“TrumpLand” documentario di Michael Moore: l’uomo che provò a salvare una nazione
Yep, son due giorni sui maggiori social network, Facebook e Twitter, si leggono le opinioni di tante belle persone sulle neo elezioni americane.
Sullo scontro Hillary/Trump si è parlato per mesi. Ed ora il mondo esplode. Sì, esplode, ed esploderà… dobbiamo aspettare il 2017, oppure il 2025? Beh ci si può affidare al 2046, c’è sempre posto sul treno di Wong Kar-wai.
Più volte mi è stata chiesta l’opinione in merito e beh, la mia risposta è Michael Moore, spesso quest’uomo (uno dei pochi uomini rimasti al mondo che detiene intelligenza, empatia e coraggio: un vero record) è la mia risposta.
Ed il suo nuovo prodotto sociale/artistico “TrumpLand” è un’altra operetta che dovremo recitare a memoria.
Si parla di Trump, si parla di Hillary, si parla delle donne che non sono mai state protagoniste di sparatorie nelle scuole, si parla di come la donna in questi tempi moderni si sia emancipata e non sia più schiava della casa e del matrimonio, si parla dell’altissima percentuale di donne che si iscrive all’università rispetto agli uomini, si parla dell’elevato numero di donne single che vivono una vita professionale di prestigio, si parla di come Hillary sia stata demonizzata durante la reggenza del marito Clinton, di come è stata accusata di essere un’assassina (sì, perché anche di questo è stata accusata).
E l’ironia di Moore concretizza in modo sagace una possibilità per vincere la guerra contro l’ISIS, perché se un combattente viene ucciso da una donna (ovviamente considerando Hillary la pericolosa assassina) non può andare in paradiso ed aver le 72 vergini, dunque solo questo potrebbe far desistere l’ISIS dal continuare le barbarie di cui si sta rendendo protagonista come associazione libera (e non) di uomini.
Si parla di come ad Hillary sia stata tolta la parola dal Congresso quando voleva rispolverare gli Stati Uniti d’America con quelle parole tanto care quanto rare: democrazia e diritti.
Si parla del suo penultimo documentario “Where to Invade Next” del 2015 nel quale Moore girovaga in Europa alla ricerca di innovazioni e miglioramenti utili da portare in America, si parla dell’Estonia e della visita di Hillary, di circa 20 anni fa, negli ospedali con l’intento di studiare e capire le migliorie di un paese così piccolo che aveva investito sull’assistenza sanitaria.
E mi ripeto: si parla di come le è stata tolta la parola dal Congresso soprattutto per la problematica dell’assistenza sanitaria, e che in tanti anni nessun candidato abbia mai portato voce ad uno dei motivi per i quali centinaia di migliaia di americani muoiano ogni anno. Solo Obama ne ha parlato, ma in tutta la sua carriera da presidente non è riuscito ad aver il tempo per concretizzare quella voce che bandiva fortemente durante il periodo pre-elezioni.
E gli americani continueranno a morire per la non presenza di adeguate norme d’assistenza sanitaria, ma che ci vogliamo fare? È o non è lo Stato più democratico al Mondo? Forse sbagliamo noi europei, forse non ci serve poi così tanto questo privilegio.
In “TrumpLand” si parla di “Giù le mani! L’altra America sfida potenti e prepotenti”, un libro che Moore pubblicò nel 1996 nel quale, inorridito per la costante campagna denigratoria nei confronti di Hilary, scrisse un capitolo dal titolo “Il mio amore proibito per Hillary”.
Si parla di come Hillary da Hillary Rhodam sia passata ad Hillary Rhodam Clinton per giungere successivamente ad Hillary Clinton.
Si parla, si parla, si parla. Tutto questo sotto forma di one-person show davanti ad una platea di persone comuni in data 7 ottobre 2016, al Murphy Theatre di Newark in Ohio.
E mi fa sbellicare dalle risate che la maggior critica letta in questi ultimi due giorni, nei confronti di Hillary, sia: non si è presentata al discorso dopo l’elezione di Trump. Ah beh! Già, non l’ha fatto.
Davvero sconvolge?
Moore porta avanti anche un parallelismo con l’Inghilterra e la Brexit e profetizza che, verso aprile 2017, milioni di americani votanti Trump si pentano del voto, qualora egli fosse stato eletto. Già, si pentano del voto, come è accaduto con gli inglesi.
E per loro, per i pentiti, non ci sarà il paradiso. Né l’inferno.
E visto che il purgatorio è stato abolito… penso proprio che ci sarà, a breve, un grande roglio di anime.
Che il voto sia sempre libero e garantito a tutti con sistemi di elezione promozionali, simili alla vendita di uno shampoo.
Che il voto sia la possibilità di distruggere, che sia il dominio dell’odio e del razzismo.
Clap Clap America!
Bye Bye Messico!
Per gli Hikikomori “TrumpLand” è disponibile nei maggiori siti di stream con sub in italiano.
Documentari da guardare e riguardare
- Roger & Me (1989)
- The Big One (1997)
- Bowling a Columbine (Bowling for Columbine) (2002)
- Fahrenheit 9/11 (2004)
- Sicko (2006)
- Captain Mike Across America (2007) – riedito in una nuova versione nel 2008 con il titolo Slacker Uprising
- Capitalism: A Love Story (2009)
- Where to Invade Next (2015)
Written by Alessia Mocci