“Lo stivale d’oro di Istanbul” di Elsa Zambonini Durul: letteratura di viaggio in giallo
“Il clic di chiusura della comunicazione è secco e definitivo, ma tutto sommato mi risparmia spiegazioni e scuse che non ho più voglia di dare. Se ne farà una ragione, come me la sono fatta io in tutti questi anni del fatto che Istanbul era tabù. So che è molto arrabbiato. È molto bravo nel farmi sentire in colpa coi suoi silenzi, col parlar d’altro, col non esserci, ma sono stanca di misteri e il quieto vivere non mi basta più”.

Chi parla è Lisa, protagonista e voce narrante del romanzo “Lo stivale d’oro di Istanbul”, opera prima di Elsa Zambonini Durul, pubblicato in self-publishing.
Siamo di fronte a un giallo, ambientato nelle affascinanti atmosfere di Istanbul, che scava nella coscienza della protagonista e della sua famiglia. Ma siamo anche di fronte a un esempio di letteratura di viaggio, con le minuziose descrizioni di una città dalle mille sfaccettature, ben rappresentate dall’autrice che a Istanbul vive ormai da diversi anni.
È la storia di Lisa, giovane insegnante italiana che dalla tranquilla Treviso si trasferisce nella città sul Bosforo per una esperienza di insegnamento presso il locale liceo italiano.
In realtà Lisa è nata a Istanbul, ma il padre l’ha riportata in Italia quando era ancora troppo piccola per ricordarsene, subito dopo la morte della madre a causa di un incidente stradale. Nella casa di famiglia di Treviso Lisa cresce con le amorevoli cure paterne e con la tata Ginetta. Ma ogni qualvolta Lisa ha chiesto notizie della madre le risposte sono state solo silenzi, così come impronunciabile era la città di Istanbul.
Lisa non ha mai nemmeno visto una fotografia della mamma.
È cresciuta in un mistero fitto che a un certo punto della sua vita ha deciso di affrontare per cercare di svelarlo. Ed è quello che fa trasferendosi nella sua città natale, contro il volere del padre che fino all’ultimo ha cercato di dissuaderla a non partire.
“Il primo nodo da sciogliere sarà quello di trovare una casa, ma dietro fa capolino l’altra domanda, quella fondamentale: cosa diavolo mi aspetto di trovare a Istanbul? Sono poi così sicura di voler scavare nella terra che ricopre le mie radici conficcate qui? E quanto dovrò pagare questo recupero a cui mio padre si è sempre così decisamente opposto?”.
L’arrivo nella città turca mette in moto una serie di incontri, eventi, colpi di scena che portano presto Lisa a conoscere verità molto scomode su suo padre, sulla relazione che aveva con sua madre e con la morte di quest’ultima, che non era stata causata da un incidente stradale.
In realtà il viaggio di cui si renderà protagonista Lisa sarà prevalentemente interiore e la porterà a scoprire luoghi della sua appartenenza familiare a lei completamente sconosciuti. Scoprirà un padre decisamente diverso da quello che l’ha cresciuta a Treviso e una madre sorprendentemente differente da come l’aveva immaginata anche attraverso i pochissimi elementi che negli anni era riuscita a raccogliere.
Sofferenza e dolore saranno il condimento di queste scoperte che metteranno a nudo l’ipocrisia di un ménage familiare fondato sulle menzogne, sui silenzi, sulla negazione.

Un viaggio interiore che si intreccia con il viaggio reale nella meravigliosa città di Istanbul: l’autrice non lesina le descrizioni dei viali, delle piazze, dei piccoli vicoli della città vecchia, dei ponti che sovrastano il corno d’oro, solcato dai battelli che fanno la spola fra la costa europea e quella asiatica della città.
“Sono le sei e, nonostante il caldo sia ancora intenso, le ombre cominciano a diventare più dolci. Un gatto bianco e grigio acciambellato ci guarda da sopra un muro ricoperto da qualche foglia di vite rinsecchita, che fa indovinare la presenza di un giardinetto nascosto. La viuzza è contornata da entrambi i lati dai muri di alti edifici con qualche antica pretesa architettonica, ma che da decenni hanno perso ogni speranza di una rinfrescatina. Le poche porte che vi si affacciano, sono sprangate”.
Decadenza e modernità, fascino e mistero, è la Istanbul che emerge dalla penna della Zambonini che avvolge la sua storia all’interno di una scenografia magnifica e inquietante insieme.
Un romanzo che scava nella psicologia dei personaggi attraverso la struttura narrativa del giallo, ma che molto fa riflettere sull’ipocrisia e sul bigottismo familiare che spesso coprono la genuinità dei rapporti.
Famiglie all’apparenza perfette che nascondono segreti indicibili, celati da una coltre di bugie, fino a quando con coraggio e determinazione, ma anche un po’ di sana incoscienza non si percorre la strada della verità. Fino in fondo.
È quello che fa Lisa ed è quello che ci racconta “Lo stivale d’oro di Istanbul”.
Written by Beatrice Tauro