“Kurrem. La rosa dell’harem” di Salvatore Barrocu: la storia della concubina divenuta Sultana
La storia ci racconta di molte donne che hanno giocato un ruolo importante, se non fondamentale, nella vita di uomini potenti e famosi. Donne che hanno lasciato il segno, il segno della loro esistenza, della loro forza e che inevitabilmente hanno cambiato la storia.
Una di queste donne è stata sicuramente la Sultana Hurrem, una schiava di origini ucraine di cui Solimano, uno dei sultani più potenti e temuti di tutti i tempi, finì per invaghirsi pazzamente. Colei che riuscì ad esercitare sul sultano ottomano una tale influenza da cambiare non solo la propria vita ma anche il corso della storia.
Una donna forte, attiva a tutti gli effetti nell’esercizio del potere e che ha operato dall’oriente all’occidente come imperatrice, sultana di uno dei più grandi imperi di tutti i tempi, quello Turco, Ottomano.
“Kurrem. La rosa dell’harem” è un romanzo di Salvatore Barrocu che racconta la storia di questa donna singolare, che con il suo fascino e la sua intelligenza, da schiava riesce a riscattarsi diventando la donna più potente dell’ Impero. Questo romanzo oltre che scritto molto bene, si attiene perfettamente alla vera storia.
Kurrem, la sultana è conosciuta in occidente con il nome di Rosselana per i suoi capelli rossi. Nata come Alexandra Anastasia, era la figlia di un prete ortodosso ucraino. La futura Rosselana fu rapita dai tartari e dopo un lungo viaggio portata a Istanbul, l’antica Costantinopoli, per poi essere venduta come schiava. Dal mercato delle schiave viene nuovamente venduta all’harem del palazzo del Sultano Selim I, che muore qualche anno dopo.
Gli succede nel 1520 Solimano, che poi sarebbe diventato noto in Europa con il magnifico, colui che portò l’Impero ottomano ai massimi fulgori. Appena arrivato al trono riuscì subito a conquistare sia Belgrado, che era la chiave per arrivare all’Europa, sia Rodi. La sua sarebbe stata una normale storia di conquistatori ottomani.
Ma aldilà di questo aspetto di Solimano, che resta comunque comune a tutti i grandi monarchi, la sua vicenda diventa davvero singolare per la sua vita privata e soprattutto per il suo grande e incondizionato amore verso Hurrem, la rossa.
Nell’harem del palazzo reale vivono all’incirca 200 concubine tutte di proprietà del Sultano. Sono donne che sembrano avere un’unica aspirazione, quella di raggiungere il letto del sultano per avere la possibilità di fare colpo e diventare la sua preferita o ancora meglio dargli un figlio. Ma, effettivamente, ben poche riuscivano a giacere con il sultano e a divenire kadin ossia la sua preferita.
Hurrem invece ci riesce fin da subito. All’harem la giovane schiava ucraina riesce subito a farsi notare sia grazie ai suoi bei capelli rossi, che sono una rarità, che grazie alla sua risata per cui viene soprannominata Hurrem, la Ridente o Colei che Ride Sempre. Poco dopo, dà alla luce un figlio maschio e da quel momento in poi diventa la seconda preferita. La prima si chiamava Gulbahar, la rosa di primavera ed era la madre del primogenito di Solimano, Mustafà colui che sarebbe stato destinato a succedere al padre. Kurrem, estremamente ambiziosa ed assetata di potere com’era, dedica tutte le sue forze per sbarazzarsi della preferita e del figlio Mustafà, oltre che dei loro alleati, affinché fosse uno dei suoi figli a divenire il futuro Sultano.
Solimano completamente accecato dall’amore per la rossa, per allontanare la rosa di primavera dal palazzo imperiale, nomina Mustafà governatore di Manissa, dove in base al protocollo la madre lo avrebbe certamente seguito. Man mano che il legame con Solimano diveniva più stretto, il sultano amava sempre più la sua compagna fino ad infattuarsene completamente. Si dice per esempio che per avere consigli ricorresse più a lei che ai suoi Visir.
Alla morte della Valide Sultana Hafza, la madre del Sultano, Kurrem si ritrovò ad essere di fatto l’incontrastata regina dell’Harem. Successivamente grazie alla sua Illimitata influenza sul grande monarca riesce sorprendentemente a convincerlo a sposarla. Una cosa rara ed insolita, che fece scandalo ai tempi, perché in questo modo, Solimano, per la sua amata aveva sfidato le tradizioni e i protocolli ottomani dell’epoca, che vietavano ai sultani di sposarsi ufficialmente.
