Intervista di Giuseppe Giulio al pittore Jongo Park. Dalla Korea l’icona dell’arte asiatica.

Potrei fingere una passione che non provo, ma non posso fingerne una che brucia come il fuoco“.

Da molto tempo che lo scrittore e poeta Oscar Wilde, apre le danze di molti artisti che hanno descritto e interpretato la propria arte tra le pagine di Oubliette, molti di questi sono sognatori, viandanti e artisti che solleticano la vita e la sua ebbrezza.

Ora la grande arte mondiale ha nuovi sfondi, sbocchi dove potersi confrontare con aspetti, emozioni, e legami nuovi, lontani dal nostro mondo e dalla nostra vita.

L’Asia come continente, il più vasto, ha sempre dimostrato nei secoli grandi doti artistiche e culturistiche, molte delle quali oggi sono patrimonio dell’umanità.

Piccoli, grandi muraglie, e palazzi che hanno  reso la cultura e il costume asiatico, un mondo incantato e surreale pronto ad accogliere ogni viaggiatore e sognatore.

Ci sono oggi delle personalità che stanno rendendo l’arte asiatica un nuovo strumento comunicativo in grado di trasmettere semplicità e vivacità.

Tra questi molti giovani che creano la propria arte con amore e vita, sentimenti che spesso vengono ancora soppressi dalle politiche sociali attuali.

Jongo Park è uno di loro,un normale ragazzo che vive con la sua famiglia in Corea.

Segnato dalle difficili condizioni sociali che regnano nel suo paese, ma che costruisce giorno dopo giorno con qualità una forma di arte, erede del grande Leonardo Da Vinci. La sua arte è composta da : dolore; sorrisi; tradizioni; sogno e dolore e soprattutto donne. Generi femminili diversi rappresentati da tante emozioni umane, tutte legate dallo stesso pennello quello di Jongo Park.

La sua biografia è la sua arte, i suoi passi sono raccontati attraverso l’ arte, che non è solo colore o tema , ma è la sua identità, il suo essere  parla e vive nella sua arte astratta e contemporanea, lontana dagli antichi schemi del suo paese.

In esclusiva, direttamente dalla Korea : Jongo Park

G.G : Ciao Jongo. Grazie di aver accettato il nostro invito

J. P : Grazie a voi.

 

G.G : Perché ami dipingere?

J.P :  Amo dipingere da molto tempo. Da quando ero piccolo ho sempre osservato con ammirazione i grandi maestri europei e non, sono stato sempre affascinato dalla loro arte, e dal loro modo con cui esprimevano la loro magia. È questo ciò che amo dell’arte ed è per questo che adoro dipingere, per la sua magia. Tutto qui….ma soprattutto perché mi piacerebbe lasciare un qualcosa di me, e di ciò che sono al mondo.

 

G.G : La tua arte è tutta centrata sull’amore; i sogni; dolori ed infine tradizioni. Nei tuoi quadri c’è sempre una figura femminile. Perché?

J.P : Sono sentimenti tipici del XXI  secolo, del nostro mondo. Emozioni che sono parte di me, e so che non cambieranno il mondo che mi circonda. Sono cresciuto con mia madre, la quale ancora oggi mi trasmette grande affetto e gratitudine. È una Donna fantastica, ed è lei una delle tante donne dei miei quadri. Ma non solo, la donna nella mia arte rappresenta una mia personale forma di rispetto. Le donne nel mio paese sono spesso vittime di soprusi e quindi costrette a fuggire. Io non amo questo e non voglio distruggerle ed è per questo che sono single e non penso affatto al matrimonio. è una mia fede personale.

 

G.G :  Cosa significa per te la parola “ Amore “ ?

