Meditazioni Metafisiche #7: il XX secolo, l’avidità e la globalizzazione

Il XX secolo, con tutti i disastri che ha provocato, non c’è dubbio che ha portato milioni di persone verso una vita migliore e altri verso sofferenze e atrocità.

 

Meditazioni Metafisiche 7

Ma il mondo intero ha preso un’unica e identica direzione, con città sempre più simili tra loro e le medesime aspettative in crescita costante. Mentre un tempo, in virtù della sua grande diversità, il mondo sembrava sconfinato, ora è come se si fosse ridotto a una piccola sfera.

La scienza con la sua inseparabile compagna, la tecnologia, continua a ridurre le distanze fisiche; le comunicazioni e gli affari attraversano i confini nazionali come mai accaduto prima, e a causa di ciò la politica è stata eclissata dall’economia.

In tutto il pianeta la vita è stata trasformata dalle nuove tecnologie e dall’espansione del mercato: questo è il processo chiamato globalizzazione. Il ritmo di questi cambiamenti è in aumento vertiginoso, e nuove forze incalzano.

Tutta la cultura, sia privata sia collettiva, incentiva questa direzione ideologica, spinta dall’avvento delle nuove tecnologie, dei computer e dei robot che hanno rivoluzionato la produzione e il mondo economico con conseguenze sui rapporti sociali.

L’educazione privata, visto il mutamento del contesto esistenziale dovuto ai cambiamenti sociali e culturali, è indirizzata verso l’assicurazione del benessere e la felicità, che vengono ricercati in quei valori egoici come l’affermazione di sé, la libera espressione delle emozioni, la facile gratificazione, etc..

Quell’insegnamento dei doveri, dei valori, di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, che sono stati il fulcro sui cui si è retta per secoli l’educazione delle famiglie, è stato cancellato e per sempre distrutto.

La stessa idea di comunità è cambiata, per le nazioni è oramai impossibile mantenere i propri confini. Ignorando i confini nazionali il mercato ricerca manodopera e materie prime più economiche ovunque si trovino, e oramai il mondo intero ha adottato l’apparato del capitalismo; le speculazioni dei capitali azionari sono il male della modernità.

Tutti sono mossi dall’avidità, ognuno lavora esclusivamente per fare soldi; la attività umane si sono trasformate in un giochi d’azzardo, si comprano e si vendono azioni nell’idea di moltiplicare la ricchezza. Tutte le grandi metropoli del mondo sono in competizione tra loro, attraverso i prodotti globali, le comunicazioni globali e la cultura globale, tutto sancito dai governi, ogni nazione si fa concorrenza: è la guerra moderna, con i popoli animati dagli stessi gusti e dalla medesima cultura.

Le comunicazioni satellitari e internet sono i tendini e i vasi sanguigni della globalizzazione, collegando il mondo in tempo reale. Per alcuni tipi di lavoro il computer elimina le distanze, ed i generale la vita è diventata più precaria: nel vecchio mondo si garantiva una certa sicurezza nel lavoro, nel nuovo mondo non più.

Nel vecchio mondo il lavoro sembrava essere un diritto acquisito, nel nuovo è solo una fortuna temporanea.

Globalizzazione

Nel vecchio sistema il lavoro veniva portato alle persone, nel nuovo le persone devono essere preparate a seguirlo. Chi nasce oggi eredita un mondo che negli ultimi cento anni si è completamente trasformato, un mondo di grandi incertezze e di enormi disastri da riparare.

Ora, abbandoniamoci ad un’utopia.

Ammettiamo che un giorno si possa giungere ad una pace e prosperità perpetua e che il genere umano raggiunga uno stato di equità e di giustizia sociale ed economica ottimale. Ammettiamo che a breve termine si arriverà ad uno sviluppo tecnologico tale da consentire a tutti di sfruttare energie rinnovabili a livello cosmico e di affrancarsi da quelle fossili in esaurimento.

Tutti un giorno potranno avere indipendenza energetica, così che sparirebbero le leggi dell’economia fondate sulla scarsità delle risorse, cesserebbero gli imperialismi, le guerre, le sopraffazioni, la schiavitù, gli sfruttamenti, gli abusi e le ingiustizie sociali.

Ammettiamo anche che, in virtù dell’elevato avanzamento tecnologico, si risolva anche il problema delle epidemie e di tutto ciò che può compromettere il benessere della gente: il risultato sarebbe un eccesso di popolazione sul pianeta.

Ammettiamo tuttavia che anche questo problema si possa aggirare con lo sganciarsi dalla dipendenza delle dimensioni chiuse e limitate della Terra, costruendo ad esempio città spaziali artificiali, riproducendo artificialmente gli ambienti naturali di modo da occupare lo spazio infinito come cellule indipendenti l’una dall’altra.

Ammettiamo dunque che si possa finalmente vivere affrancati dal bisogno di lavorare per procurarsi il cibo e le necessità primarie; ebbene cosa si otterrebbe?

Noia, languore e depressione, l’esplosione di desideri vaghi e malesseri insignificanti che si gonfierebbero a tal punto da ingigantirsi oltremisura.

L’umanità in tal caso sarebbe costretta a guardare in faccia il vuoto della vita e dell’individualità quale fonte di ogni vanità: il piano superiore dell’esistenza s’imporrebbe da sé; la dimensione spirituale, quale unico obiettivo di realizzazione di ogni felicità umana, si illuminerebbe al massimo grado.

 

Written by Andrea Grieco

 

 

Info

Il quadro ripreso nel manifesto visivo Μεταφυσικοί Διαλογισμοί è un prestito dall’opera Over the town di Marc Chagall (Vitebsk, 7 luglio 1887 – Saint-Paul-de-Vence, 28 marzo 1985). In foto Globalizzazione.

Rubrica Meditazioni Metafisiche

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