Roxelana è stata così, in grado di ottenere ciò che nessuna concubina prima di lei aveva mai ottenuto. Gli intrighi della ormai più potente donna dell’impero non risparmiarono neppure il Gran Visir Ibrahim Pashà, grande amico di Solimano nonché suo cognato. Kurrem mal tollerava l’influenza crescente di Ibrahim sul sovrano, ed in particolare il suo appoggio per la successione al trono di Sehzade Mustafà, primogenito di Solimano.
Dopo essere stato nominato Gran Visir, continuò a ricevere molti regali dal sultano, ed il suo potere nell’Impero ottomano fu assoluto. Vittima anche lui degli intrighi e della dissolutezza dell’amata moglie di Solimano, nel 1536 venne assassinato dagli eunuchi per ordine del sultano, tredici anni dopo essere stato nominato Gran Visir. Poiché Solimano aveva giurato a Ibrahim di non metterlo mai a morte per tutta la durata del suo regno egli invoca una FATWA, una specie di sentenza in materia di diritto giuridico islamico, che gli permetteva di giurare di nuovo. Solimano poi si pentì amaramente dell’esecuzione del suo caro amico, ed il suo carattere cambiò radicalmente, al punto di divenire completamente distaccato dalle attività di governo. I suoi rammarichi sono riflessi nei suoi poemi nei quali, anche dopo venti anni, tratta continuamente i temi dell’amicizia, dell’amore e della fiducia tra amici, spesso alludendo ai tratti del volto ed al carattere di Ibrahim.
Molto tempo dopo, il 6 ottobre 1553, anche Mustafà viene poi strangolato a morte sempre per ordine del padre, a seguito di una serie di complotti messi in atto da Roxelana per favorire l’ascesa al trono di suo figlio Selim II. Nonostante tutti questi sforzi, forse per ironia del destino, Hurrem non visse abbastanza per vedere uno dei propri figli sultano e tutta quella lotta con Gulbahar per chi sarebbe diventata valide sultane non fu vinta da nessuna delle due.
Morì nel 1558 tra le braccia del suo amato sultano. Solimano, ormai l’ombra del magnifico sovrano che era stato, morì più tardi nel 1566. Così Kurrem è stata quel tipo di donna che non solo cambiò drasticamente il corso della storia ma riuscì, in effetti più nel male che nel bene, a riscattarsi a tutti gli effetti in un periodo di maschilismo generale nel quale per la donna era davvero difficile condurre una vita così dignitosa.
Era una donna che interveniva attivamente agli affari politici dell’impero, seguiva le riunioni del Divan (consiglio dei ministri ottomani) e teneva corrispondenze con l’Europa. Era la consigliera più fidata di Solimano. Molto probabilmente senza le cospirazioni di Kurrem, la storia sarebbe cambiata decisamente in meglio.
La morte ingiusta di un principe tanto nobile quanto amato come lo era Mustafà, diede spazio al figlio vizioso e debole di Hurrem, Selim colui che poi sarebbe diventato noto con Selim II o meglio Selim l’ubriacone.
Selim II al trono, si dimostrò totalmente incapace a governare con efficienza un impero tanto forte quanto vasto come quello ottomano. È appunto con Selim II che si ebbe la caduta dell’impero. Combatté poco, bevve molto e infranse tutti i Kanun ovvero le leggi del padre, Solimano il magnifico. Se fosse salito al trono Mustafà, forse le cose avrebbero preso una piega decisamente diversa e l’impero ottomano sarebbe potuto arrivare ai massimi fulgori.
Oggi sappiamo che, Solimano e Hurrem, si sono dichiarati il loro amore l’uno verso l’altro tramite poesie e messive, anche quando il sultano partiva per campagne militari.
Solimano le scriveva “alla mia preziosa amica, la mia esitenza, la mia sultana, colei che conserva sempre i miei segreti, il mio primo e unico amore. La più bella tra le belle, la mia primavera, il mio amore pieno di gioia. Il mio giorno, il mio cuore, la mia sultana ridente. Oh tu che sei il mio prato, il mio fiore più bello e profumato. L’unica che non mi fa pesare nulla, l’unica che non mi angoscia, la mia Istanbul, la mia Anadolia, la mia Bagdad, la mia Damasoco, la mia terra” Hurrem rispondeva “mio signore e mio sultano da più di un mese ormai, non ricevo più notizie dal mio amato sultano. Non conosco più il significato del riposo senza poter contemplare il tuo volto tutti i giorni. Passo le mie notti e le mie giornate a piangere disperatamente la tua assenza. Il mondo ai miei occhi non vale più nulla senza il mio sultano. Ho perso ogni speranza mentre sei lontano da me. Sto aspettando di rivedere il tuo dolce volto impazientemente”
Written by Amani Sadat
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