“La piccola fiammiferaia” di Hans Christian Andersen: l’esoterismo della luce dei fiammiferi
Da ragazzino pensavo di poter tenere lontani gli incubi, perché per anni non ne avevo avuto neppure uno finché non avevo letto per la prima volta de “La piccola fiammiferaia” di Hans Christian Andersen, una ragazzina lasciata sola nel buio accanto alle cose che vedeva, ma in realtà il significato di questa fiaba era molto più profondo della mia immaginazione.
In età adulta rileggendo “La piccola fiammiferaia” alla mia piccola Miriam, ne ho compreso il vero valore e significato. Mentre la cullavo dolcemente, con affettuosa decisione finché un treno passava sferragliando, riempiendo la stanza di rumore e di bagliori di luce come fossero tanti fiammiferi.
Se hai sempre vissuto nel buio temerai sempre la luce. Il singolo fiammifero illumina solo te stesso, il tuo ego smisurato.
“C’era una volta una bambina che non aveva né padre né madre e viveva nel bosco oscuro…”
Se viviamo senza punti di riferimento resteremo per sempre nell’oscurità dell’anima. Siamo nel buio e oscuro bosco (l’anima) quando siamo orfani della paternità della coscienza e della maternità della creazione.
La piccola fiammiferaia con i suoi fiammiferi cerca di accendere la luce della nostra anima durante l’inverno (mancanza di calore spirituale spegnerà la luce del cuore). I fiammiferi rappresentano le illusioni illuminate da una fioca luce che mai ci riscalderà.
Gli uomini purtroppo invece di cercare il calore vendono la luce. Viviamo nell’inganno di riscaldarci con i fiammiferi, ma prima o poi moriremo congelati come la nostra protagonista. Il nostro spirito vitale (spirito deriva da soffio), rimane un mistero, il nostro caldo sos-piro (piro da fuoco) può sciogliere persino la neve gelata.
“«… Ho dei fiammiferi. Posso accendere un fuoco e scaldarmi.» Ma non aveva legnetti né ciocchi. Decise comunque di accendere i fiammiferi…”
La piccola fiammiferaia era colma di illusioni (i fiammiferi), ma era priva delle emozioni e dell’affetto che potevano alimentarne il calore (legnetti e ciocchi). Inevitabilmente senza calore tra la neve non si sopravvive.
“… E così, seduta con le gambe tese, strofinò il primo fiammifero. E subito parve che freddo e neve fossero svaniti come per incanto…”
L’incanto, l’illusione, i sogni che rappresentano solo un momento, l’istante e che non sono mai eterni.
“… E allora strofinò il secondo fiammifero e la luce cadde sul muro della casa accanto e poté improvvisamente veder dentro. Nella stanza c’era una tovaglia candida come la neve che ricopriva una tavola, e sulla tavola c’erano stoviglie di porcellana del bianco più puro, e su un grande piatto c’era un’anatra appena sfornata, e proprio mentre stava per mettersi a mangiare la visione svanì. Era di nuovo nella neve…”.
Il secondo fiammifero colpisce il cuore.
La tavola bandita (simbolo del focolare e dell’affetto familiare), ma anche questo purtroppo non è eterno. Abbiamo grandi sogni ma non li rendiamo eterni perché il nostro amore è piccolo.
“… Ma ora le ginocchia e i fianchi non le dolevano più. Ora il freddo pungeva e bruciava lungo le braccia e nel petto, sicché accese il terzo fiammifero. E nella luce del fiammifero vide uno splendido albero di natale, mirabilmente decorato con candeline bianche ornate di pizzo alla base, e belle palle di vetro, e migliaia e migliaia di puntini luminosi che non riusciva a capire che cosa fossero. E sollevò lo sguardo sull’albero enorme, e quello si sollevava sempre più in alto, finché divenne le stelle del cielo sulla sua testa, e una stella attraversò sfavillando il cielo, e lei ricordò che la mamma le aveva detto che quando un’anima muore, cade una stella…”.
Il primo fiammifero brucia le illusioni, il secondo brucia il cuore, il terzo ci porta alla consapevolezza della morte, che non arriva per distruggere ma per farci rinascere illuminati dalla luce di una stella.
Quest’ultimo è un passaggio fondamentale della simbologia esoterica, morire per poter rinascere (in tutte le società iniziatiche la morte e la rinascita, in maniera simbolica, rappresentano un passaggio obbligatorio).
La fiaba indica come l’agire e non lo sperare, può cambiare le nostre vite. Reagire a tutto ciò che ci accade intorno e non fantasticare. La morte della piccola fiammiferaia viene intesa come fisica da chi nella vita fallisce, ma viene intesa come morte interiore da chi da questa risorge da chi nella vita ricade, ma si rialza consapevole dei propri errori.
Dobbiamo divenire piccoli come la fiammiferaia ma solo interiormente, vivendo la luce dell’umiltà e della semplicità e noteremo come anche un piccolo fiammifero può accendere un fuoco enorme nel nostro cuore.
Ora “Sorridi”. E quando avrai un momento di smarrimento o indecisione, fermati, aspetta e senti il tuo cuore.
Written by Vito Ditaranto
… a mia figlia Miriam con infinito amore…
Bibliografia
Hans Christian Andersen, La piccola fiammiferaia, Fabbri Editori, 1955