“Il tempo caldo delle mosche” di Vincenzo Restivo: l’eterna lotta tra il bene e il male
“Mi ero convinto che quando ti capita di aprire la porta delle mosche, queste confondono ogni cosa e a quel punto è difficile distinguere le cose giuste da quelle sbagliate. Io mi sentivo in bilico, completamente immerso in quella smania di trasgressione tipica dell’adolescenza, quando credi un po’ di avere il mondo ai tuoi piedi solo per aver fatto sesso per la prima volta.”
Il giovane Martin conduce una apparente tranquilla vita tra le campagne e i campi di mais insieme ai genitori e a Caleb, un ragazzo che lavora con il padre e con il quale Martin fa amicizia trascorrendoci parte del tempo libero.
La loro è una piccola comunità regolata dalla religione evangelica, della quale la madre è una delle seguaci più convinte, e dai suoi rigidi ed anacronistici principi. E come in ogni società ci sono anche dei temuti tabù: il più eclatante è rappresentato dalla signorina Eva Besson, insegnante di francese con l’abitudine di girare per casa seminuda che viene però seguita costantemente da uno stormo di corvi, simbolo di un presagio che le persone preferiscono ignorare ma che si rivelerà ben presto con tutta la sua potenza.
Quello che inizialmente potrebbe sembrare un libro per ragazzi si rivela essere ben altro. “Il tempo caldo delle mosche” (Watson edizioni, 2015) è il quarto romanzo di Vincenzo Restivo (dopo il primo “The farm”, Gruppo Edicom 1998 e “L’abitudine del coleottero”, 2013, “Quando le cavallette vennero in città”, 2015, entrambi pubblicati dalla Watson edizioni), il più crudo e forte di tutti.
Mai come in questo romanzo sono rintracciabili riferimenti, voluti esplicitamente dall’autore, ad alcuni grandi classici della letteratura considerati fondamentali per il genere del Bildungsroman, il romanzo di formazione che ha come tema centrale la maturazione e il cammino verso l’età adulta di giovani uomini e donne.
Vi ritroviamo qui “Il signore delle mosche” di Golding, “Il giardino di cemento” di Ian McEwan, “Demian” di Hermann Hesse, solo per citarne alcuni. La simbologia è accentuata, tra mosche (Belzebù è il principe dei demoni e signore delle mosche), con Eva, prima donna della Bibbia, ed il piccolo villaggio rievocante atmosfere alla The village, film horror del 2004 di Shyamalan. E soprattutto è un po’ come ritrovarsi per tutto il tempo della lettura nell’inquietante e splendido dipinto “Campo di grano con volo di corvi” di Van Gogh.
“Il tempo caldo delle mosche” racchiude diverse tematiche, dalla violenza su donne e bambini, alla pedofilia, dall’omosessualità alle pericolose deviazioni delle sette religiose. Centrale è poi il caldo afoso che fa ristagnare ogni cosa, compresi i sentimenti che diventano sempre meno nitidi, confusi, quasi appiccicosi e fastidiosi.
L’amore avvolge tutto in ogni sua forma rendendolo un romanzo non semplice ma non per questo meno scorrevole. Una lettura piacevole, dalle mille riflessioni con il solito stile molto riconoscibile, ma sempre in evoluzione, dello scrittore Vincenzo Restivo.
Written by Rebecca Mais
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