Selfie & Told: la band Karbonica racconta l’ultimo album “Quei Colori”
“Sono fermo al semaforo/ E non riesco a capire/ perché non lo trovo verde mai/ sotto un sole cocente mi ritrovo a pensare/ cosa che non faccio mai/ Vedo auto di lusso/ mentre ho il rosso fisso/ che non si spegne proprio mai/ Pensando ai miei problemi/ che mi sembran seri/ a volte mi sorge il dubbio sai/ che sono fortunato perché sono nato/ appena sopra l’Africa/ […]” – “Pezzo d’Africa”

I Karbonica sono una band siciliana attiva dal 2009, nel corso degli anni sono stati prodotti due lavori, un EP dal titolo “Live in Studio” e “Quei Colori”.
Il sound della band affonda le radici, con orgoglio, nel classic rock, musica che ha formato tutti i suoi componenti.
Si tratta di un progetto cresciuto on the road a suon di live e radicato in Sicilia, ma con tanta voglia di esplorare nuove mete.
Diverse le soddisfazioni raggiunte nel corso degli anni dai Karbonica, tra esse la vittoria del Lavica Rock nel 2012, le finali del Lennon festival nel 2012 e 2015, la vittoria della finale regionale di Rock Targato Italia e la vittoria del Premio Nazionale del Web nel 2014, con la conseguente inclusione nella compilation del festival.
Nel 2016 i Karbonica sono stati scelti dai Litfiba per la registrazione della compilation celebrativa del trentennale di 17 Re, con il brano “Cane”, distribuita in free download sul sito della storica rock band toscana.
I Karbonica vantano menzioni su diverse riviste e webzine, su tutte vanno segnalate quelle su Marie Claire e su Classic Rock Magazine Italia.
Ed ora beccatevi questa Selfie & Told!
K.: Suonare rock e farlo alla vecchia maniera nel 2017, paga?

Karbonica: Si tratta di un modus operandi che dipende dagli ascolti musicali, da un modo di essere e di sentire la musica, non lo si fa per scelta ma semplicemente perché si è così. Di fatto è stupido seguire le mode o storpiare la propria natura per piacere a tutti i costi a tutti.
K.: Il sound e le tematiche trattate dalla band sembrano soffrire parecchio anche di ascolti anni 90, quali band vi hanno segnato?
Karbonica: Su tutte le grandi rock band degli anni 70, per fare dei nomi basti pensare ai Led Zeppelin, Aerosmith, AC/DC, però tra la fine degli anni 80 e i primi anni 90 sono successe parecchie cose interessanti a livello internazionale, band come Pearl Jam o Soundgarden, mentre a livello nazionale realtà come i Timoria o i Litfiba, hanno di certo influenzato il nostro modo di suonare.
K.: Il vostro primo EP dal titolo “Live in Studio” suona molto diverso dal vostro ultimo lavoro, cosa è cambiato?
Karbonica: Ai tempi di “Live in Studio”, la band aveva altri obiettivi e altre priorità, forse quel lavoro risente più dell’ultimo di sonorità anni ’70, le tematiche più leggere e spensierate all’interno di un disco registrato in solo una sera, in presa diretta, fanno di “Live in Studio” un antipasto per chi ci ha assaggiati, qualcosa che dovevamo necessariamente fare prima di affacciarci al pubblico nazionale. Tutti i curiosi possono ascoltarlo sulle più note piattaforme di streaming audio per farsi un’idea. Unica cosa di cui ci pentiamo è non aver curato la produzione, pensando che sarebbe stato ascoltato solo dagli amici della band.
K.: Il nuovo lavoro, “Quei Colori” cosa rappresenta per la band e cosa ci si può aspettare in futuro, altro rock classico o nuove contaminazioni?
Karbonica: “Quei colori” rappresenta un’evoluzione per la band, frutto di maggiore consapevolezza e nato dalla voglia di fare sentire a tutta l’Italia che si può ancora fare musica fuori dagli schemi del momento e seguendo l’ispirazione e l’istinto. Si tratta di un disco composto da 10 tracce che parla di cose concrete, frutto di riflessione e rabbia, contro un sistema sempre più strutturato a renderci sudditi e non cittadini, capace di privarci dell’autonomia di pensiero attraverso distrazioni inutili e fuorvianti, insomma tutti meccanismi volti a cancellare i colori che ci rendono umani. Il sound di questo album, dopo aver sentito il mastering finale ci è parso parecchio anni ’90 e la stessa impressione ha avuto gran parte della critica. Ci siamo fatti corrompere dall’elettronica entrata tuttavia in piccolissime quantità. Il futuro porterà altre novità, siamo già a lavoro su roba nuova e possiamo anticipare che ci sarà ancora rock sulla nostra strada.
K.: Conviene fare musica propria o è meglio suonare cover?

Karbonica: Fare cover è un’esperienza che abbiamo fatto, dal 2009 al 2012 suonavamo prevalentemente questo in giro per i pub, poi però è fisiologico che vedendosi spesso in sala nascano delle idee. Fare solo cover è più semplice di produrre musica propria, occorre soltanto saper studiare, cioè replicare quanto è già stato fatto da altri, cosa già di per sé impegnativa e che comunque richiede studio e prove in sala. Fare musica propria è tutta un’altra cosa, non basta più una prova a settimana, c’è chi della band non dorme la notte per mettere nero su bianco le proprie idee, poi si registrano dei provini, magari soltanto chitarra e voce, si propone il materiale al resto della band, si pianificano degli incontri per procedere all’arrangiamento, si pensa a mille modifiche, non si è mai contenti, ore e ore in sala prove. Giunti fin qui possiamo con certezza dire che per noi oggi, fare ogni tanto delle cover è uno sfogo, un divertimento, un gioco piacevole ma senza nessuna meta. Durante i nostri live non manca mai qualche gioiellino preso dal passato che ha segnato i nostri ascolti musicali, su tutti i Led Zeppelin, ma lo facciamo solo per divertirci.
Written by Karbonica
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