“L’azzurro dell’amicizia” di Imma Pontecorvo: ecco una storia che può dare forza a voci soffocate dalla paura

Imma Pontecorvo (Vico Equense 1969) vive a Piana di Sorrento. Laureata in Scienze dell’Educazione, lavora presso il Ministero della Pubblica Istruzione. Appassionata d’arte, s’interessa in particolare di fotografia e di poesia, che ama scrivere, e per i suoi versi è stata più volte premiata.

L’azzurro dell’amicizia

Dopo aver pubblicato nel 2015, in self publishing, con Youcanprint, il suo primo libro, una silloge poetica dal titolo A passi di danza sui miei pensieri, nello stesso anno con Schena Editore ha esordito nella narrativa, pubblicando il romanzo In un mare di emozioni.

Uscito a settembre del 2016, pubblicato da Milena Servizi editoriali della Milena Edizioni, L’azzurro dell’amicizia di Imma Pontecorvo è un agile testo di 48 pagine, con prefazione della prof.ssa Anna Gentile, che ben s’inserisce nella linea di qualità che contraddistingue la Collana di Tascabili della casa editrice napoletana.

L’azzurro dell’amicizia è un racconto che ci fa riflettere, tremare, infuriare e commuovere. È lo strumento semplice e diretto che Imma Pontecorvo ha scelto per trattare temi come bullismo, discriminazione, violenza, xenofobia, molto spesso ripetuti in ambito scolastico, educativo e giornalistico, ma spesso non profondamente conosciuti e meditati. Per questo, forse, non ben affrontati, a tutto svantaggio di chi, ogni giorno, nel silenzio e nella disperazione, ne subisce sulla propria anima e sulla propria carne il peso.

La storia è semplice: due giovanissime come tante, che amano la musica, la danza, la scrittura; due ragazze legate da profonda amicizia e condivisione di spazi di vita, scolastica ed extrascolastica. Shaila, di origini indiane, pare perfettamente integrata nell’ambiente in cui vive. La vita di entrambe scorre tranquilla, tra routine e gesti quasi rituali, finché l’arrivo nella loro classe di due nuove compagne spezza ogni equilibrio, con continue provocazioni e aggressioni, sia fisiche che verbali, rivolte sia a Shaila, per il colore della sua pelle, che ad Alessia, sua amica del cuore.

Le vicende, narrate da Alessia, hanno un tono lieve, sono quasi raccontate a bassa voce, con un fiato flebile, com’è quello di chi vive lungamente nel terrore e non sa come uscirne, non osa parlare con nessuno, temendo conseguenze ancora più gravi o sperando, come nel caso delle due protagoniste, che le cose cambino, che tutto possa col tempo tornare alla normalità. Ma non è così. Purtroppo.

Il mondo della scuola, coi docenti in prima linea, non viene stigmatizzato, ma additato come possibile protagonista positivo nelle vicende di violenza, sopraffazione, bullismo e discriminazione. Anche i genitori sono più volte nominati: quelli di Alessia sono i primi a chiedere se tutto vada bene osservando alcuni comportamenti della figlia, ma se una colpa gli si può in qualche modo attribuire, può essere solo quella di non aver approfondito e meglio osservato nel tempo.

Imma Pontecorvo

Sono comunque personaggi attenti e positivi. Fanno da contraltare figure genitoriali assolutamente negative, in primis il padre di Gioia, spesso complici delle malefatte dei figli, sempre pronti a coprirli, giustificarli, sfuggendo il vero ruolo educativo.

Le stesse ragazze protagoniste parlano più volte tra loro delle figure adulte di riferimento, discutendo se sia il caso o meno esporre loro la situazione di grosso disagio e sofferenza che si trovano improvvisamente a vivere. Nessuna delle due trova il coraggio di parlare coi genitori. Alessia bloccata dalla paura che si porta dentro per un triste episodio avvenuto all’età di cinque anni e mai superato; Shaila, già profondamente provata, per non amplificare la vicenda e, forse, per non dare pensiero ai propri genitori.

Qualcosa, però, pian piano inizia a smuovere il blocco che attanaglia Alessia: osservare nuovi e preoccupanti segni di disagio nell’amica del cuore, forse le prime avvisaglie di un’incipiente anoressia. Mille pensieri agitano la sua mente. Gli episodi di violenza fisica divengono via via più pesanti, sino all’esplosione inaspettata e dal fondo più cupo della disperazione e nel frangente dell’estrema solitudine, emerge la volontà di reazione che solo un’amicizia davvero profonda e salvifica può generare.

Un richiamo all’attenzione, a non abbassare mail la guardia rispetto ai fenomeni aberranti affrontati da Alessia e Shaila, un racconto che genitori, docenti, educatori e, soprattutto, i nostri ragazzi dovrebbero leggere. Perché c’è sempre una speranza e una via d’uscita e questa non è mai il silenzio. Dunque buona lettura!

 

Written by Katia Debora Melis 

 

 

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