Quando le piccole cose quotidiane diventano una terapia

Esistono giornate fatte per essere bianche in ogni loro possibile sfumatura. Il bianco, in fondo, è la fusione di tutti i colori, giusto? E questa giornata ha avuto mille colori, che ora sono traducibili solo nel bianco.

Melbourne Rain

Un finesettimana di vento, pioggia e allerta meteo a Melbourne; sono a casa, nella mia nuova casa. Sono seduta sulla moquette, con la schiena appoggiata al divano, e penso a tutte le cose che non sono andate come avevo previsto negli ultimi anni; sono così tante. Non so cosa darei per cancellarne alcune.

Guardo i vetri ricoperti di pioggia: potrebbero essere di qualunque colore, a seconda della prospettiva da cui li si guarda, ma da lontano sono bianchi. Sorrido pensando che, pur essendo in Australia, forse avrò un “bianco Natale”. Mi sarebbe mancato, credo, se non ci fosse stata neppure una giornata di bianco in questo dicembre stranamente estivo.

Guardo il sacchetto della camomilla nella tazza e ascolto Einaudi. La musica è terapeutica, è vero, ma una mia cara amica una volta mi ha detto: «Tutto è terapeutico, se c’è bisogno di una terapia». Quanta verità.

Allora osservo l’acqua, mentre il sacchetto dell’infusione forma mille diramazioni sull’ocra, che si fondono in modo omogeneo con l’acqua. La trasparenza dell’acqua mi ha sempre lasciata perplessa: il giallo della camomilla sa di casa, il nero della Coca Cola di pranzo fuori, ma di cosa sa la trasparenza dell’acqua? Allora bevo un sorso di camomilla per rimpiazzare la confusione dell’acqua. Sì, sa di casa.

Credo ci sia qualcosa nella musica che uccide la tristezza: la chiama tutta a raccolta, anche quella che non sapevi di avere, anche i residui vecchi di anni. E poi la uccide lentamente, facendola diventare un’emozione neutra che rende il cuore un po’ più leggero.

Non è un sentimento catartico: è più un ricordarti che esistono validi alleati contro ogni sorta di tristezza. È un’amica che non sa fare silenzio, ma il cui parlarti addosso non risulta fastidioso. È una voce che si unisce alla tua, quando il silenzio non ha motivo di essere. Allora alzi il volume e ti perdi, perché è il primo passo per ritrovarti.

Il cielo è latteo, riesco a malapena a supporre che ci siano dei palazzi al di là di questa finestra di vetro immensa. Respiro mentre osservo quello che potrebbe essere il nulla. Quando respiri ti ricordi che hai il potere più grande al mondo: quello di cambiare.

Fino a che respiri, non c’è nulla della tua vita che tu non possa cambiare: fino a che sei viva, hai la possibilità di scegliere di essere felice. Guardo un paesaggio che finge di non esserci e ascolto la sensazione del mio respiro. I battiti del cuore cambiano, si fanno meno pressanti. Qualcosa si scioglie. Ora il paesaggio non c’è più. Ci sono solo io, consapevole di essere viva.

Guardo il telefono. Non capisco perché oggi vadano così di moda questi schermi enormi. A me il grigio di uno schermo inutilizzato, senza notifiche, mette tristezza; non mi sono mai piaciuti i colori scuri, o forse sono talmente impregnata di cultura da millennial che uno schermo senza notifiche mi fa sentire una sfigata.

Mi circondo sempre di colori: le mie valigie sono una gialla, una cobalto e una verde; il mio copripiumone è arancione; i miei calzini sono a righe o a pois; il mio lucidalabbra preferito è rosso amarena. Mi circondo di colori perché il nero mi mette tristezza, ma di tanto in tanto mi ritrovo a fissare uno schermo nero.

Relax a casa

Bisogna che sia sincera: ho disattivato tutte le notifiche. Non ricevo avvisi se qualcuno mi scrive su messenger, Whatsapp o via email. Ricevo avvisi solo per le telefonate e gli sms, ma tanto oggi chi telefona più?

Quindi spesso mi ritrovo a guardare uno schermo nero, che si colora solo quando lo accendo per controllare l’ora. Questa mania ridicola di controllare il tempo, come se potessimo controllarlo sul serio. Allora lascio che lo schermo torni nero e imparo a apprezzare il silenzio che fa parte dei colori scuri.

Vado nella mia stanza, cerco la fiala di essenza rilassante che un’amica naturopata mi ha regalato prima che partissi per Melbourne; la apro e ne uso qualche goccia: sento l’odore dell’arancio, di qualche erba che mi induce calma e di un fiore che non so distinguere. Quando mi ha dato la fiala, la mia amica mi ha detto: «Andrà tutto bene». Aveva ragione, perché fino a che puoi circondarti di piccole cose che ti fanno sentire al sicuro, la tua vita va bene. Grazie, amica.

Per la prima volta sento che i pensieri tacciono. Respiro e penso a quello che ho: una finestra bianca tutta per me, una tazza di camomilla, della musica, il mio respiro, il silenzio. Sono in una stanza piena di colori dove il pianoforte regna sovrano, mentre fuori tutto è bianco e il vento culla il mondo. Ho quello che mi serve per essere felice, ho le terapie giuste per riportare la pace nel mio cuore.

Su una nota meno poetica, vorrei condividere con voi una cosa che ho imparato durante il corso di primo soccorso per la salute mentale: molte depressioni sono curabili proprio con questo genere di terapie, ovvero con piccole cose che ci aiutino a vivere più serenamente e con uno stile di vita più consapevole.

Molte depressioni non necessitano di medicinali o di infinite sedute con uno psicologo, ma di accorgimenti che aiutino il corpo a stare meglio e di conseguenza anche la mente: primo tra tutti fare dell’esercizio fisico, poi mangiare sano facendo attenzione alle vitamine che (non) fanno parte della nostra dieta, premiarsi a fine giornata con un momento di relax, chiacchierare con qualcuno che ci fa stare bene e magari qualche seduta di counselling per inquadrare al meglio le soluzioni più adatte al nostro caso specifico.

Mi sembra importante aggiungere che, da quando ho iniziato a vivere in modo un po’ più consapevole, sto molto meglio: i momenti no ci sono ugualmente, perché fanno parte della vita, ma sono superabili e durano molto meno.

Per chi avesse voglia di dare un’occhiata, ci sono anche delle app che possono dare spunti utili per i momenti di ansia o tristezza: una di queste si chiama Mood Mission e è stata sviluppata nella mia università, Monash University. Io la uso e a volte trovo che sia particolarmente utile.

 

Written by Giulia Mastrantoni

 

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