Oscar 2018: L’aria che tira – Previsioni sulle future nomination #2
Mancano 86 giorni alla 90esima Notte degli Oscar, 47 all’annuncio delle nomination. Seguendo la scia tracciata esattamente un mese fa, aggiorniamo i dati forniti dalle fonti “attendibili, specializzate e autorevoli” su cui abbiamo scelto di fare affidamento.
A tal proposito segnaliamo subito che per questo secondo speciale non solo continueremo a rinunciare al contributo di Indiewire, ancora acerbo per le cadenze con cui invece siamo soliti muoverci grazie ad AwardsCircuit, l’Hollywood Reporter e GoldDerby, ma escluderemo dai sondaggi anche AwardsWatch, non avendo questo ancora aggiornato i pronostici pubblicati qualche settimana addietro.
Alle porte l’annuncio dei concorrenti ai Golden Globe, il quale verrà diffuso l’11 dicembre prossimo, senza mai trascurare la suscettibilità di sviluppi futuri che probabilmente interesseranno le liste a seguire, senza ancora sbilanciarsi su chi potrebbe vincere, continuiamo ad accarezzare i nomi e i titoli sulle cui plurime nomination varrebbe la pena di scommettere.
Muoviamo dunque da un primo elenco di lungometraggi caratterizzati da preannunciate copiose candidature, i cui elementi sono stati selezionati esclusivamente dai cosiddetti “frontrunners”, i “capilista” presentati da ognuna delle fonti sopracitate: si tenga presente che una “categoria” la si intende sdoppiata qualora vi siano due distinte nomination coinvolte, in presenza ad esempio di due attori, entrambi pronosticati, recitanti nello stesso film (ma non invece di due produttori per lo stesso film, chiaramente).
- 15 potenziali categorie – “The Shape of Water” (di Guillermo del Toro);
- 10 potenziali categorie – “L’ora più buia” (di Joe Wright) e “The Post” (di Steven Spielberg);
- 9 potenziali categorie – “Dunkirk” (di Christopher Nolan);
- 8 potenziali categorie – “Chiamami col tuo nome” (di Luca Guadagnino);
- 7 potenziali categorie – “Lady Bird” (di Greta Gerwig) e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (di Martin McDonagh);
- 6 potenziali categorie – “Blade Runner 2049” (di Denis Villeneuve) e “I, Tonya” (di Craig Gillespie);
- 5 potenziali categorie – “Il filo nascosto” (di Paul Thomas Anderson);
- 4 potenziali categorie – “La bella e la bestia” (di Bill Condon), “The Big Sick” (di Michael Showalter), “Mudbound” (di Dee Rees) e “Scappa – Get Out” (di Jordan Peele).
Rispetto al mese di novembre, è facile osservare come siano crollate le aspettative rivolte specialmente agli ora assenti “Detroit” (di Kathryn Bigelow), “The Florida Project” (di Sean Baker), “Last Flag Flying” (di Richard Linklater), “La stanza delle meraviglie” (di Todd Haynes) e “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (di Rian Johnson, ma forse il prospetto muterà quando il mondo potrà effettivamente assistere alla nuova avventura fantascientifica), riorientate piuttosto verso “La bella e la bestia” e “The Big Sick”. Inoltre, va segnalata una certa fiducia accordata a “The Post” (salito da 7 a 10 categorie) e “Lady Bird” (da 4 a 7), mentre sembrerebbe frenato l’entusiasmo rivolto a “Scappa – Get Out” (sceso da 6 a 4).
Poniamo subito a confronto un’altra lista che attinga stavolta al bacino più ampio dei “contendenti”: se “The Shape of Water” non accenna a schiodarsi dalla pole postition, al punto da farci supporre che possa diventare dopo “Titanic” (1997), “Mad Max: Fury Road” e “Revenant – Redivivo” (2015) il quarto lungometraggio a vedersi concorrente in tutte e 8 le categorie tecniche, fanno la loro improvvisa comparsa “The Greatest Showman” direttamente con 9 categorie coinvolte, “Wonder Woman” con 8, “Detroit” e “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” con 7, “Coco”, “The Florida Project” e “La stanza delle meraviglie” con 5, tutti titoli assenti pocanzi.
Ancora, appaiono evidenti le lievitazioni di “Mudbound” (da 4 a 10 categorie) e “Il filo nascosto” (da 5 a 10). È quindi facile appurare come le risorse della maggior parte dei concorrenti si gonfino in maniera vistosa, senza per questo abbandonare un proprio realistico profilo, perché se è chiaro che pochi fra i titoli riportati riusciranno a spuntare la concorrenza, è pur sempre vero che ognuno di essi, stando agli esami operati delle fonti, ha la facoltà di ambire a numeri tanto alti.
