“Food for new song”, il nuovo album della band Sick 4 Milk: Semplicemente Made In Indie
Conosco da (un po’ di) tempo i ragazzi che formano i Sick 4 Milk (Jacopo Morroni – voce, chitarra e testi; Gael Cascioli – chitarre e percussioni; Riccardo Finili – Batteria e percussioni; Michele Aprile – Sax alto e clarinetto; Andrea Falcone – Basso).
Sono artisti eccezionali. Creativi. Delicati, raffinati ed energici al tempo stesso. Ho partecipato ad alcuni loro live in giro per l’Italia, da cultore della (buona) musica quale sono. Questo loro nuovo disco, che ho avuto il privilegio di ascoltare in anteprima…
Mi ha lasciato (positivamente) senza parole. Non avrebbe dovuto. Li conosco. Conosco la loro storia musicale. So benissimo quello di cui sono capaci. Eppure…
Eppure poi ti presentano sotto gli occhi, nelle orecchie, quel sound straordinario, originale, puro e duro al contempo che… ti lascia senza fiato. Ti dà i brividi. Ti scuote. Ti mette allegria e voglia di vivere, trascinandoti in un universo parallelo fatto di storie immaginarie e di vita vissuta.
In questo loro nuovo lavoro, davvero qualitativamente e artisticamente emozionante, che porta il nome di “Food for new song” troviamo sette pezzi – in pratica è un mini album, più che un EP.
Sette pezzi che contano “Africa“, un pezzo ritmato, caldo, suadente e profondo che vibra nel petto a colpi di sassofono, chitarre e djembè.
Un inno alla vita, alla lotta, degno del mai troppo compianto Bob Marley ed in cui Jacopo ed i ragazzi urlano, si sgolano, musicano, chiamando, esigendo, una lotta non armata, ma di pensiero. Culturale. Di crescita umana. Di coscienza. Di e per tutto il globo. Lo fanno con tenue ferocia, con discreta sfacciataggine. Ma a ragion veduta.
Nell’EP troviamo poi “So Now“: musicalmente – e dichiaratamente! – stile Coldplay. Quelli di una volta. Quelli indie. Quelli di “Yellow”, per intenderci. Ma a me ha ricordato anche tracce del sound dei Maroon 5. Quelli del primo disco.
Un suono raffinato, per nulla banale, che colpisce, vince e convince. Un po’ di Train, un po’ di Fredalba (Revelation su tutte) poi, per non farci mancare niente del meglio. Segue “Dave Matthew”: ritmo, sound puro che scorre sinuoso, trascinato da un sax leggero ma acuto al tempo stesso… Una canzone che parla al cuore. Potente. Ed in cui troviamo, di nuovo, tutto il candore dell’indie (vi ricordate i Coldplay prima maniera? Quelli di “Yellow”, per intenderci… Ecco. Loro. Esattamente loro. L’ho già detto. Ne sono cosciente. Ma è realmente così.).
Infine la chicca che (non) ti aspetti, racchiusa – e pronta ad esplodere di colpo –, nella traccia chiamata “Jealous Guy”. Impetuosa, elettrica, soffiata in modo delicatamente aggressivo. Qui in versione 2.0 come uno dei maggiori successi della band romana, rielaborato e inserito in questo loro nuovo lavoro pregno di stile ed efficacia.“The War” merita, da sola, un piccolo spazio di alcune righe: un affresco tagliente, dolce amaro, graffiante sull’uomo di ieri. E di oggi. E di… domani?!
Senza fatica i Sick 4 Milk cantano, come moderni cantastorie, ciò che vedono, analizzando, senza cliché, senza pregiudizi e senza paura alcuna, la quotidianità in cui viviamo. In questo mini album, insomma, c’è purezza del suono, c’è ritmo, c’è vitalità, voglia di continuare un percorso sincero e fatto “solo” di musica. Di condivisione. I S4M sono questo. Non c’è facciata dietro. Non c’è trucco, non c’è inganno.
C’è invece voglia di fare musica assieme, di donare pezzi che fanno stare bene chi li ascolta, che fanno talvolta anche riflettere (Africa – The War). Che parlano di amore vissuto, mai banale, mai scontato, mai ovvio (Lonely day – Jealous Guy). Il tutto con una facilità disarmante, specialmente nei live, dove i cinque ragazzi sanno dare il meglio di sé. Ed il pubblico lo sa. E li segue. E canta con loro. E balla, ed applaude. E fischia per caricarli ancora di più.
E chiede i bis, sistematicamente. E si innamora. Di loro. Tra di loro. È capitato anche questo. Ne sono stato testimone felice, perché dove c’è amore sano, vero, non può esserci niente di male.
Last but not least: “Lonely Day”, altra canzone potente e delicata, felice e sentita, va a comporre questo album che non delude ed ingrana la quarta nella carriera di questa band indie made in Roma, italiana al 100 %, oramai sulla cresta dell’onda da un bel po’ di tempo. Adesso aspettiamo la quinta.
Dritti per la loro strada che è anche la nostra, senza sgommare. Senza frenare. Senza sbandare. (Don’t) stay sick (4 milk).
Written by Stefano Labbia
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