“Sari in cammino” di Valeria Fraschetti: ecco perché l’India non è (ancora) un paese per donne

L’India affascina e fa simpatia. E per questo ispira anche indulgenza. … L’unica certezza che esiste sull’India è che è tutto e il contrario di tutto”.

Sari in cammino

Questa affermazione permea l’introduzione del volume di cui ci occupiamo oggi, “Sari in cammino“, un reportage edito da Castelvecchi Editore nel 2011, realizzato da Valeria Fraschetti, giornalista romana che per due anni ha vissuto e lavorato in India.

In questo suo lavoro la Fraschetti compone un quadro poliedrico che ha come protagonista la donna nella società indiana e lo fa dando voce a numerose testimonianze di una condizione femminile ancora troppo sottomessa alle rigide regole sociali.

La stragrande maggioranza delle donne deve affrontare la stessa pressione culturale: quella di mettere al mondo un maschio. Troppo spesso una bambina resta persona non grata”.

Questa è purtroppo una triste realtà che interessa molti stati della federazione indiana, non solo quelli culturalmente più arretrati ed economicamente più poveri. Nell’India del ventunesimo secolo vengono abortite ogni anno circa mezzo milione di bambine.

L’aborto selettivo è divenuto un’arma di distruzione di massa. E naturalmente la colpa del mettere al mondo una femmina anziché un maschio ricade sulla madre, a dispetto di ogni verità scientifica. A queste morti si aggiungono poi le migliaia di donne che vengono uccise dai familiari del marito a causa di una dote giudicata inadeguata.

Quanto vale dunque la vita di una donna indiana?

Pressoché nulla, se così facilmente la si può sopprimere e annientare. Ma le violenze nei confronti delle donne non sono solo quelle fisiche che possono sfociare nell’omicidio.

Anche l’imposizione di matrimoni combinati e soprattutto in età giovanile è una bieca forma di violenza. Secondo l’Unicef il 40% dei matrimoni che coinvolgono minori nel mondo viene celebrato in India.

Prima si sposano e prima si alleggerisce il peso per la famiglia di origine che ha così una bocca in meno da sfamare. Poco importano le conseguenze psicologiche e fisiche che tali matrimoni hanno sulle povere bambine, molte delle quali arrivano alla morte a causa di ripetuti aborti causati dall’età troppo prematura per una gravidanza.

Le scelte operate dalle famiglie che danno in sposa le loro bambine sono quindi prevalentemente dettate da esigenze economiche, così come per motivi legati al denaro viene spesso negata l’istruzione alle figlie femmine. Ma ragazze come Rekha puntano i piedi per poter andare a scuola, dove imparare che esiste un diritto all’infanzia, al gioco e anche al divertimento, in opposizione ad una esistenza fatta solo di lavori pesanti e di sottomissione alla famiglia.

Le donne indiane paria due volte. Infatti le donne risultano essere le vittime più sistematiche della discriminazione legata all’intoccabilità, principalmente per ragioni legate alla sessualità.

Valeria Fraschetti

La donna viene ritenuta intrinsecamente impura per via del ciclo mestruale e del parto. Tale discriminante va a sommarsi a quella di intoccabile, di fuori-casta, rendendo le donne doppiamente vittime.

L’orrore non finisce qui se si pensa che spesso la polizia e gli appartenenti alle caste più alte utilizzano lo stupro nei confronti delle donne paria per dimostrare il loro potere e punire la comunità dalit (intoccabile).

Le discriminazioni continuano anche sul piano dell’identità sessuale, come nel caso delle comunità omosessuali. Fino al 2009 l’omosessualità in India era un reato punibile persino con l’ergastolo. E spesso le persone omosessuali, le lesbiche in particolare, arrivano a togliersi la vita trovando nella morte il sollievo da una condizione di estrema violenza cui vengono sottoposte.

Di capitolo in capitolo la Fraschetti ci conduce per mano in un inferno nel quale però non viene mai abbandonata la speranza e ci fa incontrare donne come Prabha che pubblica un giornale delle intoccabili, oppure Shugra che pratica uno sport tipicamente maschile come il pugilato, o ancora Smita che ha messo su un proprio atelier o Anjali che allena le ragazze di Durga Vahini all’uso del fucile.

Ognuna di queste donne e tutte le altre di cui ci parla questo libro, sono testimoni di un riscatto possibile, di una ribellione allo status quo e di una autodeterminazione che potrà forse un giorno portare ad una società più giusta e più egualitaria.

L’impressione che si ha purtroppo è che per i “sari” il cammino verso la libertà sia ancora lungo e irto di ostacoli.

 

Written by Beatrice Tauro

 

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