- 15 potenziali categorie – “The Shape of Water” (di Guillermo del Toro);
- 13 potenziali categorie – “L’ora più buia” (di Joe Wright);
- 12 potenziali categorie – “Dunkirk” (di Christopher Nolan);
- 11 potenziali categorie – “The Post” (di Steven Spielberg);
- 10 potenziali categorie – “Il filo nascosto” (di Paul Thomas Anderson) e “Mudbound” (di Dee Rees);
- 9 potenziali categorie – “Blade Runner 2049” (di Denis Villeneuve), “Chiamami col tuo nome” (di Luca Guadagnino), “The Greatest Showman” (di Michael Gracey), “I, Tonya” (di Craig Gillespie), “Lady Bird” (di Greta Gerwig) e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (di Martin McDonagh);
- 8 potenziali categorie – “Wonder Woman” (di Patty Jenkins);
- 7 potenziali categorie – “La bella e la bestia” (di Bill Condon), “Detroit” (di Kathryn Bigelow), “Scappa – Get Out” (di Jordan Peele) e “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (di Rian Johnson);
- 5 potenziali categorie – “Coco” (di Lee Unkrich e Adrian Molina), “The Florida Project” (di Sean Baker) e “La stanza delle meraviglie” (di Todd Haynes);
- 4 potenziali categorie – “The Big Sick” (di Michael Showalter), “Downsizing – Vivere alla grande” (di Alexander Payne), “Last Flag Flying” (di Richard Linklater), “La ruota delle meraviglie” (di Woody Allen) e “Vittoria e Abdul” (di Stephen Frears).
Concluso questo doveroso preambolo, ne usciamo senz’altro agevolati all’ingresso di un’analisi più dettagliata che enucleerà una per una le peculiarità di ogni categoria. Andiamo a trattare di…
Miglior film
Confermati in toto “Chiamami col tuo nome” (distribuito dalla Sony Pictures Classics; produttori Emilie Georges, il regista Luca Guadagnino, James Ivory, Howard Rosenman e Peter Spears), trionfatore ai Gotham Awards, “Dunkirk” (distribuito dalla Warner Bros.; produttori Christopher Nolan ed Emma Thomas, già nominati per “Inception”), “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (distribuito dalla Fox Searchlight Pictures; produttori Graham Broadbent, Peter Czemin e il regista Martin McDonagh) e “The Shape of Water” (distribuito dalla Fox Searchlight Pictures; produttori J. Miles Dale e il regista Guillermo del Toro).
Al loro fianco però, inclusi in ognuna delle tre top 10 esaminate, entrano con decisione “Lady Bird” (distribuito dalla A24; produttori Eli Bush, Evelyn O’Neill e Scott Rudin), 100% di freschezza-8.9/10 su Rotten Tomatoes, il che ne fa il film meglio recensito nella storia del sito, registrati 186 su 186 pareri positivi, e “The Post” (distribuito dalla 20th Century Fox; produttori Kristie Macosko Krieger, Amy Pascal e il regista Steven Spielberg), National Board of Review Award al miglior film dell’anno.
Stabilito questo sestetto degli inviolabili (salvo sorprese dell’ultim’ora), premono per occupare i posti vacanti (4 ci auguriamo, non uno di meno!) anzitutto “The Florida Project” (distribuito dalla A24; produttori il regista Sean Baker, Chris Bergoch, Kevin Chinoy, Andrew Duncan, Alex Saks, Francesca Silvestri e Shih-Ching Tsou), “I, Tonya” (distribuito dalla NEON; produttore Steven Rogers), “L’ora più buia” (distribuito dalla Focus Features; produttori Tim Bevan, Lisa Bruce, Eric Fellner, Anthony McCarten e Douglas Urbanski) e “Scappa – Get Out” (distribuito dalla Universal Pictures; produttori Jason Blum, Edward H. Hamm Jr., Sean McKittrick e il regista Jordan Peele), tutti contati in due top 10.
Già meno sicuro il destino de “Il filo nascosto” (distribuito dalla Focus Features; produttori il regista Paul Thomas Anderson, Megan Ellison, Daniel Lupi e JoAnne Sellar) e di “Mudbound” (distribuito da Netflix; produttori Carl e Sally Jo Effenson, Cassian Elwes, Charles King, Christopher Lemole, Kom Roth e Tim Zajaros), o ancora di “The Big Sick” (distribuito dagli Amazon Studios; produttori Judd Apatow e Barry Mendel) e “Downsizing – Vivere alla grande” (Paramount Pictures; produttori Jim Burke, Megan Ellison, Mark Johnson, il regista Alexander Payne e Jim Taylor), citato da due sole fonti come il precedente ma a differenza di questo escluso da qualsiasi top 10.
AwardsCircuit, collocandolo in decima posizione, crede ancora in “Last Flag Flying” (distribuito dagli Amazon Studios; produttori il regista Richard Linklater, Ginger Sledge e John Sloss), ma suggerisce anche “Blade Runner 2049” e “Detroit”, mentre l’Hollywood Reporter e GoldDerby antepongono rispettivamente “Molly’s Game” e “Wonder Woman”.
Miglior regista
La sfida è sempre aperta fra Guillermo del Toro per “The Shape of Water” e Christopher Nolan per “Dunkirk”, costantemente in top 5, osteggiati in primo luogo da Steven Spielberg per “The Post”, quindi dai vari Greta Gerwig per “Lady Bird”, già conquistato il National Board of Review Award, Luca Guadagnino per “Chiamami col tuo nome”, Martin McDonagh per “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” e Joe Wright per “L’ora più buia”, miglior regista dell’anno agli Hollywood Film Awards.
