iSole aMare: Emma Fenu intervista Andrea Mureddu ed Emanuela Carboni, padre e madre della Sicci Creations
La rubrica “iSole aMare” si propone di intervistare isolani che della propria condizione reale e metaforica abbiano fatto cultura, arte e storia ponendosi in comunicazione con il mondo: nessun uomo è un’isola o forse lo siamo tutti, usando ponti levatoi?
“Sono l’Isola. Ma sono magica e infinita: non mi puoi cingere tutta.
Non mi puoi spostare, non mi puoi unire alla terraferma, non puoi possedermi. Puoi solo essere accolto, sederti alla mensa del mio corpo di sabbia e granito, mangiare dalla mia bocca le bacche del piacere e della nostalgia, fino a inebriarti, fino ad essere anche tu me. Ed allora ti fermerai per sempre, mi guarderai nelle pupille di basalto immerse nel cielo degli occhi e diverrai pietra.
Sarò la tua Medusa, con filamenti trasparenti danzerò per te negli abissi, ti brucerò di passione e non sarai più libero, nemmeno quando te ne sarai andato lontano, remando fino allo sfinimento, e il mare fra noi sarà un siero diluito con sangue di memoria e con lacrime di speranza.
Tu mi hai toccato, ora ti tendo le mani io.
Tu mi hai baciato, ora cerco il tuo sapore su di me.
Tu mi hai guardato: ora scruto l’orizzonte come una Didone abbandonata.
Tu mi hai annusato: ora raccolgo dalle fauci del maestrale il tuo polline per i miei favi.
Tu mi hai seguito: ora calo un ponte levatoio solo per te.
Tu mi hai atteso, ora ti attendo io.” – Emma Fenu ‒ “L’isola della passione”
Isole Amare.
Terre Femmine dispensatrici di miele e fiele, con un cuore di granito e basalto e capelli bianchi di sabbia che si spandono nel mare come le serpi di Medusa che, secondo la leggenda, un tempo della Sardegna fu sovrana.
Isole da Amare.
Terre Madri e Spose che squarciano il cuore di nostalgia, tirando il ventre dei propri figli con un cordone ombelicale intrecciato di mito, memoria e identità.
iSole aMare.
Sole che scalda e dà vita oppure che brucia e secca, negando l’acqua.
Mare che culla e nutre oppure che disperde e inghiotte, imponendo l’acqua.
La rubrica “iSole aMare” si propone di intervistare isolani che della propria condizione reale e metaforica abbiano fatto cultura, arte e storia ponendosi in comunicazione con il mondo: nessun uomo è un’isola o forse lo siamo tutti, usando ponti levatoi? A questa domanda implicita i nostri ospiti, attraverso parole, note e colori, saranno invitati a rispondere.
La rubrica è stata inaugurata da Paolo Fresu, hanno seguito Claudia Zedda, le fondatrici di Libriamoci, Pier Bruno Cosso, Grazia Fresu, Cristina Caboni, Maria Antonietta Macciocu, le sorelle Francesca e Marcella Bongiorno, Franca Adelaide Amico, Anna Marceddu, Silvestra Sorbera, Nadia Imperio, Anna Santoro, Salvina Vilardi, Marina Litrico, Tatiana Pagano, Gavino Puggioni, Gabriella Raimondi, Giuseppina Torregrossa, Francesca Mereu, Francesca Guerrini, Claudia Musio, Paola Cassano, Giulia Baita, Olimpia Grussu, Cristina Muntoni, Valeria Pecora, Graziella Pinna Arconte, Carla Mura, Alessandra Derriu, Claudia Sarritzu, Gian Mario Virdis, Laura Congia, Paolo Montaldo e Giovanna Uccheddu.
Oggi è il turno di Andrea Mureddu ed Emanuela Carboni, rispettivamente ingegnere e architetta che hanno scelto la strada dell’imprenditoria in Sardegna.
