“Michelle Obama. First Lady della Speranza” di Elizabeth Lightfoot: il ritratto di una donna anticonformista

Michelle Obama. First Lady della Speranza”; questo è il titolo del documentato e preciso saggio di Elizabeth Lightfoot (Nutrimenti, 2009) sulla donna più importante d’America e tra le più potenti del mondo.

Michelle  è una donna colta e fiera, una di quelle personalità forgiate dalla vita e dagli studi che non possono lasciare indifferenti. L’Huffington Post la definisce una first lady anticonformista e non convenzionale. In effetti la signora Obama non è mai stata una semplice, elegante presenza accanto al marito.

Il suo ruolo istituzionale, invece, è ben progettato, a tutto tondo: dalle battaglie per un’alimentazione più sana (tema molto sentito negli Stati Uniti), alla ferma volontà di dimostrare che la moglie di un Presidente può benissimo conciliare il ruolo ufficiale con quello privato di madre e moglie.

Il saggio di Elizabeth Lightfoot ripercorre tutta la sua carriera accademica e il percorso lavorativo, dalla nascita a Chicago nel 1964 fino alla formazione nelle prestigiose Princeton University e Harvard Law School senza, ovviamente, lasciare da parte l’incontro con Barack, il matrimonio e la vita alla Casa Bianca.

Un’esistenza fuori dal comune, quella di Michelle, fatta di obblighi e imposizioni dettate dalle imponenti misure di sicurezza che il suo ruolo prevede.

Questo, però, non la tiene al riparo dalle critiche; ho accennato prima alla sua campagna contro l’obesità, uno dei progetti più importanti della First Lady. Pochi giorni fa il medico Keith Ablow, del Medical A-Team, l’ha definita troppo grassa per condurre una battaglia in favore del cibo salutare, dunque incoerente con le sue stesse parole.

Inutile dire che il protagonista di questa vicenda ha scatenato un mare di polemiche (benché non tutti negli Stati Uniti, soprattutto tra gli adolescenti, amino sentirsi dire cosa devono o non devono mangiare. Perfino alcuni genitori sono contrari a questo tipo di iniziative che appaiono, secondo loro, come delle imposizioni).

Michelle, dal canto suo, non presta grande attenzione a questo tipo di opinioni; la sua è un’eleganza tutta particolare, che non conosce ostentazione e, nello stesso tempo, non teme di mostrare con sobrietà una evidente bellezza.

Il saggio della Lightfoot evidenzia proprio questo carattere vitale, energico, prorompente ma mai esagerato.

Non solo: Michelle Obama non ha timore di sostenere che le donne siano più intelligenti degli uomini, come accaduto durante il recente summit Usa-Africa, evento sponsorizzato dal Dipartimento di Stato americano, dall’Istituto George W. Bush e dall’ufficio della stessa Obama.

Davanti a una platea composta anche dalle mogli dei leader africani e dall’ex First Lady Laura Bush l’attuale signora della Casa Bianca ha spronato uomini e donne al cambiamento e a non perdere tempo, impegnandosi fin da subito nella costruzione del futuro.

Del resto questo è il pensiero di Michelle (condiviso totalmente da chi vi scrive): si può raggiungere qualunque obiettivo se si lavora con costanza e tanta forza di volontà, avendo cura di portare avanti le proprie idee senza, però, distruggere quelle degli altri.

Lasciamo fuori per un momento simpatie e antipatie, ma anche l’elemento politico. Per pochi istanti non ci preoccupiamo dei ruoli istituzionali, delle ambizioni personali o delle strategie diplomatiche e riflettiamo su queste parole; lavoro, volontà, impegno.

Sono le basi del “sogno americano” incarnato da persone come Michelle e Barack Obama, ma anche del “sogno e basta”, come lo chiamo io, di  tantissimi uomini e donne (non solo americani, dunque) che non si scoraggiano e, nonostante tutto, ricominciano ogni giorno, vanno avanti, accettano le sfide e non si lasciano sopraffare dai cambiamenti o dagli errori che, anzi, sono uno stimolo a continuare.

Forse il celebre sogno americano si è affievolito negli ultimi anni, ma continua a esistere. E il nostro, vive ancora? La speranza di cambiamento di cui parla Michelle è con noi, nonostante le difficoltà?

La biografia della first lady mette in rilievo proprio questo; la grinta di chi non si ferma perché ogni ostacolo lo rende più forte e più scaltro. Il personaggio può destare simpatie o antipatie, ma la determinazione di cui è capace è un fatto.

Voi che ne pensate di Michelle Obama? E dell’impegno per cambiare il futuro?

 

Written by Francesca Rossi

 

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