Intervista di Timothy Dissegna a Fabio Muccin: vi presentiamo il libro “Soldatini”

Secondo i più recenti rapporti dell’Unicef, sono oltre 250 mila i bambini e le bambine soldato impiegati nei conflitti di tutto il mondo, 120 mila dei quali solo in Africa.

Fabio Muccin

A loro, il 12 febbraio di ogni anno è dedicata la Giornata internazionale contro l’utilizzo di bambini soldato, primo segno tangibile di un impegno verso gli adolescenti del Sud del mondo.

Negli ultimi anni, sei dei Paesi più colpiti da questa piaga umanitaria hanno sottoscritto con l’Onu appositi Piani di azione: Afghanistan, Ciad, Sud Sudan, Myanmar, Somalia e Repubblica Democratica del Congo. Altri due – Sudan e Yemen – hanno manifestato la volontà di cessare il reclutamento e hanno avviato un dialogo con l’Onu.

Soldatini” (Alba Edizioni) è l’ultimo libro del friulano Fabio Muccin, nato dall’incontro tra l’autore e il protagonista.

Il mio proposito ha scritto lo stesso Muccin nella prefazioneè che questo romanzo non sia un semplice spaccato doloroso al quale affidare il compito di far inorridire, ma possa scuotere le coscienze e sollecitare l’attenzione del Nord del mondo verso una realtà che accettiamo quasi passivamente e che al giorno d’oggi non può e non deve passare inosservata.

Ringraziamo l’autore per la disponibilità che ci è stata riservata per questa intervista.

 

T.D.: Come nasce questo libro?

Fabio Muccin: Il libro nasce nove anni fa. Allora ero alle prime armi e non conoscevo quasi nulla delle problematiche che avrei preso in considerazione. Non sapevo neppure di cosa avrei trattato, anche se avevo in mente l’idea di un bambino combattente. Mi sono arenato dopo una ventina di pagine e per tutti gli anni a seguire ho vissuto quella frattura come uno stigma. Dovevo terminare il testo, mi dicevo. Poi, due anni fa qualcosa si è illuminato. Dapprima un canovaccio, che è diventato un racconto che ha riportato diversi premi letterari, quindi poco a poco è venuto il resto.

 

T.D.: Che materiale hai raccolto per informarti sul tema?

Fabio Muccin: In un primo tempo ho usato solo l’immaginazione. Solo poi ho cominciato a documentarmi. Così ho scoperto una piaga molto più profonda e diffusa di quanto pensiamo. Nel mondo sono centinaia di migliaia I bambini soldato, si parla addirittura di 300 mila. Un numero impressionante ma soprattutto inaccettabile.

 

T.D.: Nello sfruttamento dei bambini soldato quanto pesa il disinteresse dei media occidentali?

Soldatini

Fabio Muccin: Credo molto. Proprio per questo motivo sentivo di dover in qualche modo intervenire. Non sarà il mio romanzo a far sì che I bambini di Africa, Asia e Sudamerica possano salvarsi dalle devastazioni interior e fisiche che vengono loro imposte, ma potrà per lo meno pose sotto I riflettori un tema ampiamente sottovalutato e trascurato, che merita una considerazione e un’attenzione maggiore.

 

T.D.: Secondo te le missioni in Africa possono cambiare la situazione di questi bambini?

Fabio Muccin.: Certo. Missioni umanitarie e sociali. C’è bisogno di tutti, in ogni momento, sempre. Da lontano e da vicino. Se accadesse a noi, forse non desidereremmo lo stesso?

 

T.D.: Perché questo tema viene coso poco affrontato dai media?

Fabio Muccin: Bisognerebbe chiederlo ai media. Forse è talmente complesso che è poco gestibile. Io credo comunque che sia sufficiente dare un’occhiata a diverse foto che compaiono regolarmente in internet, per indignarsi. Il resto dovrebbe essere un atto dovuto, per noi stesso e per loro.

 

T.D.: Tu sei un insegnante: dopo questa esperienza, è cambiato il modo con cui ti relazioni con i tuoi studenti?

Fabio Muccin: Il mio modo di insegnare non è cambiato e non cambierà, per il semplice motivo che proprio pensando ai miei alunni ho scritto questo testo. Loro sono felici, hanno tutto ciò che desiderano e molto di più. È giusto che riflettano e incontrino i drammi della vita, non per soffrire inutilmente ma per crearsi una coscienza e comprendere che sono fortunati, mentre molti altri non conosceranno mai questo aggettivo.

 

T.D.: Il vivere in perenne stato di guerra per milioni di bambini pensa porterà a una catena infinita di violenze? O c’è una speranza di cambiamento?

Fabio Muccin

Fabio Muccin: Se non ci fosse anche solo una speranza sarebbe la fine di tutto. Ma la speranza va alimentata come un fuoco sul punto di spegnersi. E questo dobbiamo farlo tutti noi. Solo così sarà possibile spingere a un cambiamento delle coscienze.

 

T.D.: Un bambino soldato che viene liberato da peso delle armi, può tornare ad essere “bambino”?

Fabio Muccin: Non credo. Rimarrà sempre un bambino soldato, almeno dentro, anche quando le ferrite fisiche saranno guarite del tutto. Temo sia difficile dimenticare le atrocità vissute. Psicologicamente non potrà mai riprendersi completamente, anche se mi piacerebbe che ciò avvenisse, per lui e anche per noi. 

 

Written by Timothy Dissegna

 

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