Dubbio il destino di Jordan Peele per “Scappa – Get Out” e Dee Rees per “Mudbound”, non condivisi in ognuna delle top 10 ma entrambi con un’inclusione in top 5 a sostegno. AwardsCircuit apre inoltre a Paul Thomas Anderson (“Il filo nascosto”) e inaspettatamente a Craig Gillespie (“I, Tonya”), così come in controtendenza si pronuncia l’Hollywood Reporter a favore di Patty Jenkins (“Wonder Woman”) e, ancor più, di Sean Baker (“The Florida Project”), inserito al quinto posto; GoldDerby opta per il Denis Villeneuve di “Blade Runner 2049”.
Miglior attore protagonista
Per tutte le fonti il maschio alfa è Gary Oldman (“L’ora più buia”): chiunque altro viene dopo, a cominciare naturalmente da Daniel Day-Lewis (“Il filo nascosto”) e Tom Hanks (“The Post”), National Board of Review Award al miglior attore, che precedono il tenace Jake Gyllenhaal di “Stronger”, attore dell’anno per gli Hollywood Film Awards, al momento sempre quinto nelle classifiche.
I nomi di Timothée Chalamet (“Chiamami col tuo nome”) e James Franco (“The Disaster Artist”, vincitore del Gotham Award) sono ugualmente ricorrenti in ognuna delle top 10 e in almeno una top 5. Più rade le presenze di Andrew Garfield (“Ogni tuo respiro”) e Denzel Washington per “Roman J. Israel, Esq.”, svalutati rispetto al mese scorso, nonché di Hugh Jackman (“The Greatest Showman”).
AwardsCircuit avanza ancora Steve Carell (“Last Flag Flying”) e Christian Bale (“Hostiles”), mentre l’Hollywood Reporter e GoldDerby osano regalando speranze l’uno a Daniel Kaluuya (“Scappa – Get Out”), Robert Pattinson (“Good Time”) e Jamie Bell (“Film Stars Don’t Die in Liverpool”), l’altro a James McAvoy (“Split”).
Miglior attrice protagonista
Meno scontata la contesa tra le file femminili, in cui si troveranno probabilmente Frances McDormand (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”), Margot Robbie (“I, Tonya”), l’adorabile Saoirse Ronan (“Lady Bird”, vincitrice del Gotham Award) e (come poteva astenersi?) la divina Meryl Streep (“The Post”), National Board of Review Award alla miglior attrice.
Le postazioni rimaste vuote nelle top 5 si ritiene possano essere conquistate da Sally Hawkins (“The Shape of Water”) o magari Jessica Chastain (“Molly’s Game”). Altri nomi ricorrenti sono quelli di Kate Winslet (“La ruota delle meraviglie”), attrice dell’anno agli Hollywood Film Awards, e Judi Dench (“Vittoria e Abdul”), già meno quello di Emma Stone (“La battaglia dei sessi”).
Scarse le possibilità per Vicky Krieps (“Il filo nascosto”, suggerita da AwardsCircuit), Annette Bening (“Film Stars Don’t Die in Liverpool”) e Gal Gadot (“Wonder Woman”), rivalutate dall’Hollywood Reporter, così come lo sono senza dubbio per la straziante Daniela Vega di “Una donna fantastica” (proposta dagli esperti di GoldDerby), prima transessuale a giovare di un simile onore.
Miglior attore non protagonista
Sam Rockwell (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”), trionfatore agli Hollywood Film Awards, e Willem Dafoe (“The Florida Project”), vincitore del National Board of Review Award, si riconoscono sempre in testa alla competizione, puntati primariamente da Armie Hammer (“Chiamami col tuo nome”). Per la performance nel medesimo film è ben in vista anche Michael Stuhlbarg, ottenuto l’accesso a due top 5 come Richard Jenkins (“The Shape of Water”), tuttavia non ovunque citato; stessa dinamica, applicata a chi gode di una sola top 5, coinvolge i riscoperti Woody Harrelson (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”) e Ray Romano (“The Big Sick”).
Escluso dalle top 5, e però risorsa costante e preziosa, si erige il Mark Rylance di “Dunkirk”, distanziato il Jason Mitchell di “Mudbound”. Fanali di coda divengono perciò Bryan Cranston (“Last Flag Flying”) e Michael Shannon (“The Shape of Water”), sostenuti da AwardsCircuit, gli inediti Sebastian Stan di “I, Tonya”, Bob Odenkirk di “The Post” e Tracy Letts di “Lady Bird”, appoggiati dall’Hollywood Reporter, e infine Ben Mendelsohn (“L’ora più buia”, secondo GoldDerby).
Miglior attrice non protagonista
Anche in questo caso la gara è in mano a una coppia, composta da Laurie Metcalf (“Lady Bird”), vincitrice del National Board of Review Award, e Allison Janney (“I, Tonya”), trionfatrice agli Hollywood Film Awards; lo spazio rimasto è conteso in primis fra Mary J. Blige (“Mudbound”), Holly Hunter (“The Big Sick”) e Octavia Spencer (“The Shape of Water”), quindi Hong Chau (“Downsizing – Vivere alla grande”) e Lesley Manville (“Il filo nascosto”), ognuna delle quali costantemente in top 10 e in almeno una top 5.
Ne risente Melissa Leo per “Novitiate”, membra reale della cinquina in un solo caso e non più indicata da tutte le fonti, sorte condivisa dalla novella Tiffany Haddish (“Girls Trip”), da Kristin Scott Thomas (“L’ora più buia”) e Lois Smith (“Marjorie Prime”). La più debole delle contendenti è l’esordiente 24enne Bria Vinaite di “The Florida Project”, retrocessa nei diversi pronostici ma cui è affezionato tutt’ora l’Hollywood Reporter.
Miglior sceneggiatura originale
Si preannuncia uno scontro appassionato fra “Lady Bird” (Greta Gerwig) e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (Martin McDonagh), costantemente in top 5; la loro compagnia è contesa con vivacità da “Scappa – Get Out” (Jordan Peele, vincitore del Gotham Award), collocato direttamente in testa dalle due top 5 sue amiche, da “The Post” (Liz Hannah e Josh Singer) e “The Shape of Water” (Guillermo del Toro e Vanessa Taylor), e ancora da “The Big Sick” (Emily V. Gordon e Kumail Nanjani) e “L’ora più buia” (Anthony McCarten).
Con sorpresa resiste in una top 5 anche “I, Tonya” (Steven Rogers), seguito da “Dunkirk” (Christopher Nolan), meno combattivo d’un tempo, e “Il filo nascosto” (Paul Thomas Anderson), vincitore del National Board of Review Award. Registra regressi anche “The Florida Project” (Sean Baker e Chris Bergoch, avanzati dall’Hollywood Reporter); nelle previsioni di GoldDerby mantengono un profilo basso-appetibile “Downsizing – Vivere alla grande” (Alexander Payne e Jim Taylor) e “The Greatest Showman” (Jenny Bicks e Bill Condon).
Miglior sceneggiatura non originale
I primi quattro nominati parrebbero essere con una certa sicurezza, nell’ordine, “Chiamami col tuo nome” (James Ivory), “Mudbound” (Dee Rees e Virgil Williams) o “Molly’s Game” (Aaron Sorkin), e “The Disaster Artist” (Scott Neustadter e Michael H. Weber), vincitore agli Hollywood Film Awards e ai National Board of Review Awards. Stando alle top 5, il quinto posto è disputato fra “Last Flag Flying” (Richard Linklater e Darryl Ponicsan) e “Wonder” (Stephen Chbosky, Steve Conrad e Jack Thorne), entrambi non comuni a tutte le fonti, che generalmente condividono “La stanza delle meraviglie” (Brian Selznick) e “Vittoria e Abdul” (Lee Hall) prima, “Per primo hanno ucciso mio padre” (Angelina Jolie e Loung Ung) e “L’inganno” (Sofia Coppola) poi.
Restano validi “Stronger” (John Pollono) per AwardsCircuit, l’inatteso “Film Stars Don’t Die in Liverpool” (Matt Greenhalgh) e “Wonder Woman” (Jason Fuchs, Allan Heinberg e Zack Snyder) per l’Hollywood Reporter, infine “Logan” (Scott Frank, James Mangold e Michael Green) per GoldDerby.
Miglior film d’animazione
Dei 26 lungometraggi animati ammessi alla corsa il re sarà quasi senz’ombra di dubbio “Coco” (di Lee Unkrich e Adrian Molina, produttrice Darla K. Anderson; Pixar), ovunque in capo alle top 5, già premiato agli Hollywood Film Awards e ai National Board of Review Awards. A costituire la cinquina concorrono poi, sempre al secondo o terzo posto, “The Breadwinner” (di Nora Twomey, produttori Angelina Jolie, Anthony Leo, Tomm Moore, Jordan Peele, Andrew Rosen, Paul Young; Gkids) e “Loving Vincent” (di Dorota Kobiela e Hugh Welchman, produttori Sean M. Bobbitt e Ivan Mactaggart; Odra Film).
Si fa simpaticamente spazio anche “Lego Batman – Il Film” (di Chris McKay, produttore Roy Lee; Warner Bros. Animation), con uguale costanza incluso nelle top 5. Gli altri contendenti prediletti risultano essere “Ferdinand” (di Carlos Saldanha, produttori Bruce Anderson e Lori Forte; Blue Sky), solo a pelle dal momento che non ha ancora conosciuto distribuzione, il potente e difficile “La jeune fille sans mains” (aka “The Girl Without Hands”, di Sébastian Laudenbach, produttore Jean-Christophe Soulageon; Les Films Sauvages/Les Films Pelléas) e “Cars 3” (di Brian Fee, produttore Kevin Reher; Pixar), nel quale si ostina a credere l’Hollywood Reporter.
L’Academy potrebbe arridere anche a “Capitan Mutanda” (di David Soren, produttori Mireille Soria e Mark Swift; DreamWorks) o a “Cattivissimo Me 3” (di Kyle Balda, Pierre Coffin ed Eric Guillon, produttori Janet Healy e Christopher Meledandri; Illumination Entertainment).
