodegradabilità. Infatti, una bottiglia di plastica può permanere in acqua, o sul terreno, da un minimo di 100 anni a un massimo di 1.000.– Marinella Melis

Oggetto in parkesina
Oggetto in parkesina

La docente di Chimica degli Alimenti Marinella Melis pone l’accento sul vero problema della plastica: la non biodegradabilità. E se da un lato potrebbe aver il suo vantaggio per la corrosione causata dal tempo dall’altro un oggetto usa e getta che dura 1000 anni non presenta un beneficio né per l’uomo né per l’ambiente che abita.

Facciamo un veloce passo indietro nell’Ottocento così da conoscere le radici della plastica ed i suoi diversi tipi per poi riprendere il discorso dell’emergenza inquinamento e sui modi per frenare una catastrofe ormai ben annunciata.

Nel 1856 l’inglese Alexander Parkes inventò la parkesina, il primo materiale semi sintetico, sviluppando studi sul nitrato di cellulosa. Nel 1869 fu inventata la celluloide dal tipografo John Hyatt, che sin da subito ha avuto un enorme successo soprattutto negli studi dentistici. Unico problema: altamente infiammabile.

Nel 1900 si passò all’acetato di cellulosa, meno infiammabile, e perfetto per pellicole cinematografiche. Ed è nella prima decade del Novecento che comparvero i diversi tipi di plastica: bachelite, PVC e cellophane. Negli anni ‘30 l’industria della plastica ufficialmente ha inizio, la materia prima è il petrolio. Segue l’invenzione del nylon (dalle calze da donna ai paracaduti militari), del PET (Polietilen-Tereftalato), Fòrmica (piatti e posate economici), poliestere, polietilene, polipropilene, etc.

Perché è necessaria questa rapida storia delle invenzioni? Perché sono propriamente scoperte dell’essere umano.

Quando, nel 1860, un’azienda di New York bandì l’offerta di 10 mila dollari per la creazione di un materiale più economico e sostenibile dell’avorio, sino a quel momento utilizzato, voleva salvaguardare le zanne degli elefanti. Il mondo stava cambiando e con l’industrializzazione sempre più persone “desideravano” posseder certi oggetti, la richiesta stava crescendo velocemente e di sicuro anche tagliando le zanne a tutti gli elefanti della Terra il materiale non sarebbe stato sufficiente.

Borsa Eco-Friendly
Borsa Eco-Friendly

Dunque… si studiarono nuove possibilità, si inventò questo nuovo materiale senza, ovviamente, conoscerne il futuro. Perché quando l’essere umano si cimenta in qualcosa di nuovo non può, in alcun modo, conoscerne l’implicazione nel futuro. E questo bisogna prenderlo come dato di fatto quando si giudica il passato.

Dalla salvaguardia degli elefanti all’usa e getta abbiamo fatto molta strada senza però porci una domanda fondamentale: ma dove va a finire questo materiale leggero, comodo e resistente? La domanda, così come la risposta, era lì davanti ai nostri occhi ma per decenni non abbiamo voluto accendere la connessione tra la vista e la mente.

Per prendere in considerazione solamente gli oggetti di quotidiano uso comune – la plastica usa e getta – possiamo ben vedere che i sacchetti, i piatti, le posate, i bicchieri, le bottiglie sono ormai parte del paesaggio urbano, rurale, montano e marino.

Questa osservazione ha finalmente portato una richiesta di soluzione da parte della popolazione preoccupata sia per il proprio futuro sia per il futuro di animali e vegetali. Una delle prime associazioni che ha iniziato una campagna di sensibilizzazione è stata l’inglese MCS (The Marine Conservation) che con la sua Giornata Mondiale senza Sacchetti di Plastica ha compiuto, il 12 settembre scorso, ben dieci anni di attività.

Numerose le iniziative portate avanti per ridurre l’uso della plastica, dal riutilizzo dei sacchetti (la cosiddetta fine dell’usa e getta) all’acquisto sostenibile dello stesso prodotto con materiale eco-friendly.

Il rumore mediatico creato dal malcontento generale ha portato anche i piani alti, l’Unione Europea, ad introdurre un piano normativo per, in un primo momento, ridurre l’uso della plastica sino al vero e proprio divieto che sarà attivo dal gennaio 2021 per gli oggetti monouso.

Dunque, don’t panic! Sì, certamente abbiamo tardato ad accorgercene ma possiamo invertire la rotta, riflettere su nuovi materiali biodegradabili (nel caso del monouso, per inciso si sconsiglia l’idea del monouso) e considerare che il nostro apporto giornaliero ha un grosso peso nella società sia come esseri umani che non inquinano sia come esempio per il prossimo.

Borsa personalizzata eco-friendly
Borsa personalizzata eco-friendly

Da qui le proposte sono tante e per qualsiasi oggetto di plastica c’è un corrispettivo con materiali eco-friendly, di sicuro uno degli articoli da sostituire immediatamente è il sacchetto di plastica perché il suo uso è di circa 20 minuti, mentre adoperando le borse ecologiche personalizzate si ha la sicurezza che la busta non si rompa nel tragitto dal mercato al portone di casa e non c’è paragone per la bellezza dell’eventuale personalizzazione.

Triplo vantaggio: non si inquina, si ha un materiale più saldo (cotone, tela, juta, etc) e si ha la possibilità di personalizzare con il logo del proprio brand.

La vita è come un’eco: se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii.” James Joyce

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *