Le métier de la critique: “Le rose di Modigliani” di Anna Achmatova, una riflessione dedicata a Borges e Leopardi

Il fatto interessante, cari amici, è che l’unica fonte biografica che rinvengo in rete di Michael Lozinskij sia in latino:

Le rose di Modigliani di Anna Achmatova
Le rose di Modigliani di Anna Achmatova

Michael Leonidae filius Lozinskij (Russice Михаил Леонидович Лозинский, tr. Michail Leonidovič Lozinskij; natus die 20 Iulii 1886 Gatschinae, mortuus die 31 Ianuarii 1955 Leninopoli) fuit poeta et interpres Russicus Sovieticus, unus e conditoribus scholae Sovieticae interpretationis poeticae. Opera Dantis Alagherii (Divinam Comoediam eius), Gulielmi Shakesperii, Lope de Vega, Michaelis de Cervantes Saavedra, Petri Corneille, Molière, Caroli Gozzi, Ioannis Volfgangi Goethii, Prosper Mérimée, Romani Rollandnonnullorumque aliorum auctorum Russice vertit. Anno 1946 Praemio Staliniano ornatus est.

Mi sono appena ripreso dalla lettura del breve e intenso capitoletto che Anna Achmatova (“Le rose di Modigliani”) dedica a Lozinskij, il prode (che è l’aggettivo che più gli si confà, credo) traduttore russo della “Divina Commedia”, di “Amleto” e di “Macbeth”, nonché della “Vedova di Valencia”, quando questa stupida constatazione mi spinge alla scrittura.

Non so bene dove andrò a finire. Vi saprò dire. O forse qualcuno lo dirà a me.

Ho conosciuto l’Achmantova mentre incontrava Modigliani, Mendel’stam e Lozinskij, e mentre me li presentava uno appresso all’altro. Ora, arcanamente, il mio pensiero è salito a te, ovunque tu sia, mio continuo ispiratore Jorge. E a te, Giacomino.

Anch’io sono contento, come te, cara Anna,che mi sia accaduta in sorte la gioia amara di portare anche il mio contributo di memoria a questa persona meravigliosa, unica, che univa in sé una favolosa capacità di sopportare la più elegante e sottile intelligenza, la nobiltà e la fedeltà dell’amicizia.”

Ho incontrato solo poco fa Michael, eppure so che saremo due particelle correlate tutta la vita. Se due particelle lo sono per la loro bieca eternità, perché sono venute a contatto una sola volta, ne consegue che tutte le particelle lo sono fra loro, essendo state concepite nello stesso alveo materno nel ‘tempo dei tempi che non fu’, quando non esisteva ancora il Tempo, quest’amara Illusione, quest’irridente Maya, che ci ha condotto in quest’ipotetica e non ancora comprovata Samsara, il ciclo della così detta vita-morte-rinascita.

M’emoziona (e dà qui tutto nasce) una frase di Michael, riportata da Anna e ora da me:Qui mi diranno quando morirò”.

La sua ipofisi fu condannata a morte dalla medicina, eppure egli ce la fece a sopravvivere ancora per il tempo necessario a tradurre mirabilmente le terzine dantesche, così irrealmente inaccessibili.

Pur in tali avverse condizioni, Michael riuscì nell’impresa, senza rifarsi ai precedenti conati altrui: “Se non siete la prima a tradurre qualcosa, non leggete il lavoro del vostro predecessore, finché non avete finito il vostro, altrimenti la memoria può giocare brutti scherzi”. Così Michael t’ammoniva, cara Anna, così tu ora fai con me e ora io con… chi sarà sarà…

Ora! Che parola meravigliosa!

Mio fratello Michael “era sempre e in tutto pronto ad aiutare la gente, e la fedeltà era il tratto più caratteristico di Lozinkij.” E il fatto m’inebria!

Anch’io, come te, Anna, sorella mia,esprimo la speranza che questa serata diverrà una tappa nello studio della grande eredità di colui del quale dobbiamo giustamente a pieno diritto essere orgogliosi…

Perché tutto questo?

Quand’ero infante non accettavo l’idea che i miei genitori morissero.

Anna Akhmatova - Sketch of Anna Akhmatova and Mikhail Lozinsky by Sergey Gorodetsky, 1913
Anna Akhmatova – Sketch of Anna Akhmatova and Mikhail Lozinsky by Sergey Gorodetsky, 1913

Mio padre era un baldo ottantenne, quando mi posi per la prima volta il problema: fino a quando lo sarà? E poi? Cosa potrebbe accadergli? Iniziai il processo di accettazione della morte. Della sua. Ma presto anche di quella di mia madre che aveva dieci anni in meno, ma già era minata dalla demenza senile.

Papà fu schiantato qualche anno dopo da un’auto mentre attraversava sulle strisce la strada, dopo aver comprato il pane quotidiano. Dopo dieci giorni di agonia, cessò di parlarmi, per sempre. Passammo insieme l’ultima sua notte. Papà mi stringeva ora con forza la mano. Quando allentava la stretta, m’alzavo, circumnavigavo il letto e controllavo se si fosse formata almeno una goccia di orina. Nulla. Mi risedevo, gli riprendevo la mano e lui me la stringeva forte come prima. Si spense verso le otto del mattino dopo.

Piansi, mentre lo comunicai per telefono a un amico. Dovevo dirlo a mio figlio. “Sei tranquillo, ora? Sei pronto per dirglielo?” “Sì!” – mi risposi. Glielo dissi e mentre lo facevo mi misi a piangiucchiare. Dapprima pensò che stessi scherzando. Poi capì e pianse anche lui. Per vari giorni mi dicevo:Quando sarò a casa dirò a papà che…” E qui mi fermavo, consapevole del mio fatale errore!

Mamma mangiò regolarmente verso le sette e mezza di sera. Dopo che l’avevamo portata a letto, mia sorella notò che ora aveva una grave difficoltà di respiro. Chiamammo l’ambulanza e mamma fu portata all’ospedale, dove cessò di esistere quaggiù verso le dieci.

Feci molta fatica a dormire, ma poi la stanchezza mi prese. Quando mi svegliai ero sereno. La sua morte mi parve per quello che era: un fatto naturale e forse giusto, aveva finalmente cessato di soffrire! Ma perché, allora, quando talvolta mi capitava di parlarne, sentivo la mia voce rotta dall’emozione?

Tu, Anna Achmatova mi lasciasti quando avevo otto anni, dopo l’ennesimo tuo attacco di cuore. Eppure sei ancora qui con me, col tuo nasino storto e i tuoi occhi che paiono spilli. Non ti chiederò se conosci Dante o potrei farlo per scherzo. E tu, sempre scherzo, mi risponderesti che altro non fai nella vita.

Nella vita di ora

Ora! Atroce speranza!

Tu, Michael, mia mamma e mio padre, siete qui, con me. Io non ci sarò per sempre, quaggiù, in questo tetro fondoscala. Ma quando sarò finalmente altrove, qualcuno si rammenterà forse di me. E io vivrò finché respirerà qualcuno che si ricorderà chi si rimembrerà di me.

Questo nel ciclo intero del cosmo, per gli infiniti eoni che già furono, sono e per sempre, illusoriamente, saranno. Tutti noi saremo nella nostra gloria. Anche la tua, mio mai dimenticato Giacomo, né la tua, Jorge, consanguineo di tutti noi, che svettate da lassù (ed anche nel titolo). E per sempre sarò.

Oppure no?

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

Anna Achmatova, Le rose di Modigliani, Il Saggiatore

 

 

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