“No Plan” di David Bowie: l’uomo delle stelle che cambiano colore ad un anno dalla morte
367 giorni. Sono solo 367, i giorni che ci separano dalla morte del Duca Bianco, che ci lasciava lo scorso 10 gennaio, dopo una lunga lotta contro un grave tumore al fegato.
Due giorni prima, l’8 gennaio, giorno del suo sessantanovesimo compleanno, era uscito Blackstar, un oscuro progetto che prefigurava un ambiguo regalo di compleanno. Bowie, avrebbe compiuto quest’anno, 70 anni.
A distanza di un anno dalla sua scomparsa, viene pubblicato un nuovo singolo dal titolo “No plan”: un rinnovato invito al suo compleanno?
Già Blackstar instillava molte curiosità: il risultato di un ambizioso e ricercato progetto, come solo Bowie sapeva fare, è un album denso, nero di colore e di forma, sostanziato da un soul funebre, solenne come una marcia verso la libertà dello spirito e, limpido, come un testamento spirituale.
Blackstar ci ha sorpreso con i suoi effetti grafici: grazie alle dichiarazioni del graphic designer Jonathan Barnbrook sapevamo che la stella nera della copertina, se esposta al sole, nasconde una galassia.
A seguito delle prime rivelazioni, molti fan si sono lanciati in una corsa ai particolari: sul web sono spuntati nuovi eccitanti dettagli – la stella in copertina sotto una luce UV diventa fluorescente e illuminandola con una torcia, ad una distanza minima da una parete, può proiettare delle immagini 3D.
Il narratore di Blackstar è un Bowie dalla voce rotta, dai toni malinconici, spento, seppur vivo, nella consapevolezza della morte che prefigurava vicina. Blackstar apre le porte a note e toni trachant. Il soul che egli amava tanto in giovinezza viene riversato in poche parole, in testi sintetici e oscuri.
I riferimenti culturali sono da far risalire al jazz al contemporaneo garage rap statunitense Krendik Lamar.
Oggi ascoltiamo “No plan”, diffuso già online e corredato di un videoclip. Un altro modo per consolare i suoi fan?
Sembra che Bowie voglia ancora cantare qualcosa di sé, a quel mondo con cui aveva fatto pace da tempo. Ma come facciamo a scordare i travestimenti di Ziggy e Major Tom?
Il suo glam da palcoscenico era impeccabile, così come i suoi lineamenti che permettevano di poter giocare con le luci e con i colori, senza mai perderne l’estetica. Anche in questo singolo, i testi sono crudi e nitidi e il testamento sembra raccontato da una voce dal mondo dell’oblio. Che fosse tutta una storia programmata, pronta da raccontare?
Bowie non smette di stupire e, forse, di stupirsi.
Il suo congedo si ammanta, così, a distanza di un anno, di una strana suspense che lo innalza a grande idolo di spettrale magia. Forse, David, dalle stelle ci vuole ancora tenere compagnia.
Bowie ci lascia in eredità un camaleontico repertorio, un bivalente way of thinking, (se si pensa alla celeberrima frase riguardo il matrimonio con Mary Angela Barnett: “A volte non ricordo chi sia l’uomo tra me e mia moglie”), un modo di guardare l’orizzonte e le stelle.
Written by Elisa Longo