Giovanni Fattori in mostra a Palazzo Zabarella dal 24 ottobre 2015 al 28 marzo 2016, Padova

Dopo Corcos, star incontrastata della stagione espositiva 2014-2015, torna a Padova un altro grande ritrattista livornese. Parliamo di Giovanni Fattori, che sarà in mostra a Palazzo Zabarella dal 24 ottobre 2015 al 28 marzo 2016.

Giovanni Fattori - Padova - Palazzo Zabarella

L’artista, nato a Livorno nel 1825 e morto a Firenze nel 1908, nonché considerato uno fra i più grandi pittori della seconda metà dell’Ottocento, è in realtà molto versatile. E l’esposizione padovana mette proprio in evidenza questa sua ampia produzione figurativa, che varia dal paesaggio al ritratto e dalla pittura di storia risorgimentale a scene di vita popolare.

Dopo la grande monografica del 1987, realizzata al Palazzo Pitti di Firenze, la mostra di Padova presenta un’immagine ancora più completa dell’artista livornese, grazie a nuovi studi e ad importanti opere che nel frattempo sono emerse.

“Gio.Fattori”, come spesso l’artista ama firmarsi, pone all’attenzione del grande pubblico opere che, a sua detta, se hanno suscitato un minimo d’interesse lo hanno fatto perché non ricordano né imitano nessuno.

L’esposizione – curata dai maggiori esperti in materia, come Francesca Dini, Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca – presenta oltre cento dipinti di Fattori, a cominciare da quell’“Autoritratto”  realizzato nel 1854 in cui egli presenta tutta la spavalderia dell’essere giovani, fino a giungere agli ultimi capolavori di inizio Novecento.

Giovanni Fattori - autoritratto 1854

Le opere provengono dai più importanti musei italiani e da numerose collezioni private.

La potenza della pittura di Giovanni Fattori ha saputo trasformarsi, seguendo le visioni avvenute durante mezzo secolo di storia, decisivo per lo sviluppo dell’arte moderna.

I quadri della produzione si alternano. Alcuni, come le leggendarie tavolette che seguono la rivoluzione dei Macchiaioli, sono di misura ridotta; altri sono molto grandi e riflettono la dimensione epica che ha caratterizzato i mutamenti storici e sociali di un’Italia in trasformazione.

In particolare, “Il muro bianco” – manifesto della mostra – e “Lo staffato” vanno oltre l’intenzione della denuncia. Fattori si fa interprete della delusione della nazione stessa, uscita dal Risorgimento senza averne saputo realizzare le premesse: quegli ideali di giustizia in cui le giovani generazioni avevano creduto e che invece sono andati dispersi.

Di Castiglioncello, il luogo prediletto dai Macchiaioli, egli ha saputo rappresentare come pochi la limpidezza della luce. La sua ultima meta – l’artista ha vissuto prevalentemente a Firenze – è stata la Marenna Toscana, una terra selvaggia che egli ha saputo rappresentare a meraviglia, e di cui colpiscono le raffigurazioni di cavalli in libertà.

Lo stile di Giovanni Fattori cambia continuamente, a seconda che egli esegua i ritratti di famiglia, oppure evochi tematiche militari, vicende legate al nostro Risorgimento. Dalla splendida pittura a macchie colorate delle tavolette giovanili, alle visioni più drammatiche caratterizzate da una nuova impostazione della prospettiva nella maturità; fino a giungere alla deformazione delle ultime opere, talmente “moderne” da anticipare le avanguardie del Novecento.

Giovanni Fattori - Il muro bianco

Colpiscono di questa retrospettiva gli occhi dei ritratti: organi di senso luminosi, che luccicano di vita. Una natura che sembra incarnare l’elemento base, dove essere umano ed animale vengono posti sullo stesso piano. Ma soprattutto, nelle scene di battaglia, così come in quelle di vita agreste, vi è sempre un istante che sembra congelarsi per riempirsi di vissuto.

Personalmente, in queste opere ho avvertito un’eco della pittura di Cézanne – nella natura e nella rappresentazione degli animali – e soprattutto di Goya – nelle scene di battaglia. Unica differenza: qui manca il movimento, come se tutto fosse frutto di una grande attesa. E in questa “staticità espositiva”, l’occhio spazia e si rilassa, divenendo protagonista di un’esperienza davvero suggestiva.

 

Written by Cristina Biolcati

 

 

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