“Donne di Sardegna”: Emma Fenu incontra Le amiche di Freya, 21 aprile 2017, Sassari
Venerdì 21 aprile 2017, alle ore 18.00, si terrà a Sassari, presso la libreria Le Messaggerie Sarde, in piazza Castello, un evento intitolato “Donne di Sardegna“.
Verrà presentato “Le dee del miele“, romanzo, edito da Milena Edizioni nel 2016, di Emma Fenu, scrittrice sarda residente a Copenaghen.
“Sono nata sul confine fra due mondi, lingua di terra fra un castello che volgeva al declino, lasciando dietro di sé il pudore della memoria, e un torrente che si insinuava, ospite inatteso, fra orde di occhi increduli.
Mi appartengono le parole magiche, sussurrate, in dialetto arcaico, sulla mia fronte febbricitante e i versi di “Come mai”, cantati, con il cuore palpitante, sognando un primo amore; i canti in latino, imparati a memoria per la Prima Comunione, e le voci delle scrittrici della fine del Novecento; il frusciare degli scialli neri, che avvolgono corpi di donne che profumano di incenso, mandorle e miele, e la poca stoffa e la molta storia di una minigonna.
Il mio è un tempo ossimorico in cui si incrociano passato e presente.
La mia infanzia è trascorsa fra racconti, poesie e silenzi assordanti, in cui poche parole erano già troppe e alcune, in realtà, non andavano neppure dette, ma solo capite; fra l’eco, mai udito davvero, dei pianti cadenzati delle prefiche, attorno al corpo di uno sconosciuto; fra i segreti, tramandati da madre in figlia, e i cartoni animati giapponesi che hanno rallegrato i bambini degli anni ‘80.
Io sono l’anello di una catena, quello che ha rischiato di spezzarsi, quello che non ha ceduto. Generata per ripercorrere strade già note, ma cresciuta per attraversare i confini di una patria matrigna, prima di far nuovamente rientro, se pur nel ricordo, laddove soltanto ha senso la parola ‘casa’“.
Si tratta di una saga familiare, ispirata alla realtà, che attraversa tutto il Novecento, in una Sardegna intrisa di mito e memoria. Un universo parallelo di spiriti, fate e demoni in cui spetta al mondo muliebre vegliare sulla vita e sulla morte. Quattro donne protagoniste: Caterina e Lisetta, fanciulle che diverranno consuocere; Marianna, figlia adottiva di Lisetta; Eva, figlia di Marianna. Creature diverse fra loro, per ceto sociale e vissuto, ma legate dai fili del destino fino a divenire parte l’una dell’altra, tramite un cordone ombelicale di sangue, luna, farina, miele, mistero, esoterismo e agnizioni. Eva, l’ultima nata, intenta a riannodare il filo rosso di mestruazioni, parti e aborti delle sue antenate fino a scoprire il vero segreto del “dono” di famiglia.
Una storia, dunque, di Donne. Donne madri, forti come Dee, capaci di rinascere dopo infinite eclissi. Donne mamme, lune piene, dolci come miele. Dee del miele.
“Restata sola in casa con i figli più piccoli, Caterina ricordò il passato e vagheggiò l’avvenire, senza concedere al suo viso un sorriso o una lacrima.
Prese sonno all’imbrunire e creature fantastiche scesero dal soffitto per sfiorarle il viso con una carezza di vento delicato, adornandole il collo e i lobi delle orecchie con filigrana d’oro e scaldando le spalle con teli di stoffa finemente ricamata, come se fosse ancora una giovane sposa.
Avrebbero potuto essere lucciole, invece erano janas, le piccole fate sarde alate, dalla pelle di luna e dai capelli della notte, che abitavano piccole domus scavate nella roccia, dedicandosi alle arti femminili che tramandavano a poche umane, elette a custodi di un sapere millenario.”
Dialogherà con l’autrice Pier Bruno Cosso, scrittore sassarese interessato alla Sardegna e ai personaggi femminili reali e romanzeschi. Parteciperanno membri della FIDAPA BPW Italy, un movimento di opinione indipendente che promuove le iniziative delle donne nel campo delle Arti delle Professioni e degli Affari.
Al termine degli interventi, reading e tavola rotonda, Emma Fenu introdurrà la mostra delle opere de “Le amiche di Freya“, curata da Sara Bachmann, artista danese residente in Sardegna, e Gianni Crobe, architetto logudorese.
Scrive Emma Fenu, in merito alla mostra figurativa: “Dopo aver parlato delle Donne di Sardegna, dopo averne tracciato il profilo del volto, averne sentito il profumo intenso, averne sfiorato la consistenza delle vesti tessute al telaio… Dopo tutto questo magico evocare, le abbiamo viste, le nostre ave, attraverso il ricordo e la parola.
Abbiamo raccontato una storia e ce ne siamo scoperti parte, ascoltandola, questa storia, mentre si raccontava da sola, alla luce del focolare della memoria.
Ora il filo rosso che tutti ci unisce diventa visibile tratto di pennello in una mostra di estremo interesse che raccoglie per una settimana, a partire da oggi, le opere di Sara Bachmann, nata ad Aarhus, vicino alla Copenaghen che mi ospita, e trasferitasi con il marito, sardo, presso Olbia.
Sara è un’artista poliedrica formatasi fra Copenaghen e Firenze.
Gianni Crobe, suo marito, è un architetto con una formazione classica: ha elaborato progetti di industrial design e, parallelamente, di progettazione urbana.
Anche dietro queste immagini si nascondo e si scoprono, in un gioco di simboli svelati e celati, mille storie. Tutto ebbe inizio alcuni anni fa, quando Sara intratteneva la sua bimba, Freya, disegnando per lei sirene e principesse delle terre del nord.
E poi queste principesse si vestirono dei costumi riccamente lavorati della nostra isola: del rosso del sangue e del fuoco, del bianco della luna e del pane, del nero della notte, del mistero, della morte.
Sono divenute “Le amiche di Freya“, la piccola nata dall’unione di due culture solo all’apparenza troppo distanti.
Ed eccoli, questi volti naif, con occhi allungati da Mille e una notte e volti tondi, a simulare il ventre e i seni delle Veneri preistoriche, prime figlie della luna.
Sono disegni dai tratti morbidi, che appartengono al mondo magico dell’infanzia, quel mondo che non ha età, perché ad esso appartiene il sempre, reiterato del tempo imperfetto del C’era una volta.
Sono figure piccole e intense, dalle labbra rosse di ciliegia, non bambole ma creature rubate al mito, dee della vita che esorcizzano la paura della morte, promettendo un abbraccio che culla.
Sono janas, le fate alate dalla pelle bianchissima che tessono su minuscoli telai d’oro; sono donne madri, regine della famiglia e delle generazioni; sono artiste, consapevoli di essere custodi di un sapere millenario che dalla tradizione porta all’interpretazione personale, non perdendo mai il legame con l’attualità.
Le fiabe sono una cosa seria, non sono solo un gioco: sono gli archetipi della nostra storia. Nascondono tabù, paure, speranze. Raccontano eventi e insegnano le leggi della vita. Raccontano una storia, la nostra. Osservate gli occhi delle figure delle amiche di Freya. Osservatele ancora. Sono specchi: in essi vi ritroverete.”
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