“Il verme conquistatore” poesia di Edgar Allan Poe: gli ultimi anni desolati
Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “Il verme conquistatore” di Edgar Allan Poe ed una breve biografica dello scrittore e poeta americano.
“Il verme conquistatore”
Guardate! È una serata di gala
In questi ultimi anni desolati!
Uno stuolo d’angeli alati!
Tra i veli e sommersi dal pianto,
A teatro siede a vedere
Un dramma di speranze e timori,
L’orchestra emette a tratti in sordina
La musica delle sfere.
Parodiando Iddio nel cielo, i mimi,
Sottovoce borbottano, sussurrano
E si gettano qua e là. Marionette
Soltanto che vengono e vanno
Al cenno di cose immense informi
E spostano gli scenari avanti e indietro
Scuotendo dalle loro ali di Condor
L’invisibile Affanno!
Un dramma così variegato, non temete,
Non sarà scordato!
Col suo Fantasma per sempre inseguito
Da una folla che mai non l’afferra,
In un cerchio che sempre ritorna
Nello stesso identico punto,
E molta Pazzia, e ancor più Peccato,
E Orrore animano la trama.
Ma guardate, tra la ridda dei mimi,
S’insinua una forma strisciante!
Una cosa rossosangue si snoda
Sbucando dalla scena deserta!
Si snoda! Si annoda! Tra spasmi mortali
Suo cibo diventano i mimi,
Singhiozzano i serafini ai denti del mostro
Di sangue rappreso imbevuti.
Spente, spente le luci, tutte spente!
E sopra ogni forma fremente,
Funebre sudario il sipario
Vien giù con fragor di tempesta,
E gli angeli pallidi esangui,
Levandosi, svelandosi, dicono
Che quella è la tragedia “L’Uomo”,
E il Verme Conquistatore, l’eroe.
Edgar Allan Poe nacque a Boston il 19 gennaio 1809 e morì a Baltimora il 7 ottobre 1849. Fu poeta, critico, giornalista, saggista ed editore. È uno degli scrittori più influenti del suolo americano arrivato in Europa grazie alle traduzioni del poeta francese Charles Baudelaire e da allora è stato considerato come l’iniziatore della letteratura dell’orrore, del giallo psicologico e del racconto poliziesco. Edgar Allan Poe ha scritto anche mirabili poesie come ad esempio “Per Annie” anticipando il simbolismo e quell’aria da maledetto che poi sarà celebre dopo la metà dell’800 in Francia ed in Inghilterra.
Ha vissuto la maggior parte della sua vita con problemi finanziari, ha abusato di alcol e di droghe, da alienato è stato incompreso dall’America dell’epoca. Si comprende facilmente il fascino che ha esercitato su Baudelaire. La vita di Poe è circondata da lutti inusuali, tutto muore accanto a lui, ed è anche questo suo vivere la morte che lo portò a scrivere sulla morte, vera compagna di vita.
Ed anche la sua morte è avvolta dal mistero, infatti scomparve letteralmente per qualche giorno a Baltimora e fu ritrovato in uno stato allucinatorio con deliri, tremori. Si pensò ad intossicazione da alcol oppure astinenza dallo stesso. I resoconti in ospedale indicano una probabile rabbia.
Nel 1996 il cardiologo R. Michael Benitez scrive: «Non si può dire con certezza che la rabbia fu causa della sua morte dal momento che non fu effettuata un’autopsia, tuttavia questa è l’ipotesi da considerare più veritiera in quanto deliri, tremori, allucinazioni e stati confusionali, sintomi tipici della rabbia, non possono essere spiegati con l’abuso di alcol poiché Poe smise di assumere queste sostanze sei mesi prima del ricovero in ospedale».
Il “soggiorno” di Poe in ospedale durò solo quattro giorni, dopo il risveglio dal coma ebbe qualche ora di calma e lucidità per poi ripiombare nel delirio. Benitez scrive: «è insolito per pazienti che soffrono di astinenza da alcol ammalarsi gravemente, rimettersi per poco tempo e poi peggiorare e morire» e l’astinenza dagli oppiacei non produce tutti quei sintomi, con lucidità alternata a stati di incoscienza. Il medico di Poe scrisse anche che Poe rifiutò l’alcol che gli fu offerto (per curare l’astinenza presunta) e bevve solo acqua, ma con gran difficoltà; questo pare essere un sintomo dell’idrofobia rabbica (causata dal fatto che la deglutizione di liquidi provoca un laringospasmo molto doloroso, che poi si estende, a causa dell’ipersalivazione e dell’effetto psicologico, al solo suggerimento di bere); in concomitanza con altri sintomi, è un classico e inequivocabile segno di rabbia. Benitez conclude che Poe venne, forse, morso da un animale portatore, ad esempio uno dei suoi gatti, un cane o un pipistrello, e contrasse la malattia senza quasi accorgersene.»
“Mi hanno chiamato pazzo; ma nessuno ancora ha potuto stabilire se la pazzia sia o non sia la più elevata forma d’intelligenza, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non derivi da una malattia del pensiero, da umori esaltati della mente a spese dell’intelletto generale.” – dal racconto “Eleonora”
– Altre opere di Edgar Allan Poe presenti in Oubliette:
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