“La lettera” di Kathryn Hughes: sogni e speranze in una commovente storia di amore e violenza
“Quando, a pancia piena, si sdraiarono l’uno accanto all’altra all’ombra della quercia, Billy chiuse gli occhi. Era davvero felice con Chrissie, nonostante i problemi dati da suo padre. Era una ragazza dolce e sensibile e sarebbe stata una moglie perfetta. Era carina, intelligente e di animo così gentile che trovava difficile dire una parola cattiva contro chiunque. Non c’era da stupirsi che Clark si fosse preso una cotta per lei, e che poi fosse rimasto tanto sconvolto per come si erano comportati lei e Billy.”

Declamato come il caso editoriale dell’anno è stato tradotto in ogni parte del mondo ma chi ha esperienza di libri sa che non sempre ci si può fidare di tali diciture.
Anche la copertina è piuttosto accattivante e subito rievoca le corrispondenze via lettera di una volta: questa e le parole in alto attirano indiscutibilmente il lettore il quale, fortunatamente, non rimane deluso dalla lettura di questo affascinante romanzo.
“La lettera” (Casa Editrice Nord, 2016) è il primo romanzo dell’inglese Kathryn Hughes che ha dovuto svolgere diversi lavori e attendere che i due figli crescessero per intraprendere il mestiere di scrittrice. Chissà se avrebbe mai immaginato di riscuotere immediatamente così tanto successo.
“La lettera” racconta la storia di Tina, una giovane donna sposata con un uomo che scopre ben presto essere dedito all’alcool e alle percosse contro la moglie.
Contemporaneamente Tina lavora in un negozio che vende abiti usati per beneficenza ed è proprio dentro una vecchia giacca che trova una lettera ormai ingiallita dal tempo: un certo Billy tentava di scusarsi con Chrissie per un suo comportamento non corretto e le proponeva di sposarla.
La lettera ha anche il francobollo ma nessun timbro. Come mai non è mai stata spedita e chi sono le due persone protagoniste della missiva? Risolvere il mistero sarà un diversivo per Tina che mai avrebbe immaginato che quella busta potesse cambiare la sua vita aiutandola a risolvere una vita piena di delusioni.
Abbiamo così due storie in un certo senso parallele, una che si svolge negli anni ’70 e l’altra nel 1939, anno nel quale la lettera venne scritta, nei giorni in cui l’Inghilterra entrava in guerra.

A prima vista le due non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra ma poi l’omonimia e la sofferenza delle due donne fa comprendere come le loro vicende siano molto più vicine al lettore stesso di quanto si potesse intravedere inizialmente. Se la prima è vittima di un uomo incapace di esprimersi con la violenza, l’altra lo è di una società bigotta e di un genitore insensibile e troppo impegnato a proteggere la sua reputazione.
Due donne alle prese con amori e sensi di colpa, la consapevolezza che solamente acquistando la meritata serenità ed imparando a perdonare se stessi si possa essere felici.
Una storia d’amore ambientata nel passato che si mostra però attualissima e ricca di interessanti spunti di riflessione. Una scrittura raffinata, commovente e dolcemente poetica.
La speranza non muore mai se la vita continua, questo è il messaggio centrale del bellissimo romanzo che si fa divorare per il suo essere così coinvolgente.
Written by Rebecca Mais
Stando all’esempio riportato di sopra, non mi pare che lo stile abbia qualche funzione tecnematica, e dunque non è possibile che ne venga stimolata la poesia. Ma ciò non vuol dire che non vi possano essere altri dispositivi tecnematici in grado di sommuovere operazioni di poesia. La quale poesia è anche possibile che stia lì in attesa d’essere coinvolta, magari da dispositivi extra-testuali che s’incontrino nel testo, prima o dopo il tratto qui citato. Ma così come la cosa vien proposta, non si può dire che questo.
Domenico Alvino
In effetti la citazione non pietra il tratto poetico di cui parlo nella recensione ma tento sempre di non svelare troppo al lettore che non ha ancora letto il libro. E lo stesso per quanto riguarda le citazioni. Ma sarò lieta di avere un tuo parere qualora decidessi di leggerlo.
*non mostra
Ti leggo senz’altro con piacere, ma sai bene che, prima di leggere ogni altrui commento, è importante leggere il testo in oggetto e dar corpo alle proprie personali impressioni in un giudizio meditato e argomentato come si conviene, altrimenti si finisce per influenzarsi a vicenda anche senza averne intenzione. Il confronto con l’altrui giudizio, che è sempre fertile di scoperte nuove e di impensate rettifiche, è bene – ma, direi, perfino necessario – che avvenga in seguito, a giudizio già formulato e inserito nelle strutture mentali ad esso specifiche.
Domenico Alvino
Sono d’accordo con te e ti ringrazio per le tue parole.