“The shadows of the soul”, mostra personale di Luigi Guarino, dal 29 giugno al 29 luglio, Napoli
Come raccontare la complessità delle emozioni e le contraddizioni di un Oggi tanto compromesso? Luigi Guarino lo fa con una “Personale” sintesi tra segno grafico e scultura, tra lucida rinuncia all’eccesso dell’informale, e allucinazioni di ceramica, verso la materializzazione di “UFO” avvistati da Terra, ombre o tracce di nuove possibilità dell’esistenza.
Le sue sculture antropomorfe, attraversate dai binari della metropoli, hanno la dignità di reperti: pietrificazione di nature organiche estinte per sempre. I sorrisi sardonici diventano geometriche fessure partorienti, immagini satellitari del nostro subconscio. Rappresentazioni allegoriche o nuove maschere da indossare per sopravvivere alla contemporaneità?
Nessuna denuncia esplicita, ma il coraggio di una resistenza stoica. Nessun argine nel quadro, né ostacoli apparenti all’ottica di primo piano delle Sue tele. Sono OMBRE dell’ANIMA. Soggetti unici e bifronti. Teste senza corpo, volti femminili e maschili restano nudi nella testimonianza di un vissuto. I paradigmi prediletti di Guarino aprono Stargate tra due mondi: la bocca racchiude e trattiene, gli occhi trasparenti fessurano emozioni e ricordi, spalancandosi e chiudendosi in una sequenza voluta di veglia e sogno. L’uno davanti all’altra o assolute protagoniste, le Sue ombre si tingono dei colori pallidi dell’alba di un RISVEGLIO.
Nell’assenza di punti di riferimento, l’anima trova da sé una via di fuga allo smarrimento, aggirando i posti di blocco dell’autocontrollo. Una produzione artistica di tele pensanti e sculture intagliate nel burro. Le maschere acquistano autonomia, trasudano lacrime, si purificano, mentre il vuoto tra soggetti diventa meta-luogo di coscienza collettiva, discarica di “residui” impastati di colore. E tutto nella Sua opera, di materia e di segno, reinterpreta l’arte nera, dai cromatismi di un’Africa ancestrale – polveri impalpabili, l’ocra della savana, labbra carnose – alle forme argillose di un “primitivismo mai superato”, tra evocazione e desiderio.
Con solchi di crostosa terra, la pittura di Luigi Guarino drammatizza l’eleganza dei lineamenti. L’artista è un contemporaneo che non insegue a tutti i costi la realtà, ma una dimensione grafico-concettuale che restituisca totalità al particolare e una memoria al presente. Emancipandosi dalla ricerca espressiva della mimica, opta per un figurativo più astratto che va nella direzione del segno. È l’emozione visiva il filo conduttore di questa esposizione.
Artista pulito, coraggioso, emozionale, Guarino punta tutto su “internità” e solitudini, sulla fotografia di un mondo intimo pieno di eloquenti silenzi, ma non manca di stupire con citazioni e raffinate soluzioni Gestaltiche: proiezioni di memoria, consapevoli allucinazioni, lucide rappresentazioni dell’inconciliabilità contemporanea delle esistenze.
La purezza di questa cifra stilistica è leggibile anche attraverso il linguaggio cinematografico delle inquadrature, uno story-board nel quale identificarci o dal quale prendere le distanze. Guarino mette in scena smarrimento, incontri, abbandoni, convivenze solidali, quando non disincanto, indifferenza, paure…una vasta gamma di possibilità dell’anima. I trittici triplicano e amplificano l’angolatura, il suo punto di vista. Un comune denominatore: l’aura che circonda i soggetti. L’effetto più originale è quello di un purgatorio pittorico nel quale l’artista non giudica, né assolve. Osserva a sua volta, in cerca di redenzione.
Bidimensione esterno/interno. Nell’epoca del 3D, Luigi Guarino aggiunge profondità alla pellicola, con la scelta di sfondi acrilici per soggetti a olio, quasi a rimarcare la dualità dello spazio, attraversato da una rete liquida di liberazione delle energie. Peculiarità tecnica di quasi tutte le sue tele, compromesso surreale tra realtà e finzione. Perciò i suoi dipinti dell’anima diventano rappresentazioni di “ombre” …l’anima è invisibile, ma Guarino la dipinge con la veste acquosa delle lacrime. Una lirica, si direbbe, quasi religiosa nei flussi ascensionali del pianto, come nelle propensioni orizzontali tra un soggetto e l’altro, in una vicinanza compassionevole tra ombre.
Shadows dance among us. The shadows are us. Non accendiamo la Luce!
Written by Anna Maria Cecchini
Indirizzo:
Palazzo Venezia –Napoli
Opening – venerdi 29 giugno ore 19.00 dal 29 giugno al 29 luglio
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