Lo farebbe con minor probabilità a “Le Grand Méchant Renard et autres contes…” (aka “The Big Bad Fox and Other Tales…”, di Patrick Imbert e Benjamin Renner, produttori Damien e Didier Brunner e Vincent Tavier; StudioCanal) e “Lego Ninjago – Il Film” (di Charlie Bean, Paul Fisher e Bob Logan, produttori Roy Lee, Dan Lin, Phil Lord, Chris McKay e Christopher Miller; Warner Bros. Animation), avanzati da AwardsCircuit, a “Psiconautas, los niños olvidados” (aka “Birdboy: The Forgotten Children”, di Pedro Rivero e Alberto Vázquez, produttore Luis Tosar; Abrakan Estudio/ZircoZine), al delicatissimo “Ethel & Ernest” (di Roger Mainwood, produttrici Camilla Deakin e Ruth Fielding; British Film Institute) e a “Gli eroi del Natale” (di Timothy Reckart, produttrice Jennifer Magee-Cook; Sony Pictures Animation), apprezzati dall’Hollywood Reporter, oppure addirittura a “Meari to majo no hana” (aka “Mary and the Witch’s Flower”, di Hiromasa Yonebayashi, produttori Yoshiaki Nishimura e Geoffrey Wexler; Toho), “In questo angolo di mondo” (di Sunao Katabuchi, produttori Tarô Maki e Masao Maruyama; Mappa/Genco) e “Baby Boss” (di Tom McGrath, produttrice Ramsey Ann Naito; DreamWorks), presunti da GoldDerby.
Com’è evidente, nessuno appoggia il nostro strepitoso “Gatta Cenerentola” (di Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Alessandro Rak e Dario Sansone), ben superiore a non pochi dei titoli appena citati. Ciononostante restiamo in attesa di una piacevole sorpresa che vada a premiare la qualità artistica oltre che l’appetibilità comunemente intesa.
Miglior film straniero
Assieme a quella dedicata ai documentari, questa è la categoria più difficile da inquadrare: al momento il film che dovrebbe nutrire maggiori speranze è “Una donna fantastica” (di Sebastián Lelio; Cile), compreso in entrambe le top 5 disponibili. Due top 10 e una top 5 a favore ce le hanno “120 battiti al minuto” (di Robin Campillo; Francia), “In the Fade” (di Fatih Akin; Germania), “Per primo hanno ucciso mio padre” (di Angelina Jolie; Cambogia), premiato agli Hollywood Film Awards, e “The Square” (di Ruben Östlund; Svezia).
Condivisi risultano anche “Loveless” (di Andrej Zvjagincev aka Andrey Zvyagintsev; Russia) e “Thelma” (di Joachim Trier; Norvegia). AwardsCircuit a questo segno include in top 5 “Happy End” (di Michael Haneke; Austria) e “Tom of Finland” (di Dome Karukoski; Finlandia), cui si accoda “Sheikh Jackson” (di Amr Salama; Egitto).
L’Hollywood Reporter preferisce “Foxtrot” (di Samuel Maoz; Israele), eletto migliore dell’anno ai National Board of Review Awards, e “L’insulto” (di Ziad Doueiri; Libano), facendo loro seguire “Pokot” (aka “Spoor”, di Agnieszka Holland e Kasia Adamik; Polonia). Si tenga conto che fra i 5 titoli migliori secondo la National Board of Review figura anche “Estiu 1993” (di Carla Simón; Spagna).
Miglior film documentario
L’unico titolo che sembrerebbe non dover mancare la candidatura è “Jane” (di Brett Morgen, produttori Bryan Burk, Tony Gerber, Brett Morgen e James A. Smith), già trionfatore ai National Board of Review Award; gli si potrebbero affiancare anzitutto “City of Ghosts” (di Matthew Heineman, anche produttore) e “Cries from Syria” (di Evgeny Afineevsky, produttori Evgeny Afineevsky, Aaron I. Butler e Den Tolmor).
Due i sostenitori anche per “Strong Island” (di Yance Ford, produttori Joslyn Barnes, Yance Ford ed Esther Robinson; Gotham Award al miglior documentario); di qui in avanti si entra nella zona dell’indeterminatezza, che probabilmente rimarrà tale fino a che non sarà comunicata la shortlist dei 15 fortunati.
AwardsCircuit punta primariamente su “Long Strange Trip” (di Amir Bar-Lev, produttori Alex Blavatnik, Ken Dornstein, Eric Eisner, Nick Koskoff e Justin Kreutzmann), “Joan Didion: The Center Will Not Hold” (di Griffin Dunne, produttori Annabelle e Griffin Dunne, Mary Recine e Susanne Rostock) e “Una scomoda verità 2” (di Bonni Cohen e Jon Shenk, produttori Richard Berge, Jeff Skoll e Diane Weyermann).
L’Hollywood Reporter è più incline ad “Icarus” (di Bryan Fogel, produttori Dan Cogan, David Fialkow, Bryan Fogel, Jim Swartz e Tessa Treadway), “Risk” (di Laura Poitras, produttori Brenda Coughlin, Yoni Golijov e Laura Poitras) e “Step” (di Amanda Lipitz, produttori Steven Cantor e Amanda Lipitz).
