“Lyrics, Listening and Learning” di Serena Vainella: la musica è un ottimo strumento per lo studio delle lingue
“Bilingual people are told to be smarter: indeed “smarter” is a dangerous word and some scientists do not agree with this idea, however it has been proved that bilingual are in some way quicker and their brain tends to stay younger and have some benefits in the long time. But which is the best way to learn a foreign language?”
Alzi la mano chi ha sempre desiderato conoscere una nuova lingua straniera o anche solo migliorare la propria conoscenza della lingua inglese o di qualche altra lingua conosciuta in tutte le sue varianti linguistiche e mediante l’ausilio di uno strumento d’eccezione come la musica?
Già, la musica, strumento di studio piuttosto insolito per imparare una lingua come l’inglese, in particolar modo, essendo una delle lingue più usate e studiate in questi ambiti, sia dai cantanti di madrelingua anglo-americana, sia da quelli provenienti da altri paesi del mondo dove l’inglese molto spesso è riconosciuta come seconda lingua o lingua di studio. Un modo diverso di esprimersi, di acquisire i vari aspetti fonologici, morfologici, sintattici posseduti da questi artisti.
Diversi stili di pronuncia, di usare il lessico, di adattarsi ad un diverso ambiente di studio, di comunicazione. Questo è essenzialmente un modo che permette ai tanti studenti di lingua inglese – ma anche altre lingue – di scoprire nuovi metodi, nuove tendenze, esercitare la propria conoscenza linguistica e non, con l’ausilio della musica, non con i soliti libri.
Ma essenzialmente cosa significa imparare o conoscere una lingua – in questo caso l’inglese – usando la musica? Si può considerare un ottimo strumento? Se si, quali sono i vantaggi, ma anche gli svantaggi, di adottare la musica in questi ambiti di studio a tutti gli studenti di ogni ordine e grado? Può essere utile per la preparazione al mondo del lavoro, all’ottenimento delle varie certificazioni? Ma soprattutto quali sono le canzoni adatte a questo scopo, in base al livello di ogni studente?
Queste e altre domande sorgono spontanee durante le fasi di lettura del saggio di Serena Vainella “Lyrics, Listening and Learning – Learn English through music”, editto dalla casa editrice Kimerik che l’ha pubblicato in questi primi mesi del 2016. Un saggio scritto completamente in lingua inglese, dove la giovane scrittrice siciliana mette a fuoco le sue esperienze come studentessa di lingue e la sua passione per la musica, in tre capitoli divisi in 76 pagine. Saggio che potrebbe essere considerato una tesi di laurea, ma che potrebbe anche essere stato scritto dopo la laurea della scrittrice, seguendo la sua, come detta, passione per le lingue e la musica.
Durante i secoli è stata enfatizzata l’importanza della musica quotidiana nell’insegnamento di una lingua straniera. Questo è facile da notare grazie alla presenza di ripetizioni e rime nelle ballate medievali. Associare le parole alla musica le rende più piacevoli da memorizzare, perciò semplifica l’immagazzinamento del vocabolario. Le canzoni, la lingua e il processo di apprendimento sono i concetti chiave di questa tesi. Così si legge nell’Abstract del libro, scritto in lingua italiana, al contrario degli altri capitoli che sono stati scritti in lingua inglese.
Nel primo capitolo, la nostra autrice spiega le sue idee per affrontare lo studio della lingua usufruendo della musica, spiegando cosa è possibile fare per preparare gli studenti di lingua mediante questo approccio, chi sono stati i primi precursori di questo metodo, come si possono strutturare gli esami, e così via. Ma è nel secondo capitolo che cerca di spiegare alcune canzoni da lei analizzate, come le ha raggruppate, le difficoltà riscontrate, Canzoni come “A whole new world”, brano presente nella colonna sonora del cartone animato disneyano di Aladino, cantata da Whitney Houston e Elton John, “Tale as old as time” altra canzone facente parte della colonna sonora de La Bella e la Bestia, cantata da Celine Dion, che presentano nei loro testi varie ripetizioni e altre figure di parola, che possono essere caratterizzate da un linguaggio semplice, comprensibile anche a chi non ha un livello molto elevato di lingua inglese. Altre canzoni sono “China in your hand” e “Wuthering Heights”, adatte a chi ha un livello avanzato di lingua. Anche in questo caso si tratta di brani presenti nella colonna sonora di due film ispirati a due opere letterarie di fama internazionale, – “Frankenstein” di Mary Shelley, il primo, e “Cime Tempestose” di Emily Bronte, il secondo – che si caratterizzano per la presenza di molti significati particolari e di altre caratteristiche che ne rendono il testo abbastanza difficoltoso.
Infine, nel terzo e ultimo capitolo viene dato risalto ai progetti di studio realizzati da personalità come Dj Clive, ideatore del programma “Speak Easy”, considerato come “un programma educativo e divertente che insegna l’inglese attraverso le canzoni; è un modo informale di insegnare. Il suo metodo – riferito a Dj Clive – si basa sull’estrarre alcuni parte di un testo, motivando gli studenti ad ascoltare più volte lo stesso brano, con calma, in modo da permettere agli studenti di riflettere, riportare quanto ascoltato e ricordare.” Proprio uno dei motivi principali per cui si dovrebbe consentire di studiare le lingue mediante questo metodo.
Un altro sito utile per affrontare questo approccio di studio si può trovare in “Tune into English” di Fergal Kavanagh, contenente diversi tipi di esercizi, scaricabili, pure, di diversi livello, su cui esercitarsi, confrontarsi con altri studenti. Sicuramente, ci saranno professori e studenti che staranno già adottando questo metodo da anni, ma ce ne saranno altri che considerano tale approccio una perdita di tempo, un metodo obsoleto, e non lo ritengono necessario, preferendo studiare e fare studiare le lingue attraverso l’ausilio dei cari vecchi libri. O forse ce ne sono altri che cercano nuovi metodi per l’insegnamento delle lingue e vorrebbero provare con la musica, dopo aver avuto diverse esperienze negative con il vecchio metodo.
“Music is also very good from another point of view because language consists of grammatical lexis and not lexicalized grammar, though much language consists of multi-word chunks and chunking is central element for Karan. A central element of language teaching is raising students’ awareness of, and developing their ability to chunk language successfully. It is just the co-textual rather than situational elements of the specific context, which are of primary importance for language teaching.”
Personalmente, amando molto le lingue e la musica, trovo che studiare le lingue ascoltando musica sia un metodo particolarmente buono, capace di aiutarti a capire i diversi modi di pronunciare un determinato vocabolo da vari artisti. È un metodo che ho sempre utilizzato, anche io, per esercitarmi con la pronuncia, anche se spesso ascoltavo musicisti americani e irlandesi, artisti che usavano e usano un inglese molto ricco di slang, come quello degli artisti rap – hip-hop. E reso difficoltoso anche dall’impossibilità di trovare i testi di varie canzoni, non essendo ancora disponibile Internet, almeno nei primi anni di quel 1990. E le canzoni dovevi chiederle agli altri fans del tuo gruppo preferito di quelli anni, con cui corrispondevi.
Il potere della musica e della condivisione, ma soprattutto dell’amore per le lingue.
Consiglio vivamente la lettura di questo saggio, da parte di studenti e insegnanti, ma anche da parte dei genitori di studenti, da chi è interessato a trovare nuovi stimoli, nuovi metodi di studio per le lingue straniere.
Written by Daniela Schirru
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