Selfie & Told: L’equilibrio racconta il singolo “Saluti da Rimini”
“Avrò il passo incerto di chi/ non sa fidarsi aspettandomi/ un buco in cui farò cadere le/ parole che saziano/ alla fonte della fine/ […]” ‒ “Saluti da Rimini”

Ciao a tutti, sono L’equilibrio, cioè Giovanni Fattoruso.
Un cantautore: chitarra voce, qualche effetto, un po’ di storie da raccontare in forma di canzone e di piccolo monologo.
Così sono i miei concerti, un passo prima del teatro-canzone, un passo dopo la solita trafila di brani uno dietro l’altro. Parlo, canto. Canto, parlo. Con intensità e leggerezza racconto storie che sono mie e di tutti.
Da poche settimane ho pubblicato il mio primo singolo con un video. Si intitola “Saluti da Rimini” ed è una canzone che cerca di trovare quel coraggio necessario per non temere la felicità.
Ed ora beccatevi la mia Selfie & Told!
L.: Perché L’equilibrio e non più Giovanni Fattoruso? Che cosa c’è dietro questo nome?
L’equilibrio: I motivi sono tanti. Sicuramente volevo dare un taglio netto con il passato. Per questo progetto ho scelto solo le canzoni che parlano di me. Anche in maniera molto forte. A volte è difficile cantarle o controllare l’emozione. Così L’equilibrio mi è sembrato il nome perfetto. Una parola che quando la pronuncio mi dà una sensazione di precarietà, quasi fosse un ossimoro, o avesse due anime, una bella stabile e piantata coi piedi a terra e una che corre sempre il rischio di cadere.
L.: “Saluti da Rimini” è la prima canzone con cui hai presentato questo progetto. Perché l’hai scelta fra le varie che già oggi suoni nei live?

L’equilibrio: “Saluti da Rimini” è una canzone che mi svuota emotivamente. Di solito la tengo per ultima nei miei concerti perché dopo quel pezzo non ho la forza di suonare nulla, è come se fosse il pezzo totale. Dal momento in cui l’ho scritta ho pensato fosse una bella canzone. A dire il vero il senso del pezzo l’ho capito dopo. Io tendo ad appuntarmi frasi o strofe sul mio quadernetto delle canzoni, nate da un flusso di coscienza. Per poi andare a riprenderle quando arriva la melodia giusta, vado indietro, riprendo pezzi, sento che quelle parole su quella musica possono funzionare. Con Saluti da Rimini è andata così, è stata una sorta di magia. Anche live poi tutti mi dicevano che quello era un bel pezzo, così andare a registrare proprio questo pezzo è stato quasi naturale, ovvio.
L.: Nel presentare il brano dici che Rimini è un luogo della memoria. Tu quando eri più giovane andavi al mare in Romagna? Hai qualche ricordo particolare?
L’equilibrio: In realtà no, la prima volta in cui sono andato a Rimini è stato a 21 anni. Un pomeriggio un mio amico arriva a casa mia e mi dice se volessimo andare al Lago Moro, a pochi chilometri da casa nostra a Bergamo. Poi invece chiacchierando ci siamo detti, ma andiamo al mare a Rimini. Così sulla mia Panda scassatissima, a metà strada non sappiamo come il motore si è sporcato di olio, avevamo il portellone del bagagliaio unto, ma siamo arrivati a Rimini giusto in tempo per mangiare una piadina, una giornata di mare, e poi siamo ripartiti. Senza farci una doccia neanche per sbaglio. Poi in questi anni mia moglie, lei sì che ci ha fatto l’infanzia in Romagna, mi ha portato più volte sulla Riviera, e appena arrivi senti che è un luogo che sa di memoria. Lo vedi e lo senti nell’aria. Nei negozi sul lungo mare, negli hotel che sembrano non cambiare mai. La riviera romagnola è come una canzone, sai di trovarla sempre lì, esattamente come l’hai lasciata, e non ti tradirà mai. Poi il mare non sarà bellissimo, ma le spiagge della riviera per me significano rilassamento, ricaricarsi e poi ripartire per un nuovo anno.
L.: “Saluti da Rimini” è una canzone molto intensa in cui sembra che vuoi fare i conti con qualche cosa di importante per te. Che cosa è?
L’equilibrio: La canzone nasce dal disagio di non sapersi mai fidare subito delle persone, una cosa su cui sto lavorando molto. Essere sempre sulla difensiva, guardingo, calcolare i passi, le mosse. Molte volte questa “saggezza è solamente la paura più stagnante”, il deludere se stessi. Però poi nello sviluppo della canzone, con queste parole lasciate andare perché inutili che rotolano in direzione opposta alla felicità, con la felicità in cima ad una montagna ed io mi immagino mentre corro verso questa cima. Devo dire che l’arrangiamento di Giogio Pesenti sottolinea benissimo i due momenti della canzone, con una partenza incerta, con la paura eterna di cadere, la paura di deludere chi ci sta intorno, e poi questa corsa liberatoria, e mentre si corre si pensa a cose belle, tipo essere in spiaggia a Rimini sotto l’ombrellone.
L.: L’equilibrio sta in equilibrio? O cade e si fa male e il suo nome è una sorta di monito, esorcismo, buon augurio?

L’equilibrio: È come un castello di carte, sta su, ma basta un filo di vento per farlo venire giù. Però quanto è bello!
“[…] ho stracciato le parole/ dallʼultimo foglio liberandole/ alla loro inutilità;/ le lascio rotolare / lungo una strada / in direzione opposta/ alla felicità/ […]” ‒ “Saluti da Rimini”
Written by L’equilibrio
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