Per la prima fonte restano plausibili “Jim & Andy: The Great Beyond – Featuring a Very Special, Contractually Obligated Mention of Tony Clifton” (di Chris Smith, produttori Brendan Fitzgerald, Danny Gabai, Spike Jonze e Chris Smith), “One of Us” (di Heidi Ewing e Rachel Grady, anche produttori) e “Visages, villages” (di JR e Agnès Varda, produttrice Rosalie Varda).
Per la seconda invece sarebbero più vicini alla nomination “Kedi” (di Ceyda Torun, produttori Ceyda Torun e Charlie Wuppermann), “Let It Fall: Los Angeles 1982-1992” (di John Ridley, produttori Jeanmarie Condon e Melia Patria) e “Chasing Coral” (di Jeff Orlowski, produttori Jeff Orlowski e Larissa Rhodes).
Miglior colonna sonora
I magnifici 4 non sono più gli stessi del mese scorso: restano Alexandre Desplat (“The Shape of Water”) e Dario Marianelli (“L’ora più buia”) sempre alla seconda o terza menzione, resta anche Hans Zimmer (“Dunkirk”), ma al Carter Burwell de “La stanza delle meraviglie”, sceso a una sola top 5 a favore, si preferisce il John Williams di “The Post”, di recentissimo ascolto, così come lo è la partitura per “Il filo nascosto” firmata Jonny Greenwood, fedele a P.T.A. ormai dai tempi de “Il petroliere” (2007) e piaciuto al punto da schizzare improvvisamente in due top 5.
Si continua a incontrare spesso il nome di Benjamin Wallfisch e Hans Zimmer (“Blade Runner 2049”), più di rado quelli di Thomas Newman (“Vittoria e Abdul”), il preferito degli Hollywood Film Awards, di Carter Burwell (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”) e, forse per poche settimane ancora, di John Williams (“Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi”). L’Hollywood Reporter segnala pure James Newton Howard (“Detroit”), meno favorito rispetto al mese scorso, e Rupert Gregson-Williams (“Wonder Woman”), mentre GoldDerby punterebbe più su Michael Giacchino (“Coco”).
Miglior canzone
Una la canzone imprescindibile: “Evermore” (da “La bella e la bestia”), musica di Alan Menken, testo di Tim Rice. Da qui in avanti c’è posto per le varie “Remember Me” (da “Coco”), musica e testo di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, al primo posto in due top 5, “Prayers For This World” (da “Cries from Syria”), musica e testo di Diane Warren, “Stand Up for Something” (da “Marshall”), musica e testo di Diane Warren e Common, vincitori agli Hollywood Film Awards, e “It Ain’t Fair” (da “Detroit”), musica e testo dei The Roots.
In una sola top 5 rientrano “I Don’t Wanna Live Forever (Fifty Shades Darker)” (da “Cinquanta sfumature di nero”), musica e testo di Jack Antonoff, Sam Drew e Taylor Swift, e “The Mistery of Love” (da “Chiamami col tuo nome”), musica e testo di Sufjan Stevens prima, quindi “Jump” (da “Step”), musica e testo di Laura Karpman, Raphael Saadiq e Taura Stinson, e “This Is Me” (da “The Greatest Showman”), musica e testo di Benj Pasek e Justin Paul.
Due le top 10 per “Come Alive” (da “The Greatest Showman”), musica e testo di Benj Pasek e Justin Paul; una sola per “Mighty River” (da “Mudbound”), musica e testo di Mary J. Blige, Raphael Saadiq e Taura Stinson, e “There’s Something Special” (da “Cattivissimo Me 3”), musica e testo di Pharrell Williams, secondo AwardsCircuit, per “Truth to Power” (da “Una scomoda verità 2”), musica e testo di T-Bone Burnett e Ryan Tedder, secondo l’Hollywood Reporter, infine per “The Promise” (da “The Promise”), musica e testo di Chris Cornell, “Never Forget” (da “Assassinio sull’Orient Express), musica di Patrick Doyle, testo di Kenneth Branagh e “If I Dare” (da “La battaglia dei sessi”), musica e testo di Sara Bareilles e Nicholas Britell, secondo GoldDerby.
Migliori effetti speciali
Il panorama è invariato: guidano la corsa “Blade Runner 2049” (Richard R. Hoover, Paul Lambert, Gerd Nefzer e John Nelson), “The Shape of Water” (Dennis Berardi, Mike Hill e Shane Mahan), “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (Richard Bain, Ben Morris e Michael Mulholland) e “The War – Il pianeta delle scimmie” (Daniel Barrett, Dan Lemmon, Joe Letteri e Joel Whist), vincitore agli Hollywood Film Awards. Il quinto posto potrebbe essere conquistato da “Dunkirk” (Paul Corbould, Scott Fisher, Andrew Jackson e Andrew Lockley) oppure “Wonder Woman” (Frazer Churchill, Viktor Muller, Jessica Norman, Bill Westenhofer).
Si accodano “La bella e la bestia” (Kyle McCulloch, Steve Preeg, Kelly Port e Glen Pratt) e “Spider-Man: Homecoming” (Dan Bethell, Theodore Bialek, Vincent Cirelli, Lou Pecora, Doug Spilatro), quindi il nono e il decimo di AwardsCircuit, “Thor: Ragnarok” (Kyle McCulloch, Jake Morrison, Bruce Steinheimer e Chad Wiebe) e “Guardiani delle Galassia Vol. 2” (Jonathan Fawkner, Dan Sudick, Christopher Townsend e Guy Williams), e per chiudere “Okja” (A.A.V.V.) e “Logan” (A.A.V.V.), immaginati da GoldDerby.