J.P :  L’umanità è tanto povera, spezzata e allo stesso tempo persa, ma ancora oggi è piacevole, e soprattutto bello  vedere i bambini che giocano, assaporare il sorriso di una donna ed infine è affascinate l’amore che proviamo quando vediamo un uomo oppure un animale che soffre. Questa è la mia idea di amore. Il mio amore è la speranza ; il mio amore è l’augurio; il mio amore è che il mondo possa vivere in preghiera , per trasformare la nostra amata terra in paradiso. Oggi giorno il nostro pianeta sta attraversando un momento davvero difficile; guerre e soprattutto un crollo finanziario senza precedenti

 

G.G : Come rappresenteresti tutto questo nella tua arte?

J.P :  Io credo  molto nella  “ fuga “ artistica, è un modo per scappare dalle cattive situazioni. Quello che sta accadendo nel mondo mi spaventa tantissimo e rappresentarlo nella mia arte, è la sfida più grande. Ogni giorno provo a disegnare quello che sta succedendo ma è difficile, perché non riesco a capire a fondo molte cose come  per esempio : i vecchi valori persi, come il rispetto; la famiglia e quanto altro. Forse l’unico disegno che può rappresentare quello che sta accadendo nel mondo è una lunga battaglia.

 

L’esperienza di Jongo ci insegna alla vita. Un arte che non ci obbliga a riscriverla ma di interpretarla nuovamente, con uno spirito gentile e sano. Oscar Wilde scrive “ La società spesso perdona il criminale, non perdona mai il sognatore “, un aforisma che va seguito alla lettera da molte nazioni che oggi soffocano l’arte e la cultura, la quale la ritengono uno strumento inutile e irrilevante, ma non è affatto cosi. Jongo Park racconta di questo, di un arte che supera ogni ostacolo politico, religioso e sociale. Un arte semplicemente universale ed infinita.

 

 

Jongo Park is an amazing artist.

4 pensieri su “Intervista di Giuseppe Giulio al pittore Jongo Park. Dalla Korea l’icona dell’arte asiatica.

  1. Complimenti ,Jongo un grande artista e non solo,anche un amico in arte e in MailArt che stimo.Scoperto attraverso la MailArt da molti anni e parte di mostre ed in permanenza nel mio Archivio “nabilaFluxus “.le sue opere perlano con passione dell’arte e dell’umanità . Virgy

  2. Jongo ama dipingendo e disegnando – so di una persona, che ha frequentato un collegio religioso, che fu descritta dal suo Maestro come “uomo che non aveva bisogno di andare a “messa”, perché pregava disegnando. Le verità più grandi e più pure le troveremo sempre nelle condizioni più umili e semplici – anche se di una semplicità non da decodificare in modo errato: la decodificazione giusta della semplicità è “conoscenza del dolore“ e della tristezza. Nessun uomo ha saputo far ridere più di buon gusto di colui che ha visto morire sua madre al limite estremo del desiderio che Ella aveva di amarlo (e sto citando l’esperienza di Charlie Chaplin). Se non sai far piangere, non sai far ridere – i più grandi artisti hanno grande duttilità di trasporto dimensionale fra “gioia“ e “dolore“ dramma e brillantezza (pensiamo soltanto a Mariangela Melato, per nominare una persona che si è consumata per amore, a Teatro – sapendo fornire al cinema, cammei che sovente sono sfuggiti anche ai più attenti osservatori; l’abbraccio che Giannini le dà nel film della Wertmuller sulla spiaggia di quel famosissimo film, avvinghiandosi ad essa come in una sorta di primitiva pietà primordiale della condizione umana, stringendola per coprirla dal freddo e così riscaldare il proprio cuore, è uno degli abbracci migliori della storia del cinema italiano) e miglior espressione della condizione umana. Il retaggio dell’amore per l’arte occidentale di Jongo è evidente ma pure lo sforzo che deve sopportare per dare una lettura al suo tempo presente, che poi è il nostro… certo: forse non riuscirebbe più a disegnare e dipingere o forse invece potrebbe cominciare a farlo girando il mondo – perché Jongo ha preso una decisione, ma su quella molti gli direbbero che dovrebbe far felice, invece, una ragazza – sposandosela :) – ciononostante io comprenda il potere catartico dell’espressione artistica e la dualità che si attiene alla verità che ci appartiene…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

OUBLIETTE MAGAZINE
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.