Riflessioni sullo stupro: la mia prima email a uno stupratore

Ci tengo a precisare che non sono d’accordo. Con chi o con che cosa, però, non lo so.

 

Irreversible – scena stupro

Come ho scritto spesso, inizio a rendermi conto che non stiamo andando lontani: quello che si legge sui giornali e si dice a mezza voce, a mo’ di frase fatta, mi dà sempre più fastidio. «Lo metterei dentro e butterei la chiave», «Li dovremmo castrare» oppure «Lo ammazzerei di botte».

Sono commenti che sento e leggo di frequente, specialmente quando si parla di uno stupratore: che si tratti di Facebook o del bar sotto casa, la storia è sempre la solita e la gente commenta sempre nello stesso modo.

Sì, lo stupratore è un criminale, ma perché agisce come agisce? Cosa lo spinge a fare del male a qualcun altro? Cosa pensa mentre lo fa? Si sente in colpa dopo? Sta male?

C’è qualche sofferenza interiore che porta un uomo a diventare uno stupratore? Se sì, è una sofferenza che possiamo identificare e sfruttare per prevenire i crimini?

Non ho le risposte, ma ho le domande, ed è già qualcosa. Quello che penso è che, al di là del concetto di perdono di cui vi ho parlato nella recensione del libro “South of Forgiveness”, dobbiamo focalizzarci sulla possibilità di capire lo stupratore, con lo scopo di prevenire futuri crimini.

Perché stupratori non si nasce ma si diventa, a parte casi conclamati di malattie mentali. Quindi la mia domanda è: come ci si diventa? Perché? Voglio queste risposte, perché voglio usarle per costruire un futuro migliore e più sicuro per tutti, ma soprattutto un futuro in cui chi è sul punto di stuprare può ricevere il supporto psicologico e pratico di cui ha bisogno.

Non posso affermare che lo stupro è prevenibile: è una generalizzazione molto ampia e pericolosa, che susciterebbe (a ragione) tante proteste. Però posso dire questo: se non ci si prova, non sapremo mai quale percentuale di stupri è effettivamente prevenibile, né se ne esiste una. Quindi proviamoci.

Non cito articoli, studi, opinioni né altro, perché non è il focus di questo articolo. In queste righe vorrei concentrarmi su altro e, nello specifico, sul fatto che ho posto le mie domande a uno stupratore.

Thordis Elva – Thomas Stranger

L’ho fatto per email! Ho contattato l’editore del romanzo “South of Forgiveness“, che ha fatto sì che i due autori mi scrivessero. Sono stata felice di avere notizie di Thordis, che mi è sembrata una donna gentile e delicata, ma la persona che mi ha davvero cambiato la giornata è stato Tom. Thordis è una vittima: in quanto tale, riesco a capirla con più facilità. Tom, invece, è l’uomo che ha esercitato su di lei una violenza di cui è difficile spiegarsi le ragioni.

Ci siamo scambiati diverse email nell’arco della stessa giornata: il fuso orario aiuta molto, dato che Sydney – Melbourne è decisamente più in sincronia rispetto a Groenlandia – Melbourne. Con Thordis, che vive in Groenlandia, la cosa è più lenta, più misurata, e probabilmente lo è anche a causa del suo essere una vittima: occorre tutelarsi, quando si è la parte lesa, quando si è feriti.

Comunque Tom è a Sydney, a poche ore da dove sono io. Mi ha ringraziato per avergli dato la possibilità di contribuire al dibattito sulla violenza che, a suo parere, dovrebbe essere un’emergenza globale. Si è detto grato di poter aiutare l’informazione e l’empatia umana a fare dei passi avanti.

Durante il fine settimana scriverò in modo provvisorio le domande che voglio fare a Tom: so già che cambieranno e che gli scriverò di nuovo, e poi ancora. Tom è un’occasione preziosa per comprendere o per provare a farlo, quindi gli chiederò tutto ciò che posso, tutto ciò che sento di dover chiedere.

Uno dei problemi maggiori è che Tom ha stuprato Thordis quando avevano una storia: erano innamorati e non c’era bisogno di violenza per arrivare al sesso. Questa è una tipologia di stupro che mi interessa molto, perché viene vista raramente come un vero stupro, almeno nell’opinione comune, e perché sembra “immotivata”.

South of Forgiveness – Thomas Stranger

Credo sia per questo che non sono d’accordo: ci sono così tante cose che ancora non sappiamo e che io, più specificamente, non so, che mi sembra impossibile essere d’accordo con alcunché. Come posso avere un’opinione, se ignoro le risposte a domande così fondamentali? Come posso limitarmi a condannare, laddove c’è la possibilità di scoprire e prevenire? Come posso chiudere gli occhi e dimenticare, se il mondo ha così tanto bisogno di fare passi avanti?

Mi sento stanca, confusa e combattuta. Per ragioni del tutto indipendenti da Tom. E in tutto questo, Tom è la prima persona a cui penso quando mi sveglio la mattina e l’ultima che mi viene in mente quando vado a dormire.

Tom non è la risposta, ma in questo momento lo percepisco come una presenza nella mia vita di cui essere grata. E sì, so che quest’affermazione spezzerà il cuore di molte vittime che leggeranno queste parole.

Spezzano anche il mio, a dire il vero, ma voglio che qualcosa di orribile nasca la possibilità di eliminare lo stupro dal mondo. Un’utopia irrealizzabile, ma chi ha detto che non possiamo provarci?

 

Written by Giulia Mastrantoni

 

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