“Mediterraneo” poemetto di Albert Camus: mezzogiorno sul mare immobile

Di seguito si potrà leggere il poemetto intitolato “Mediterraneo” di Albert Camus ed una breve biografia del poeta e scrittore.

“Mediterraneo”

Albert Camus
Albert Camus

Allo sguardo vuoto delle finestre, il mattino
Con tutti i suoi denti che ha azzurri e brillanti,
Gialli, verdi e rossi, ai balconi si cullano le tende.
Giovani donne con le braccia nude stendono i panni.
Un uomo, a una finestra, col binocolo in mano.

Mattino chiaro dagli smalti marini
Perla latina dai bagliori liliali:
Mediterraneo.

II 

Mezzogiorno sul mare immobile e caloroso:
Mi accetta senza grida: un silenzio e un sorriso.
Spirito latino, Antichità, un velo di pudore sul grido torturato!
Vita latina che conosce i suoi limiti,
Rassicurante passato, oh! Mediterraneo!
Sulle tue rive trionfano ancora voci ormai taciute,
Che dicono di sì perché ti hanno negato!

Enorme e leggero,
Assicuri e soddisfi e mormori l’eternità dei tuoi minuti,
Oh! Mediterraneo! e il miracolo della tua storia,
Lo racchiudi tutto quanto
Nell’esplosione del tuo sorriso.
Inalienabile vergine, a ogni ora la sua natura si concepisce
in nature già formate.
La sua vita rinasce sui nostri dolori.
Prende il volo! e da quali ceneri – luminosa fenice!

Albert Camus - poesie - Mediterraneo
Albert Camus – poesie – Mediterraneo

Mediterraneo! il tuo mondo è a misura nostra,
L’uomo all’albero si unisce e in due l’Universo si recita la commedia
In costume del Numero d’Oro
Dall’immensa semplicità senza scosse sgorga la pienezza,
Oh! natura che non fai salti!
Dall’olivo al Mantovano, dalla pecora al pastore,
solo l’innominabile comunione dell’immobilità.
Virgilio cinge l’albero, Melibeo va al pascolo.
Mediterraneo!
Biondo pergolato azzurro dove dondola la certezza,
Così vicina, oh! così vicina alle nostre mani,
Che i nostri occhi l’hanno accarezzata e le dita l’hanno lasciata.

III 

Nella sera incombente con la giacca sulle spalle, tiene la porta aperta –
Lambito dai riflessi della fiamma, l’uomo entra nella sua felicità
e si dissolve nell’ombra.
Così questi uomini rientreranno in questa terra, certi di avere una proroga,
Più sfiniti che sazi della felicità di aver saputo.
Nei cimiteri marini c’è solo eternità.
Lì, l’infinito si stanca ai funebri fusi.
La terra latina non trema. E come il tizzone detonante volteggia nella maschera immobile
di un cerchio,
Indifferente, appare l’inaccessibile ebbrezza della luce.
Ma ai suoi figli questa terra apre le braccia e fa carne della loro carne,
E questi – sazi, si riempiono del segreto sapore di questa
trasformazione – lentamente la assaporano a mano a mano che la scoprono.

IV

Albert Camus - poesie
Albert Camus

E presto, ancora e poi, i denti, i denti azzurri e brillanti
Luce! Luce! l’uomo si completa in lei.

Polvere di sole, scintillio d’armi,
Principio essenziale dei corpi e dello spirito,
In te i mondi si bruniscono e si umanizzano,
In te ci rendiamo e i nostri dolori si sublimano –

Insistente antichità
Mediterraneo, oh! mare Mediterraneo!
Soli, nudi, senza segreti, i tuoi figli attendono la morte.
La morte te li renderà, puri, finalmente puri.

 

Albert Camus nasce a Dréan il 7 novembre del 1913 e muore a Villeblevin il 4 gennaio del 1960.

Scrittore, filosofo, saggista, drammaturgo ed attivista francese è caratterizzato da uno stile multiforme. È stato uno scrittore abile non solo nel descrivere ma propriamente nel comprendere la tragicità di una delle epoche più tumultuose della storia contemporanea, quella che va dall’ascesa dei totalitarismi al secondo dopoguerra e al concomitante inizio della guerra fredda.

Le sue immagini letterarie non solo altro che le trasposizioni delle sue riflessioni filosofiche. Riescono ad avere una valenza universale e atemporale capace di oltrepassare i meri confini della contingenza storica, riuscendo a descrivere la condizione umana nel suo nucleo più essenziale. Il suo lavoro è sempre teso allo studio dei turbamenti dell’animo umano di fronte all’esistenza, in balia di quell’assurdo definito come «divorzio tra l’uomo e la sua vita».

L’unico scopo del vivere e dell’agire, per Camus, che pare esprimersi dialetticamente fuori dell’intimità esperienziale, sta nel combattere, nel sociale, le ingiustizie oltre che le espressioni di poca umanità, come la pena di morte: «Se la Natura condanna a morte l’uomo, che almeno l’uomo non lo faccia», usava dire. Camus ricevette il Premio Nobel per la letteratura nel 1957.

Camus morì nel 1960 in un incidente stradale.

 

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