“In viaggio con Hermann Hesse” di Roberto Caramelli: l’inizio è la fine?
Nel 1818 Caspar David Friedrich realizza Il viandante sul mare di nebbia, rappresentazione di uno dei temi più cari alla poetica romantica; l’idea del viaggio alla ricerca di qualcosa che non si troverà mai. Una parola tedesca esprime il concetto; wanderlust è il desiderio di viaggiare. Esiste la “sindrome di wanderlust”; Hermann Hesse ne soffre.

Negli articoli politici, il futuro Premio Nobel si firma Emil Sinclair; lo pseudonimo è ispirato a Isaac von Sinclair, amico di Friedrich Hölderlin. Per il poeta, lo scorrere dei fiumi è imparentato al viaggio; entrambi sono la vera essenza della vita. Hesse nasce nel 1877 a Calw, ai margini della Foresta Nera; muore nel 1962 a Montagnola, in Canton Ticino. Antinazista, pacifista, ambientalista ante litteram; la pianificazione gli va stretta, l’imprevisto lo esalta. Fin da ragazzo, sviluppa un’unica vera Fede; è un credo fondato sull’amore per la natura, per la vita nomade, per il viaggio senza meta.
Roberto Caramelli ripercorre le tappe del suo infinito andare; In viaggio con Hermann Hesse (Elliot Edizioni, 2025, pp. 163) è una singolare guida letteraria, corredata dalle illustrazioni dell’autore. La intentio è rigorosa; una dichiarazione di fedeltà al modo di viaggiare di Hesse. Il tour parte dalla Germania, passa per la Svizzera, scende in Italia; si conclude in Oriente.
Le origini di Hesse ci portano a Calw, piccolo centro del Baden-Wüttemberg; contava 4.500 residenti, oggi 24.000. Alla fine dell’Ottocento, fuori dall’abitato sorgevano concerie, imprese tessili e del legname; la vocazione della città non era industriale, anche se Hesse racconta di averne vissuto la trasformazione. Una pagina di Demian offre una testimonianza; alcuni angoli urbani lambiti dal fiume erano inquinati.
In un articolo, lo scrittore lamenta la scomparsa della fluitazione; tale pratica consisteva nel trasporto dei tronchi lungo fiumi e canali. Hesse saliva sui fusti legati a mo’ di zattera; rimanendo in equilibrio, seguiva la corrente. Il legname sarebbe arrivato fino ai Paesi Bassi; questo gioco risvegliava nel giovane Hermann un desiderio di viaggio. La cittadina ha ispirato decine di racconti, fino agli anni Cinquanta.
A Calw è stato dedicato un lungometraggio, Die Heimkehr; diretto nel 2012 dal regista tedesco Jo Baier, è liberamente ispirato alla figura di Hesse. Per ragioni politiche, nel corso degli anni lo scrittore dirada le visite; anche nel vagabondaggio, avrà nel cuore la terra di origine. In viaggio con Hermann Hesse ci porta a Maulbronn; la piccola città vanta un grandioso monastero cistercense, dichiarato Patrimonio Unesco nel 1993.
Nel settembre del 1891, Hermann vi è ammesso come allievo; il nonno Gundert aveva studiato nella stessa scuola. Nonostante l’iniziale entusiasmo, il ragazzo resiste poco al rigore del seminario teologico; nel maggio dell’anno successivo fugge per un giorno. Il padre lo porta nella cittadina termale di Bad Boll; lo affida alle cure del reverendo Blumhardt, specialista nell’aiutare i giovani con difficoltà educative. Anche questo tentativo fallisce. A Stetten, Hermann viene internato in una casa di cura per ritardati ed epilettici; secondo il direttore, la sua vera malattia sarebbe solo la passione per la letteratura. In quei giorni drammatici, Hermann arriva a minacciare il suicidio; proprio tale circostanza rafforza la volontà di vivere, per diventare poeta. Narciso e Boccadoro è ambientato in epoca rinascimentale; il monastero è chiamato convento di Mariabronn. Fondato nel 1147, il complesso cistercense di Maulbronn è uno dei siti storico-culturali più visitati del Baden-Wüttemberg; è anche uno dei meglio conservati, prima testimonianza dello stile gotico in area tedesca. La prossima tappa di In viaggio con Hermann Hesse è Tübingen; antica città universitaria, ebbe tra gli studenti Friedrich Hegel.