Miglior montaggio
Lee Smith (“Dunkirk”) non abbandona la prima fila, affiancato da Sidney Wolinsky (“The Shape of Water”), vincitore agli Hollywood Film Awards; in due top 5 troviamo Valerio Bonelli (“L’ora più buia”) e Sarah Broshar e Michael Kahn (“The Post”); in una soltanto Jon Gregory (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”) anzitutto, poi Joe Walker (“Blade Runner 2049”), Tatiana S. Riegel (“I, Tonya”), Nick Houy (“Lady Bird”) e Gregory Plotkin (“Scappa – Get Out”).
Meno scontato il destino del nostro Walter Fasano (“Chiamami col tuo nome”) e soprattutto di Mako Kamitsuna (“Mudbound”) e Bob Ducsay (“Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi”), citati da AwardsCircuit, di William Goldenberg e Harry Yoon (“Detroit”), apprezzati dall’Hollywood Reporter, di Jonathan Amos e Paul Machliss (“Baby Driver – Il genio della fuga”) e persino dell’Andrew Weisblum di “madre!”, avanzati da GoldDerby.
Miglior fotografia
Conservano intatte le posizioni occupate Roger Deakins (“Blade Runner 2049”), premiato agli Hollywood Film Awards, Hoyte Van Hoytema (“Dunkirk”), Bruno Delbonnel (“L’ora più buia”) e Dan Laustsen (“The Shape of Water”). Completano le top 5, nell’ordine, Janusz Kaminski (“The Post”) e Sayombhu Mukdeeprom (“Chiamami col tuo nome”), quest’ultimo osato solo da GoldDerby.
Edward Lachman (“La stanza delle meraviglie”) si ritrova sempre sesto, Rachel Morrison (“Mudbound”) sempre settima. Chiudono la selezione l’ottavo, il nono e il decimo di AwardsCircuit, Ben Davis (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”), Anthony Dod Mantle (“Per primo hanno ucciso mio padre”) e Masanobu Takayanagi (“Hostiles”), dell’Hollywood Reporter, Sam Levy (“Lady Bird”), Barry Ackroyd (“Detroit”) e Nicolas Karakatsanis (“I, Tonya”), e di GoldDerby, Vittorio Storaro (“La ruota delle meraviglie”), Seamus McGarvey (“The Greatest Showman”) e Sean Bobbitt (“Stronger”).
Miglior scenografia
In prima linea stazionano da settimane Paul D. Austerberry (“The Shape of Water”) e Dennis Gassner e Alessandra Querzola (“Blade Runner 2049”, trionfatore agli Hollywood Film Awards), sempre secondi; si sono rinvigoriti Sarah Greenwood e Katie Spencer (“La bella e la bestia”) e Nathan Crowley (“Dunkirk”), sicché l’ultimo posto in cinquina potrebbe andare a Sarah Greenwood (“L’ora più buia”) o al nuovo arrivato Rick Carter (“The Post”).
È bene poi tener d’occhio Mark Tidesley e Véronique Melery (“Il filo nascosto”), Rick Heinrichs (“Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi”), la nostra Stefania Cella (“Downsizing – Vivere alla grande”), e ancora secondo AwardsCircuit David J. Bomba (“Mudbound”) e Santo Loquasto e Regina Graves (“La ruota delle meraviglie”), secondo l’Hollywood Reporter Mark Friedberg (“La stanza delle meraviglie”) e Rusty Smith (“Scappa – Get Out”), secondo GoldDerby Nathan Crowley (“The Greatest Showman”).
Migliori costumi
Mark Bridges (“Il filo nascosto”) e Jacqueline Durran (“La bella e la bestia”), vincitrice agli Hollywood Film Awards, dominano la scena, sempre primi o secondi delle liste, subito succeduti da Luis Sequiera (“The Shape of Water”) e quindi da Stacey Battat (“L’inganno”) e di nuovo Jacqueline Durran (“L’ora più buia”), parimenti premiata agli HFA; più avanti si distinguono Ann Roth (“The Post”), terza per il solo AwardsCircuit, ed Ellen Mirojnick (“The Greatest Showman”), quarta per il solo GoldDerby.
In due casi troviamo anche Consolata Boyle (“Vittoria e Abdul”) e Sandy Powell (“La stanza delle meraviglie”), in uno soltanto Michael T. Boyd (“Mudbound”) e Suzy Benzinger (“La ruota delle meraviglie”), su AwardsCircuit, mentre Jeffrey Kurland (“Dunkirk”) e Alexandra Byrne (“Assassinio sull’Orient Express”) sono accolti da GoldDerby.
Migliori trucco e acconciatura
“L’ora più buia” grazie ad Anita Burger, David Malinkowski e Lucy Sibbick cavalca verso la candidatura sicura, lasciandosi alle spalle gli altri componenti delle top 3, ossia “The Shape of Water” (Paula Fleet, Mike Hill, Shane Mahan e Jordan Samuel), “I, Tonya” (Mary Everett, Bill Myer e Teresa Vest), “Logan” (Gloria Pasqua Casny e Joel Harlow) e “La bella e la bestia” (Jenny Shircore), premiato agli Hollywood Film Awards.