Oltre ad essere marito e moglie, sono una coppia vincente anche nell’ambito lavorativo grazie alla Sicci Creations che propone abiti sartoriali su misura e collezioni ispirate alla tradizione isolane interpretate in modo originale e attuale.
E.F.: Raccontateci la storia di Sicci Creations: qual è stata l’idea di base?
Emanuela Carboni ed Andrea Mureddu: La nostra azienda si chiama Sicci, nome del paese in cui viviamo. Dolianova nasce nel 1905 dall’unione di 2 paesi, San Pantaleo e Sicci, zone che hanno mantenuto il loro nome. Abbiamo voluto dare questo nome alla nostra azienda perché volevamo sentirci sempre a casa e per noi Sicci è casa, famiglia, lavoro, è la nostra anima. Dopo 7 anni di servizi come lavanderia e sartoria in cui abbiamo sviluppato tanta esperienza in fatto di tessuti, trattamenti, esigenze dei clienti, sentivamo che ci mancava qualcosa. Abbiamo deciso così di sviluppare l’area che poteva dare più sfogo alle nostre passioni, creare e progettare. Noi siamo un ingegnere ambientale che ama disegnare e un architetto di interni che ama creare e progettare: la nostra natura chiedeva spazio. Così abbiamo deciso di sviluppare la sartoria e creare un brand nostro.
E.F.: Come è lavorare ed essere, al contempo, una coppia anche nella vita reale?
Andrea Mureddu: Non è facile, ma non potrei fare diversamente ormai. Quando fai l’imprenditore non stacchi mai, non puoi finire il tuo turno di lavoro, tornare a casa e spegnere il cervello fino all’indomani. Sapere che c’è sempre qualcuno al tuo fianco che capisce e condivide le tue preoccupazioni, idee e valutazioni di un lavoro ha per me un valore inestimabile. Questo comporta anche tensioni che si sommano. ma la nostra forza è sempre stata questa: quando uno è in down l’altro trova il modo di portarlo in up e ci compensiamo sempre. Il bilancio per ora dei pro e dei contro è nettamente a favore dei primi e poi è sempre stato un mio desiderio creare un’attività di famiglia.
Emanuela Carboni: Alterniamo momenti di grande feeling ad episodi di totale disaccordo, di fatto siamo consapevoli su quali sono i nostri punti di forza che fortunatamente si compensano e quindi a seconda degli argomenti capita che sappiamo già come andrà a finire, perché di base c’è una grande consapevolezza dettata dall’obiettivo comune che ci accompagna sia nel lavoro che nella vita privata.
E.F.: Quanto di sardità c’è in voi e nella vostra attività?
Andrea Mureddu: Tanto. Entrambi abbiamo fatto esperienza fuori dall’Isola, prima da studenti e poi da lavoratori e alla fine il “mal di Sardegna” era cosi forte che siamo rientrati e abbiamo messo radici qui. Questo amore si riflette poi, come conseguenza, in quello che fai. Quando abbiamo pensato al logo volevamo che fosse caratteristico della nostra terra e cosi è nato il fenicottero stilizzato che sostituisce la S di Sicci. Nelle nostre collezioni inseriamo sempre qualcosa che richiama la nostra Sardegna, che siano grafiche o accessori.
Emanuela Carboni: La sardità è la nostra musa ispiratrice. Come spesso accade, della Sardegna ti innamori man mano che cresci e riesci ad apprezzarla in tutto il suo splendore con il tempo; abbiamo vissuto fuori per studio e per lavoro, ma abbiamo scelto di vivere e creare la nostra realtà, trovando la nostra dimensione in un posto che apparentemente poteva avere poco da offrire, è sempre una questione di punti di vista. Moi non cercavano qualcosa da prendere, ma qualcosa da dare, e viaggiare controcorrente per noi è stato di ispirazione.
E.F.: Qual è il vostro sogno?