Dal 1895 al 1899, Hesse fa pratica come libraio presso la libreria Heckenhauer; ancora esistente, essa ospita un piccolo museo dedicato al Premio Nobel. A Tübingen Hermann frequenta con assiduità le osterie; si accompagna con i colleghi di seminario di Maulbronn, una specie di confraternita chiamata Petit Cénacle. Lo scrittore abita in Herrenberger Straße 28; se la stanza è fredda e triste, lo spettacolo di cui gode è magnifico. Può ammirare lo Schloss Hohentübingen; castello dell’XI secolo, dal Rinascimento è residenza signorile dei duchi Württemberg. A Tübingen è ambientato Nel padiglione del giardino di Pressel, del 1913; il racconto descrive un Hölderlin ormai anziano e malato.
In viaggio con Hermann Hesse si sposta a Gaienhofen; il villaggio è affacciato sul Lago di Costanza, al confine con la Svizzera. Esso presenta una peculiarità; ospita l’unica dimora di proprietà dello scrittore. Il 2 agosto 1904 Hermann sposa Maria Bernoulli, fotografa e musicista elvetica; è lei a mettersi alla ricerca di una casa in campagna. La trova a Gaienhofen; disadorna ma ampia, è lontana dalla ferrovia. Mancano il gas e la corrente elettrica; la coppia anelava a una vita campestre “semplice, sincera e naturale”.
Gli Hesse prendono in affitto parte della fattoria, tutta da ristrutturare; dopo tre anni di permanenza, decidono di traslocare. Condizioni favorevoli consentono di costruire una casa nuova; Hesse è diventato uno scrittore professionista. Guadagna con le vendite di Peter Camenzind; collabora con la rivista «Süddeutschland». I coniugi desiderano un posto “più libero ed elevato, con una più ampia vista”; lo trovano a Erlenloh, una collina a ovest di Gaienhofen. Comprato il suolo, affidano il progetto e la supervisione dei lavori all’amico Hans Hindermann; rimangono in quell’abitazione per tre anni. Il giardino assume un peso importante nella gestione domestica; Hesse coltiva di persona alberi da frutto, erbe aromatiche e fiori.

Non è felice; insofferente verso la vita programmata, già dal 1906 prende ad assentarsi per brevi periodi. Nel 1912 gli Hesse trovano un acquirente; venduta la villa, si trasferiscono nei dintorni di Berna. In viaggio con Hermann Hesse ricostruisce il rapporto dello scrittore con la Svizzera; fin dall’infanzia, essa entra in modo cruciale nella sua vita. La prima città elvetica conosciuta da Hesse è Basilea; la famiglia vi si trasferisce nel 1881. Oltre a formare i predicatori, il padre Johannes dirige la rivista della Società Evangelica Missionaria; il cosmopolitismo si sviluppa nel giovane Hermann attraverso tale esperienza.
Il legame con Basilea non è solo emotivo; quello culturale è altrettanto forte. Nella città di Nietzsche, Burckhardt e Böcklin, Hesse muove i primi passi come scrittore; nel 1900 pubblica alcune poesie e un romanzo. A Basilea vede la luce anche Peter Camenzind, dapprima pubblicato in puntate; stampato in volume nel 1904, riscuote un notevole successo. Hesse può permettersi di lasciare il lavoro di commesso in libreria; si dedica esclusivamente alla letteratura. Trasloca nella parte urbana più antica; presto l’insoddisfazione lo spinge altrove. Intraprende un pellegrinaggio di città in città; nel 1923 prevale la nostalgia per Basilea. Nel dicembre di quell’anno è ormai cittadino svizzero; insieme alla seconda moglie Ruth Wenger, si stabilisce nello storico Hotel Krafft. Prende in affitto da solo una piccola mansarda, nel quartiere di St. Johann; lavora nella biblioteca universitaria, scrive la prima parte di Il lupo della steppa. Negli anni vissuti a Basilea, si occupa di posta e spedizioni in due librerie.
