La Commedia dell’arte: è minore rispetto alle altre forme di rappresentazione artistica?

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“La vita è come una commedia, non importa quanto è lunga, ma come è recitata.” Seneca

 

Buster Keaton

Spesso, quando si parla di Commedia dell’arte la si considera una forma d’arte minore. È forse una definizione che le è stata attribuita senza tenere conto di ciò che ha rappresentato? Oppure è un’interpretazione che corrisponde al vero?

Ma, per dare dignità alla Commedia dell’Arte e apprezzare il ruolo che ha avuto fin dai suoi albori è bene andare alle sue origini, ovvero al momento della sua nascita, dalla tradizione giullaresca italiana.

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I primi esempi di una poesia comica e vicina alla realtà risalgono al XIII secolo e sono la voce di un mondo popolare, estroso e bizzarro; ne sono esempio i rimatori giocosi e i saltimbanchi, che raccontano le avventure di Orlando impazzito d’amore per la bella Angelica.

“Un commediante fa cose divertenti, un buon commediante fa divertenti le cose.” Buster Keaton

Ma chi sono i rimatori comici? Sono forse uomini privi di cultura?

Dalle fonti pervenute fino a noi, non sembra sia così. Sì, che il loro mondo era spesso la taverna, il gioco d’azzardo e per vivere facevano i suonatori e i giullari accompagnandosi a ciarlatani ed istrioni.

Tollerati dalla società, condannati dalla Chiesa, erano accettati nelle corti con il solo scopo di far divertire i potenti; tuttavia, gli attori formavano un piccolo un mondo colorito, pittoresco, che stava a metà tra la civiltà cortese e la tradizione popolare.

La Commedia dell’arte, nei secoli a venire, ebbe ampia diffusione grazie alla penetrazione fra gli strati medio bassi della popolazione, ed ebbe una parabola fortunata che la si può collocare intorno alla metà del Cinquecento, per proseguire poi per i due secoli successivi.

Questa forma d’arte piuttosto particolare, era dettata da una spontaneità che richiedeva abilità da parte degli attori. Anziché imparare a memoria battute già prefissate, gli interpreti basavano la loro interpretazione su un canovaccio, che oggi definiremmo trama, seguendo le regole di quella che verrà poi definita ‘recitazione a soggetto’.

Ed è proprio l’assenza di copione la caratteristica principale che contraddistingue questo genere di spettacolo.

Gli attori, ovviamente, anche se improvvisavano, avevano doti mimiche eccellenti, un esemplare arte oratoria, fantasia e la capacità di relazionarsi con gli attori già presenti in scena. Gli spettacoli si svolgevano nelle piazze e nelle strade su palchi arrangiati alla meglio.

Commedia dell’arte con Arlecchino e il Capitano

Spesso gli attori si rifacevano a ‘maschere’, le cui caratteristiche erano simili a quelle di Arlecchino, Pulcinella, e le indossavano proprio per distinguersi dalla gente comune; si vestivano inoltre con costumi variopinti arricchiti da elementi vistosi; e non era raro che utilizzassero strumenti musicali per richiamare l’attenzione dei passanti.

“La nostra realtà è tragica solo per un quarto, il resto è comico. Si può ridere quasi su tutto.” Alberto Sordi

A cavallo del Seicento la Commedia dell’arte approdò con grande successo di pubblico anche in Francia dove si esibirono anche importanti compagnie italiane.

Col passare del tempo gli attori si organizzarono in compagnie composte da dieci elementi, otto uomini e due donne, guidate da un capocomico. La presenza delle donne sulla scena fu un una vera e propria rivoluzione, perché la commedia, alla sua nascita, prevedeva che i ruoli femminili fossero interpretati soltanto da uomini.

In seguito si ordinarono poi in vere e proprie compagnie stabili, e assunsero l’abilità propria del professionista. Da allora, il lavoro dell’attore venne regolamentato e remunerato.

Sulla Commedia dell’arte si è molto discusso. Interrogandosi sul ruolo che occupa nel panorama culturale. È poesia? È letteratura? Ha il diritto di occupare un posto nella letteratura italiana?

Ovviamente i pareri sono discordi, aumentati da leggende che hanno finito per trasformare queste figure, e dare una connotazione diversa a questa forma d’arte. Giudizi che hanno portato a concludere che non c’è alcun aspetto negativo in questo genere di rappresentazione molto particolare.

Da ricordare ancora che la Commedia dell’arte era una forma d’arte spontanea e richiedeva perciò specifica abilità da parte degli attori. I ‘canovacci’, ovvero i testi, erano soltanto tracce preparate per una recitazione improvvisata, una creazione artistica accompagnata dall’estro del momento.

Rispetto al teatro di corte la Commedia dell’Arte si affidava quasi esclusivamente a un repertorio popolare e antiletterario, dissipando la validità del testo scritto a vantaggio dell’improvvisazione di ogni singolo attore.

“La vita è una tragedia se vista in primo piano, una vera commedia in campo lungo.” Charlie Chaplin

Ma, quali motivazioni hanno dato spazio a giudizi negativi su questo tipo d’arte? Soprattutto per il fatto che, da un punto di vista letterario, ben poche testimonianze sono rimaste a proposito di canovacci e trame. Molte di queste tracce sono andato perduto: la vivacità che nasce dalla spontaneità della battuta inventata secondo lo slancio del momento, inevitabilmente, si è perduta nel tempo.

Commedianti italiani e francesi

Ancora oggi la Commedia dell’arte rimane motivo di discussione e spesso di discordia tra letterati e uomini di teatro. Per gli attori è un’arte al pari della pittura o della musica, e non è letteratura.

Comunque sia, ogni giudizio univoco fa parte di un’opinione personale che non è facile inquadrare in criteri di valutazione oggettivi, e difficili da fissare.

In conclusione, la Commedia dell’arte non fu soltanto un teatro di piazza o di strada, ma manifestava la versatilità di quelle compagnie che si adattarono a recitare generi anche diversi a quelli comici.

“La commedia può essere un modo catartico per affrontare un trauma personale.” Robin Williams

 

Written by Carolina Colombi

 

 

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