Andrea Mureddu: Il mio sogno è quello di creare un’azienda affermata in tutto il mondo, che faccia viaggiare la Sardegna. Ci vorranno anni per crescere e tanto tanto lavoro. Inoltre, sapere che tra 15 anni per i miei figli, tra le mille opportunità e interessi che avranno, ce ne sarà una in più che posso dar loro io mi sprona tantissimo.
Emanuela Carboni: Il mio sogno è quello di non perdere mai l’entusiasmo per quello che facciamo, goderci ogni momento e trarne il meglio, perché, nel nostro caso, tutto quello che abbiamo vissuto ci ha dato tanto, sia le esperienze negative che quelle positive. Navighiamo a vista con una squadra che ci supporta e sopporta, senza la quale sarebbe stato davvero impegnativo riuscire nella nostra impresa.
E.F.: Che rapporto c’è, a vostro avviso, fra tradizione e innovazione?
Andrea Mureddu: Molto intimo secondo me. Il futuro nasce dal passato passando per il presente, in tutte le sfere della vita. La moda non fa eccezione: la tradizione racconta chi sei, da dove vieni, chi erano i tuoi avi e chi è il tuo popolo. Oggi il mondo è completamente diverso, ma il legame con certi valori è ancora forte e saperli riproporre in chiave moderne fa la differenza. La collezione gioiello nasce dal desiderio di consentire a chiunque di poter indossare pezzi della nostra storia e tradizione di altissimo valore sia culturale che economico in maniera più leggera e casual. Da due anni, in realtà con qualche pausa contingente, abbiamo studiato e creato delle linee di t-shirt, provando tessuti, stampe e soggetti in modo da trovare il giusto compromesso tra eleganza, tradizione e leggerezza. Così sono nate le nostre maglie della linea prendas e ichnos in cui vogliamo mostrare proprio questo. Abbiamo la fortuna di vivere con persone custodi di un sapere antico, di conoscenza e ricordi; ci sono case, abiti, quadri, c’è un mondo a portata di mano che ci chiede solo di essere mostrato.
Emanuela Carboni: La Tradizione può andare avanti solo con l’innovazione, perché per creare interesse e suscitare fascino su argomenti storici si può cambiare solo il modo di raccontarli. E quello che abbiamo cercato di fare riproponendo i costumi della nostra tradizione per mantenere il ricordo visivo impresso su un outfit meno impegnativo, dando cosi la possibilità di conservare in maniera realistica le tradizioni unite dalla giusta informazione.
E.F.: Vivere in un’isola cosa comporta? Quali sono eventuali limiti e risorse?
Andrea Mureddu: C’è una frase di Claudia Zedda e che mi ritorna in mente sentendo questa domanda: “mi hanno insegnato che essere sardi significa essere imprigionati in una rocca, i cui muri sono d’acqua e sale, ma dai quali ditemi, chi desidera fuggire?” Questo riassume tutto: la moda e le tendenze, ma tutto in generale, qui arriva sempre dopo, tuttavia, con tutti i suoi limiti, la Sardegna resta un paradiso con una storia pazzesca e quindi una musa ispiratrice infinita. Non mi stupisce che uno dei più grandi artisti della musica italiana come Fabrizio De André l’abbia scelta come casa per trovare ispirazione e pace. Quindi, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, lo stesso isolamento che ti rallenta per alcune cose ti protegge da altre. E poi c’è internet, ci sono gli aerei: se vuoi essere “meno isolato” puoi farlo.
Emanuela Carboni: Vivere in un’isola come la Sardegna comporta essere esposti all’incertezza e ad affinare la capacità di adattarsi alle situazioni che si verificano, senza mollare quando “il gioco si fa duro” e senza esaltarsi quando gli affari vanno bene: questo è quello che dovrebbe fare chi sceglie di fare imprenditoria. Limiti e risorse sono punti di vista che cambiano repentinamente scenari di vita.
Written by Emma Fenu
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