Due fonti su due valorizzano “Il filo nascosto” (Paul Engelen e Jon Henry Gordon), “The Greatest Showman” (Sunday Englis, Gary English, Nicki Ledermann, Gary Martori, Angela Levin, Jerry Popolis, Tania Ribalow, Pamela S. Westmore, Nakoya Yancey), “Guardiani della Galassia Vol. 2” (John Blake, Camille Friend e Brian Sipe) e “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (Flora Moody e Allison Sing); GoldDerby si apre solitario a “Wonder” (J.D. Bowers, Megan Harkness, Ailsa Macmillan e Robert A. Pandini).
Miglior sonoro
Proseguono spediti verso le statuette “Dunkirk” (Gregg Landaker, Gary Rizzo e Mark Weingarten), sempre primo, “The Shape of Water” (Christian T. Cooke, Filip Hosek e Brad Zoern) e “Blade Runner 2049” (Ron Bartlett, Doug Hemphill e Mac Ruth), sempre secondi o terzi; a questi si affiancano prima “Baby Driver – Il genio della fuga” (Tim Cavagin e Julian Slater), poi “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (David Parker e Michael Semanchick) e “Detroit” (Paul N.J. Ottoson e Tom Burns).
Rimarrebbe forse spazio per “L’ora più buia” (Craig Berkey e Roger J. Sacdalan), difficilmente per “Coco” (Christopher Boyes, Michael Semanchick e Vince Caro), “The Greatest Showman” (Tod A. Maitland, Jason Stasium e Dan White) e “Transformers – L’ultimo cavaliere” (Eric Flickinger, Jeffrey J. Haboush, Greg P. Russell e Gary Summers), supposti da AwardsCircuit, “La bella e la bestia” (Christian P. e Michael Minkler e John Casali), “The War – Il pianeta delle scimmie” (Chris Duesterdiek, William Files e Andy Nelson), “Wonder Woman” (A.A.V.V.) e “Logan” (A.A.V.V.), ipotizzati da GoldDerby. Si sappia comunque che “Guardiani della Galassia – Vol. 2” ha vinto nella categoria corrispondente agli Hollywood Film Awards.
Miglior montaggio sonoro
Anche in termini di editing “Dunkirk” (Alex Gibson e Richard King), sempre primo, “Blade Runner 2049” (Mark A. Mangini e Theo Green), sempre secondo, e “The Shape of Water” (Nathan Robitaille) sanno il fatto loro, similmente a “Wonder Woman” (James Mather), “Detroit” (Paul N.J. Ottoson), “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (Matthew Wood) e “Baby Driver – Il genio della fuga” (Julian Slater).
Come quest’ultimo, sono corroborati da una sola fonte (AwardsCircuit) “La battaglia dei sessi” (Mildred Iatrou e Ai-Ling Lee), “Coco” (Christopher Boyes e JR Grubbs), “Spider-Man: Homecoming” (Eric A. Norris e Steven Ticknor) e “Transformers – L’ultimo cavaliere” (Ethan Van der Ryn e Joel Erickson), mentre “La bella e la bestia” (A.A.V.V.), “Scappa – Get Out” (A.A.V.V.) e “The War – Il pianeta delle scimmie” (William Files e Douglas Murray) hanno dalla loro GoldDerby.
L’Italia agli Oscar
Chiudiamo a questo segno con un celere e debito riepilogo dei non pochi cineasti italiani in lizza, almeno sulla carta: abbiamo la facoltà di puntare su Luca Guadagnino, produttore e regista di “Chiamami col tuo nome”, su Dario Marianelli, autore delle musiche de “L’ora più buia”, sui montatori Valerio Bonelli (“L’ora più buia”), napoletano, e Walter Fasano (“Chiamami col tuo nome”), barese, sul leggendario direttore della fotografia Vittorio Storaro (“La ruota delle meraviglie”), e infine sulle scenografe di “Blade Runner 2049” Alessandra Querzola, triestina, e di “Downsizing – Vivere alla grande” Stefania Cella, milanese.
Poche invece le speranze da riporre nei truccatori Vincenzo Mastrantonio e Luca Vannella reclutati per “Thor: Ragnarok”, da un mese all’altro scopertisi sfavoriti, nel film d’animazione “Gatta Cenerentola” (di Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Alessandro Rak e Dario Sansone), in “A Ciambra” (di Jonas Carpignano, il quale comunque è risultato nominato a sorpresa agli Independent Spirit Awards come miglior regista), posto in rappresentanza dell’Italia quest’anno per la sezione riservata ai film in lingua straniera, e in “Al di qua”, documentario di Corrado Franco ammesso ufficialmente alla corsa dedicata.
La rubrica “Oscar 2018: L’aria che tira” si rinnoverà grazie ad un aggiornamento fra un mese esatto.
Vi lasciamo con due tabelle riassuntive redatte dal sottoscritto, in cui a colpo d’occhio è possibile individuare le aree di influenza esercitate dai film più chiacchierati.
Written by Raffaele Lazzaroni
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