“Ragazze forty”, album di Grazia Negro – recensione di Emanuele Bertola

C’è una sorta di fisicità nella musica tutta, un forte impatto che trasforma un suono, una voce o una canzone in vibrazioni palpabili, tanto che l’ascolto può diventare un qualcosa di apparentemente visivo o addirittura tattile, e spesso è proprio questa capacità evocativa del suono a rivelare la giusta chiave di lettura per un’opera.

Succede così per ogni genere di musica, che si tratti di cantautorato di stampo emozionale, di dance da festa in spiaggia o di sporco rock da pogo; ovviamente ogni genere, con le sue peculiarità, evoca immagini diverse, ed è forse sulla base di queste che più si concretizza la collocazione di una canzone o di un intero album in un dato genere, al di là di strumenti utilizzati, regole stilistiche o vestiti di scena. In questo senso “Ragazze forty” si posizionerebbe nella categoria della “Musica leggera”, non la musica leggera intesa come pop radiofonico senza contenuti troppo impegnativi, come le canoniche categorizzazioni insegnano (e ascoltandolo ce ne si accorge fin da subito), bensì una musica che fisicamente si posa soffice sulla pelle, come una camicia di seta, leggera ma avvolgente, elegante, fresca e raffinata, ma resistente.

Resistente proprio come la sua autrice, Grazia Negro, salentina DOC, 40 anni tondi tondi ed una carriera artistica di almeno 15, attrice, cantante, autrice, trombettista e musa ispiratrice di Carlo Lucarelli per una serie di romanzi che la vedono protagonista nei panni di ispettore di polizia, inizia a suonare da autodidatta a metà degli anni ’90, poi viene ammessa al conservatorio, dopo un anno lo lascia e si lancia in quella che diventa la sua vera formazione musicale, incline al jazz ed alle sue mille sfaccettature, e fatta di corsi mirati, sodalizi con diverse formazioni, dagli Amarcord al Quartetto Zappalà, dagli Uccellacci a Il Combo Farango, esperienze musico-teatrali, riconoscimenti e partecipazioni ad album di artisti emergenti (non ultimo “Un meraviglioso declino“, esordio discografico di Colapesce del gennaio di quest’anno), fino all’incontro con Roy Paci, con il quale collabora nel 2002 per il progetto Banda Ionica, diretto dallo stesso Roy, nel 2003 per l’album “Tuttapposto”, e poi ancora dal 2006 al 2010 in varie vesti, dai cori alla produzione, negli album “Parola d’onore”, “SuoNo Global”, “BESTiario siciliano” e “Latinista”.

Una carriera decisamente invidiabile, difficile da riassumere in poche parole e qualche numero, perché non si tratta soltanto dei dischi o delle collaborazioni, l’aspetto più importante è la tenacia, quella di chi arriva, nonostante tutte queste esperienze musicali alle spalle, a pubblicare il proprio album di esordio a 40 anni, “forty”, come le “Ragazze forty” che ispirano lo spirito ed il titolo dell’album.

Ragazze “Forty”, dicevamo, ma anche “forti”, quanto basta per non mollare mai, per rimettersi in gioco e andare avanti nonostante la fatica e i mille imprevisti di una vita, e soprattutto per tirare fuori un po’ di ottimismo e prenderla come viene anche quando non tutto va per il verso giusto, alla faccia del “sesso debole”.

È proprio così che Grazia introduce l’ascoltatore nella sua musica, con la voglia di lasciarsi i crucci alle spalle e con l’animo forte di chi non perde mai la speranza che le cose vadano meglio, aspetto che traspare già dalla opening-track, “I craj”, easy jazz coinvolgente sul quale la cantante appoggia un gioco di parole significativo tra l’inglese e il dialetto pugliese (“craj”, che suona come l’inglese “cry”, “piangere”, in dialetto significa “domani”), perché “Dopotutto domani è un altro giorno, senza te in qualche modo poi farò, ma francamente io già lo so, e col vento andrà via anche una lacrima…“.

Quel che segue sono 45 minuti di una musica splendida che prende quel che c’è di buono nei generi più affini a Grazia e tutto rimescola in un morbido calderone dal quale prendono vita i 12 brani dell’album, in cui le sonorità si bilanciano alla perfezione, anche quelle che idealmente si posizionano più lontane dall’aura lounge ed easy jazz che pervade l’intero disco (ne è un esempio già “I craj” con un intermezzo scratchato, ma soprattutto “Sola è la terra”, brano realizzato in featuring con Primo Brownhip hopper di vecchia data e fondatore dei Cor Veleno – in cui alla base tipicamente rap si accostano in modo quasi inaspettato la voce e la cadenza jazzy della cantante leccese); in “Ragazze forty” si alternano il jazz – in tutte le sue declinazioni -, la musica chillout, il pop e il rap, ma anche la musica popolare e tracce di sound orientaleggianti, l’inglese, l’italiano, il portoghese e il dialetto pugliese, la pizzica e la capoeira, la fisarmonica, i fiati ed il sax, persino il rock e le sue chitarre elettriche nella pungente “Vento d’Europa”, e poi tanto, tanto altro ancora.

È in questa ambientazione dalle mille sfaccettature che Grazia esprime al meglio la sua creatività, dispensa sapientemente poesia ed energia, regalando spensieratezza e romanticismo in piccole dosi immerse in una raffinata ambientazione retrò che non stona mai, anzi, regala quel tocco personale che riesce a mettere in secondo piano persino l’innegabile influenza musicale e compositiva di Roy Paci.

Una grande, grandissima prova quella di Grazia Negro, che in questo album di debutto fortemente voluto mette tutta sè stessa, la sua passione, la sua tenacia e la sua carriera. “Ragazze forty” è la sintesi di 15 anni di vita artistica, un condensato di influenze ed esperienze, di arte, che anno dopo anno la cantante leccese ha proverbialmente imparato e messo da parte, ma soprattutto è un’elegante miscela di generi, suoni e strumenti che avvolge ed affascina riuscendo a non perdere mai la bussola, dipinge eterei paesaggi nella mente, incanta con soave romanticismo e traccia speranzosi sentieri lungo i quali muoversi per affrontare gli ostacoli della vita di tutti i giorni, con il piglio di chi guarda al domani con coraggio e determinazione, ma non sfocia mai nell’ottimismo cosmico, non racconta di mondi di fantasia, ma resta fortemente ancorato a terra, anche se volge lo sguardo alle stelle…

 

Written by Emanuele Bertola

 

 

Tracklist

1. I craj

2. L’astronave

3. Mi viene un brivido

4. Sola cammino

5. Pizzicapoeira

6. Il sogno di volare

7. Se tornasse caso mai (If he walked into my life)

8. Sola è la terra

9. Rimesto enigmatico

10. Senza tempo

11. Vento d’Europa

12. Caschi indifferenti

 

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