In viaggio con Hermann Hesse torna al 1905, a Gaienhofen; la nascita del primogenito non placa l’inquietudine dello scrittore. Nella primavera del 1907 Hesse si unisce a un gruppo di giovani, i Fratelli del Sole; si dirigono ad Ascona, per raggiungere la comunità del Monte Verità. Quei giovani sono hippies ante litteram; con la loro scelta di vita, rispondono ai presagi funesti della società industrializzata. Nelle quattro settimane di permanenza, Hesse dorme in una capanna; per disintossicarsi dal vino e dal tabacco, si nutre solo di acqua e bacche. Nella comunità uomini e donne hanno tutti uguali diritti e doveri; per i fondatori, l’altura è una sorta di montagna sacra.
Nel 1904 i Monteveritani costruiscono la Casa Anatta, in legno e pietra; simbolo dei loro principi, è residenza e luogo di rappresentanza. L’edificio è progettato secondo criteri esoterici; in seguito sono state realizzate altre piccole abitazioni, dove hanno soggiornato artisti, intellettuali e anarchici. Nel 1926 un aristocratico banchiere tedesco ha acquistato l’area; in epoca più recente, la proprietà è passata al Canton Ticino.
In viaggio con Hermann Hesse ci conduce in Alta Engadina; nel 1907 lo scrittore visita per la prima volta il Cantone dei Grigioni, dove pratica lo sci invernale e il trekking. Nomi illustri della Cultura soggiornano a Sils Maria; Friedrich Nietzsche vi trascorre le estati tra il 1881 e il 1888. A differenza del filosofo, Hesse frequenta il lussuoso Hotel Waldhaus; progettato dall’architteto svizzero Karl Koller, conserva arredi di inizio Novecento. Sankt Moritz è il centro abitato più celebre dell’Alta Engadina; in origine era un modesto villaggio rurale, conosciuto solo per le acque termali.
La fortuna turistica è legata a Johannes Badrutt, fondatore del Kulm Hotel; oggi Sankt Moritz è “capitale delle Alpi a 5 stelle”. In viaggio con Hermann Hesse prosegue a Berna; dal 1912 al 1919, la famiglia abita in una casa ai margini orientali della città. Lontana dal centro, è priva di luce elettrica; i coniugi l’hanno scelta perché immersa nel verde. Negli anni bernesi, Hesse finisce e pubblica il romanzo Rosshalde; nel 1919 conclude il lavoro di assistenza ai prigionieri di guerra. Lasciata la casa, cerca di un posto per lavorare nel Canton Ticino; il matrimonio è naufragato.
Dal 1923 al 1952, Hesse frequenta Baden con regolarità; famosa come località termale, ai suoi tempi è anche la terra delle rape. Già i Romani ne sfruttavano le acque, che sgorgano dal sottosuolo a 48 gradi; avevano chiamato il sito Aquae Helveticae. Lo scrittore vi si reca per curare la sciatica e i reumatismi; è lui stesso a raccontare la giornata tipo. Di buon mattino si immerge nell’acqua sulfurea; frequenta il cinema, si annoia nella sala da concerti. Dopo un periodo di assoluta solitudine, lascia il Canton Ticino; passa l’inverno tra il 1925 e 1926 a Zurigo, dove affitta una stanza in un appartamento. Prende a trascorrervi i mesi freddi; torna a Montagnola in estate.
Nella città elvetica rivede Ninon Dolbain; storica d’arte e archeologa ucraina, nel 1931 diventa la terza moglie. Hesse frequenta con assiduità l’amico Hugo Ball; questi è tra i fondatori del Dadaismo, movimento nato il 5 febbraio 1916 nel Cabaret Voltaire. Secondo il biografo Alois Prinz, i mesi di solitudine hanno ammorbidito l’atteggiamento di Hesse; da sempre contrario alla vita sociale, a Zurigo è avido di mondanità. Accetta gli inviti a serate danzanti; inaugurato nel 1911, il Grand Café Bar Odeon è il ritrovo di intellettuali rifugiati.
Il Canton Ticino è il luogo dove Hesse ha vissuto più a lungo; rifugio ideale perché incrocio tra Nord e Sud, allietato dal clima mite. Lo scrittore si trasferisce a Montagnola nel maggio 1919, dopo la separazione da Maria; vi resta fino alla morte, nel 1962. L’ultima abitazione è la Casa Rossa; costruita su un terreno ricevuto in dono nel 1930, soddisfa in pieno bisogni e desideri. Per scelta, non ne è proprietario; ne usufruisce in comodato d’uso.
In viaggio con Hermann Hesse arriva in Italia; tra il 1901 e il 1917 lo scrittore compie sette viaggi, tutti nel Centro-Nord. Non usa le detestate guide di viaggio; porta con sé i saggi di Burckhardt, oltre a volumi sulla pittura e sulle città.
Nel Belpaese, Hesse cerca la vita autentica; la trova nelle osterie, nei vicoli, nei treni di terza classe. Dedica un gran numero di pagine a Firenze; Venezia lo incanta più di ogni altra località italiana. Ne apprezza il cibo; ne avverte la decadenza.
L’ultima tappa di In viaggio con Hermann Hesse è l’Oriente; narrato nel volume Dall’India, il tour dura dal 4 settembre all’11 dicembre del 1911. Lo scrittore verifica un’intuizione; l’Europa non è mai stata al centro della cultura mondiale. Quei pochi mesi sono deludenti; l’Oriente di Hesse è più ideale che reale. Le difficoltà nei trasporti complicano il viaggio; i tempi di navigazione sono interminabili.

Non mancano seri problemi di igiene; per non parlare dei malesseri legati al cibo. L’imbarco avviene a Genova; giunto a Sumatra, Hesse visita il villaggio di Pelaiang, di cui ha un buon ricordo. Nel sud dell’isola, Palembang è un maleodorante ricettacolo di zanzare; nonostante i fastidi, lo scrittore vive con emozione quell’avventura.
Nel pomeriggio del 25 ottobre raggiunge Singapore; in poco meno di due settimane, si dedica allo shopping, alla cultura, al vagabondaggio per le strade cinesi. Nonostante il titolo del libro-diario, in India non arriverà mai; in compenso, approda nello Sri Lanka.
In Camera con vista di E.M. Forster, Miss Lavish redarguisce Lucy; nel visitare la chiesa di Santa Croce a Firenze, la giovane vorrebbe consultare il Baedeker. Hesse sarebbe d’accordo con la donna; nemico mortale del libretto rosso, non le manda a dire. “Faccio a pezzi il Baedeker”; è la sua dichiarazione di guerra, nel Diario di viaggio del 1901.
Il Premio Nobel ci insegna come viaggiare; non basta vedere. Ciò significa fermarsi alla superficie; bisogna sentire in profondità il luogo. Perché lo si possa vivere, occorre instaurare una comunione spirituale; Hesse ci suggerisce di fare amicizia con il genius loci. È bene partire con muniti di conoscenze; a suo dire, leggere romanzi e saggi artistici prepara “ad arrivare ad occhi aperti in un paese straniero”. Taccuino, acquarelli, un libro nello zaino; è spartano, il kit del viaggiatore Hermann Hesse.
“Per lui, continuo cercatore, il viaggio, più che uno spostamento, era un modo di vivere, la ricerca di una patria e al tempo stesso il rifiuto di essa, un essere sempre dappertutto e in nessun luogo.”
Hermann Hesse come Paul Gauguin; anche il pittore accusava la sindrome di wanderlust. A Tahiti anelava alla Provenza; in Provenza si struggeva per Tahiti. Un bisogno di fuga genera il desiderio del ritorno; la circolarità dell’uroboro. Inizio e fine; fine e inizio.
Written by Tiziana Topa

